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Dalla raccolta COMETE PER LA CODA di Valeria Serofilli
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L’ABETE DI GHIACCIO
Con le minute zampe, soffici ma efficienti, raccolse mela e palo e cominciò a plasmare un pupazzo di neve dalle lunghe braccia.
Una, due, tre… ma sì, la forma era proprio quella di un albero di Natale. Nell’opera coinvolse tutti gli inquilini del giardino. Trascinò nell’impresa anche la mimosa che, agile e slanciata com’era, fece da montacarichi, facilitando il trasporto dei numerosi pezzi di ghiaccio.
Il piccolo abete della sala ebbe così il suo gemello nel giardino. Un identico fratello di neve che tuttavia non brillava di luce propria ma di quella riflessa dagli innumerevoli lumini e addobbi della casa e che per questo non era certo meno luminoso.
– <<Anche se non ha il fuoco vivo delle mie candele e delle mie luci, ha saputo farsi comunque specchio del Natale>> – pensò il piccolo albero concludendo che, inoltre, sarebbe senz’altro durato più di lui.
L’abete della sala poté finalmente chiudere gli occhi e fare abbassare la guardia ai suoi innumerevoli aghi, godendosi gli addobbi sulle sue fronde senza il pensiero che la carta stagnola intorno alle infinite piccole candele prendesse fuoco.
Ora la casa padronale, se fosse continuato a nevicare così, avrebbe avuto comunque il suo albero di Natale.
I grandi celesti occhi della Mimma, dapprima stupiti, erano finalmente soddisfatti.
Si sa, gli occhi di un gatto sanno vedere oltre, specie se di gatta, e questa storia è per chi, come me, oltre a capirne lo sguardo ne sa intendere anche il linguaggio, in quanto è la Mimma ad avermela raccontata.
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IL PUPAZZO DI NEVE E LA MELA ROSSA
Si trovò nuovamente nel giardino dove un girotondo cantilenato faceva da colonna sonora al nascere di un pupazzo di neve, plasmato dai bambini intorno ad un palo:
Pezzo di ghiaccio
trova il coraggio
d’andar laddove
torna anche maggio!
Pezzo di ghiaccio
in eroico atto
sotto ad una stufa
raggomitolati a gatto!
<<Povero caro>> – riflettè la Mimma- <<hai bottoni per occhi, un rastrello per denti, una carota per naso, ma a nessuno è venuto in mente di farti un cuore. Pensare che basterebbe così poco, che se una ciliegia e una fragola sono troppo piccole, una mela rossa sarebbe proprio adatta all’occasione. Quando tutti saranno andati via ci penserò io: un pupazzo non è fatto di solo ghiaccio!>>-.
Sfruttando tutta l’agilità e l’intraprendenza felina, la Mimma scelse dalla cassetta della frutta che la padrona aveva disposto sulla credenza, la mela più rossa…
Una volta sola, posizionò la mela rossa all’altezza del petto del pupazzo, donandogli un cuore.
Ma non contenta, volle fare di più. Il cuore è un organo vivo, pulsante, e soprattutto caldo; per imitarne il calore la Mimma accese una pasticca di combustibile che posizionò sopra un piccolo fornello di metallo.
Per un attimo l’uomo di neve brillò tutto, come l’abete il giorno di Natale. Ma vita breve di farfalla, diventato un enorme otto trasparente, iniziò a sciogliersi un poco ad ogni “battito”, finché il suo bel manto candido andò scivolando completamente a terra.
Il mattino seguente, nel giardino padronale, vicino al solco lasciato dall’abete, i bambini trovarono anche un palo di legno, una mela rossa e la Mimma , con i suoi grandi, celesti occhi stupiti.
Ma non era una mattina qualunque: si trattava della mattina di Natale e la Mimma non si poteva certo dare per vinta.
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IL PICCOLO ALBERO
L’aria incanutita dalla neve quella mattina si smaltò di rosso per il grande fiocco al portone d’ingresso. Anche le verande della casa erano adornate da rami d’agrifoglio e da piccole pigne raccolte in montagna la scorsa primavera.
Ma alla ricchezza degli addobbi faceva riscontro la nudità del giardino spogliato dell’abete.
Tutti nel giardino padronale avevano subito avvertito la mancanza del piccolo albero: dalla mimosa, che era solita protendersi verso il pasciuto vicino per smorzare le punture del freddo, alla Mimma, piccola gatta bianca dai curiosi occhi celesti che agli aghi dell’abete si strusciava e scavava spesso piccole buche nella terra fra le sue radici.
– Che fine aveva fatto? – si chiedeva la Mimma interpretando il pensiero comune. Spinta da curiosità felina la minuta gatta si lasciò scivolare nella casa, forzando l’apertura dell’uscio socchiuso.
All’interno l’avvolse quell’aria di festa già annunciata dalle luci alle vetrate: un giro a tondo di bambini e di cuscini, lo sfrigolio di ciambelle nelle teglie, un dilagante profumo di cannella che ben si sposava a quello pungente dei chiodi di garofano infilzati negli agrumi, e… – No! Non può essere lui! – pensò la Mimma.
Vestito a festa il piccolo abete troneggiava nel mezzo della sala, tintinnando per i campanelli e per gl’infiniti ornamenti appesi ai suoi rami;
a balzare agli occhi era invece la dismisura tra la cima, barattata in un enorme puntale dorato, il grande e decorato fusto e la base, minuscola al confronto e inadatta a sorreggere tanta abbondanza: sembrava un’imperatrice cinese dai piedi spezzati.
– Che fine hanno fatto le tue lunghe radici? – gli chiese stupita e sconvolta la Mimma.
– Recise in moncherino – sentenziò solennemente l’abete tra l’orgoglio e il dolore.
– Quando l’uomo sarà andato alla funzione di Natale, ti aiuterò io a fuggire! – lo rassicurò la Mimma.
Ma l’abete non aveva alcuna intenzione di lasciare la calda sala, i limoges riversi sulle pareti, quegli arredi caldi e preziosi e soprattutto il suo vestito di festa. Infinite volte dal giardino aveva desiderato essere avvolto dalla calda luce che filtrava dalla vetrata dell’abitazione, ed essere accarezzato dalle mani affusolate della padrona di casa. E pregando la piccola gatta di non disturbarlo le disse – Lascia che il bruco di sempre diventi per un giorno farfalla: e farfalla di Natale!
La Mimma pensò che ognuno è artefice del proprio destino e senza aggiungere altro, scivolò fuori della casa con la stessa lievità con cui vi era entrata.
L’ha ribloggato su Lo stupore infinito per la naturopatiae ha commentato:
Alla domanda chi e che cosa siamo noi un vecchio saggio rispose così:- Siamo la somma di tutto quello che è successo prima di noi, di tutto quello che è accaduto davanti ai nostri occhi,di tutto quello che ci è stato fatto. Siamo ogni persona, ogni cosa, la cui esistenza ci abbia influenzato, o che la nostra esistenza abbia influenzato, siamo tutto ciò che accade dopo che non esistiamo più e ciò che non sarebbe accaduto se non fossimo mai esistiti.-