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È finalmente disponibile in libreria il testo “Le società matriarcali” di Heide Göttner-Abendroth. Esce con il solito ritardo delle traduzioni italiane, vent’anni dalla pubblicazione del primo volume in tedesco, ma grazie all’impegno dell’autrice quasi contemporaneamente alla versione ridotta inglese.1 A questa tempestività anomala nel panorama delle pubblicazioni femministe ha contribuito anche il lavoro di divulgazione sul tema che tante donne e gruppi di donne italiane hanno fatto in questi ultimi dieci anni, dall’Associazione Armonie di Bologna all’Associazione Laima di Torino, dall’impegno di Luciana Percovich, curatrice della collana Le Civette della casa editrice Venexia, a quello di Maria Grazia Pelaia e di Genevieve Vaughan, per non menzionare tutti i contesti di donne che negli ultimi quindici anni hanno organizzato, e continuano a farlo, eventi e convegni sulla spiritualità femminile, la Grande Dea e le scoperte archeologiche di Marija Gimbutas, come il gruppo Gimbutas di Sasso Marconi e Sofie della Wanth.
Se per noi quindi i tempi sono maturi, l’accademia invece non si è ancora accorta della portata rivoluzionaria di questi studi, sia sulla spiritualità della Dea sia sul matriarcato, e soprattutto sembra non coglierne le potenzialità, fondamentali per il nostro futuro, se riusciremo ad averlo. O forse si è accorta che sta cambiando qualcosa nel modo in cui le persone, le donne in primis, si rapportano alla vita e alla società e proprio a questo si deve la sua “indifferenza”. Perché nel libro di Göttner-Abendroth si parla proprio di leadership femminile. Ancora prima che venissero divulgate le teorie di Gimbutas ci eravamo accorte delle permanenze di un’epoca altra all’interno del patriarcato, che per quanto nascoste riemergevano periodicamente. In tante abbiamo pensato, e oggi molte iniziano a parlarne, che una leadership femminile potrebbe essere la risposta allo sfruttamento della terra e dei popoli, alla guerra e alla malattia, al femminicidio e all’oppressione non solo di un genere, ma di interi continenti.
Nelle “Società matriarcali” finalmente troviamo risposte ai problemi che da 5000 anni circa affliggono la terra e l’umanità. Avevamo imboccato un’altra strada per l’evoluzione, una strada che è stata cancellata e demistificata, idealizzata e chiamata utopia oppure relegata in paesi esotici e in tempi arcaici. Göttner-Abendroth documenta invece le centinaia di segnali che sono stati lasciati sul cammino, ma fa anche di più: documenta l’esistenza di società matriarcali – forse marginali nel contesto mondo, ma che raccolgono centinaia di migliaia di persone – assolutamente in buona salute e con un benessere sociale che noi non ricordiamo nemmeno più di aver conosciuto un tempo. Sono le società dei Moso, dei Minangkabau, dei Khasi per nominarne alcune. Gli studi sociologici sono eccellenti e dettagliati per far comprendere profondamente quale visione del mondo può portare al miglior benessere terreno finora sperimentato sul pianeta.
Ne esce chiaramente sconfitta la visione eurocentrica patriarcale e capitalista del mondo, ma nessuno può dire in cuor suo di non aver pensato che nei nostri sistemi e civiltà c’era qualcosa che non andava. Cosa non va ce lo spiega chiaramente l’autrice: non va il nostro sistema religioso, parentale, sociale ed economico, non va il genere che si pretende superiore, razionale e “faber”. Non va la nostra medicina che ha bisogno di malati per prosperare, non va il nostro dio che ti condanna alla nascita per una colpa che non hai commesso, ma che non riesce a impedire che se ne compiano altre e ben più gravi, non va un’economia che premia il successo non importa a discapito di cosa e di chi, non va la famiglia dove oggi, solo in Italia, muore ogni due giorni una donna per mano di un uomo a cui è legata. Trent’anni di ricerca hanno ben documentato i modelli che ci devono ispirare, le organizzazioni sociali da premiare, ma soprattutto ci spiegano, raccontando inevitabilmente un’altra storia, cosa è davvero successo agli esseri umani nel corso degli ultimi millenni.
E leggendo il libro ci si accorge che conosciamo questi modelli e queste pratiche relazionali, che in fondo non abbiamo mai smesso di praticare, soprattutto noi donne e principalmente nel privato, e ci si rende conto che la sopravvivenza della vita si basa su tutto questo e non sui mercati e le leggi delle nostre società, e che il progresso che ci hanno fatto intravedere in lontananza (oggi non ci riescono più) è già raggiunto tutte le volte che un gruppo sociale, grande o piccolo che sia, riesce a eliminare la fame e la guerra e a contare sulla cooperazione piuttosto che sulla contrapposizione.
Al centro delle società matriarcali stanno le donne. Perché sanno della vita e della morte, perché nutrono e curano, perché oltrepassano la soglia tra i mondi di qua e quelli di là, perché rispecchiano nel loro sanguinare la ciclicità della luna e perché rispettano i ritmi della natura. Mi dispiace per chi crede che il matriarcato sia il rovesciamento speculare del patriarcato: nel matriarcato gli uomini sono liberi quanto e più delle donne, se per libertà si intende anche un alleggerimento delle responsabilità. Il mondo degli uomini infatti è inserito e accolto nel mondo delle donne, direi perfino regolato senza costrizioni, ma le decisioni che pur si integrano tra generi e generazioni e che vengono prese da tutta la collettività richiedono sempre il benestare delle matriarche, di coloro cioè a cui tutti riconoscono la massima autorevolezza e di cui tutti si fidano.
Gli uomini sanno che le donne sono al centro, non cercano rivalse (come potrebbero se non sono sottomessi, ma solo guidati), anzi difendono al pari delle loro compagne una tradizione che accoglie tutti, ognuno con i suoi compiti e il suo ruolo. L’omosessualità non costituisce motivo di scandalo; l’amore, quella grande forza che muove il mondo, è come deve essere: libero. Libero dall’eterosessualità imposta, dalla riproduzione, dalla casa acquistata insieme, dalla patria podestà, dall’affidamento dei minori e dalle rivalse di uno dei componenti della coppia. La coppia non è quindi eterna a priori, può diventarlo a consuntivo. Si pratica il visiting marriage (lo sposo/amante che dorme nella casa della sposa/amante fino a che tutti e due lo gradiscono e poi la mattina ritorna alla sua famiglia allargata). L’autrice analizza vari tipi di “matrimonio”, tra clan, tra cugini, tutti tesi a rendere più armonica possibile la vita sociale: la violenza è pressoché inesistente. L’omosessualità dicevamo è consentita perché le sfere del maschile e del femminile sono determinate dalle attività che si svolgono e non dal dato biologico di essere un maschio o una femmina. La cura dei bambini è a carico di tutto il gruppo e per dedicarsi a crescerli non servono uteri in affitto o sperma donato: i bambini sono un bene collettivo, sono il futuro. Impensabile metterli al mondo se non avranno una vita degna di essere vissuta; nelle società matriarcali non esiste la legge del profitto e quindi non si sfruttano masse di giovani né si fanno guerre di conquista, né tantomeno quelle per portare la pace.
La domanda che ora nasce spontanea è “Ma allora come è potuto succedere?” Anche qui c’è la risposta puntuale di Göttner-Abendroth che dopo aver analizzato secoli di storia e di migrazioni, spiega come si sono formate le società patriarcali in ogni parte del modo, elencando e contestualizzando le ipotesi che hanno cercato di dare risposta alla domanda negli anni passati. Situazioni storiche e climatiche sono la risposta: per l’autrice prima nasce il dominio patriarcale e poi la misoginia e il maschilismo. Senza particolari avvenimenti, una società matriarcale non tende mai a divenire patriarcale; fra le due, è vero il contrario, ossia ogni qualvolta un matriarcato è stato invaso da dominatori patriarcali ha fatto tutto il possibile per ritornare alla sua tradizione, a volte riuscendovi. Sicuramente oggi, con il capitalismo globalizzato, queste società sono in serio pericolo di disfacimento, per questo sta a noi invertire la rotta e ricordare come eravamo in un passato nemmeno tanto remoto. Oppure possiamo continuare a credere che così deve andare il mondo, alla faccia della superiorità della nostra specie.
.Luisa Vicinelli (associazione Armonie di Bologna)
NOTE:
1Goettner-Abendroth. Heide (1988) Das Matriarchat I. Geschichte seiner Erforschung, Kohlhammer, Stuttgart.
________ (1991) Das Matriarchat II,1. Stammesgesellschaften in Ostasien, Indonesien, Ozeanien, Kohlhammer, Stuttgart.
________ (2000) Das Matriarchat II,2. Stammesgesellschaften in Amerika, Indien, Afrika Kohlhammer, Stuttgart.
2 “The Goddess and her Heros” in tedesco, tradotto in inglese nel 1995.
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RELATIVAMENTE ALL’AUTRICE:
Heide Göttner-Abendroth nasce a Ilmenau, in Germania, l’8 febbraio 1941. Si laurea in filosofia all’Università di Monaco con una tesi sulla “Logica dell’interpretazione” e in quella stessa università insegna filosofia e teoria della scienza dal 1973 al 1983.Dal 1976 svolge un lavoro pionieristico, insieme ad altre colleghe, fondando i Women’s Studies della Germania Occidentale e in questo contesto presenta per la prima volta lo schema riassuntivo della sua “teoria sulle società matriarcali”. Dice lei stessa: “Ho iniziato a sviluppare questa teoria quando ero una studentessa di venticinque anni, servendomi delle biblioteche di tutte le discipline per la mia ricerca interdisciplinare e viaggiando in lungo e in largo per visitare i siti archeologici. C’erano i miei studi informali, che si aggiungevano a quelli ufficiali nell’ambito della filosofia analitica, della teoria della scienza e della logica formale. Era il 1976 quando per la prima volta li presentai in pubblico e il mio primo libro a riguardo fu pubblicato nel 1980.2 Dal 1983 in poi mi sono dedicata completamente a questo compito, che non era contemplato in nessuna università della Germania. Ma un altro genere di pubblico era molto interessato: il mio libro segnò l’inizio del dibattito sulle società incentrate sulle donne e i matriarcati all’interno del nuovo movimento femminista della Germania Occidentale.”
Nel 1986 fonda l’INTERNATIONAL ACADEMY HAGIA per gli Studi Moderni sul Matriarcato e la Spiritualità Matriarcale (nella Germania Occidentale) e da allora ne è stata la direttrice. Nel 2003 ha organizzato e diretto il Primo Congresso Mondiale di Studi Matriarcali in Lussemburgo, nel 2005 il Secondo Congresso Mondiale di Studi Matriarcali in Texas/USA e l’ultimo in Svizzera nel 2011.
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Heide Göttner-Abendroth, Le società matriarcali – Venexia Editrice.
traduzione Nicoletta Cocchi e Luisa Vicinelli
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RIFERIMENTI IN RETE:
http://www.women.it/armonie/studi_matriarcali.htm
www.hagia.de/it/matriarcato/studi-matriarcali.html
http://www.universitadelledonne.it/heide.htm
http://www.francescarosatifreeman.com/ita/home.html
http://www.associazionelaima.it/
Molti gli spunti di riflessione di questo interessantissimo post. Fa bene lo spazio di Cartesensibili ad offrire visibilità a studi, gruppi di ricerca e discussione, libri che affrontano un tema fondamentale e spesso marginalizzato o ignorato.
cartesensibili proporrà anche altri percorsi perché ritiene sia compito di ciascuno farsi da ponte tra coloro che non hanno visibilità eppure sono la memoria viva, spesso martoriata di ciò che di sé si vuol oscurare. A breve queste proposte saranno visibili. Grazie Antonio.ferni
Bisognerebbe slegare i pochi dati certi riguardanti le diverse etnie dalla manipolazione di queste informazioni che fanno le femministe per arrivare all’idealizzazione a cui mirano. Ho visto da vicino alcune cose tutt’altro che idiliache nelle zone matriarcali che ho potuto vedere (che poi son diversissime una dall’latra non è un minestrone unico) e soprattutto ciò che dovrebbe farci riflettere è che mentre il matriarcato (e anche l’anarchia o altro) si manifestano altrove NOI donne occidentali abbiamo contribuito a creare il patriarcato tradizionale nostro. Quindi magari prendiamo spunto ma non illudiamoci di appartenere come genere femminile a quelle realtà, noi abbiamo manifestato questa di realtà.
Ciao Manuela, anche se in ritardo vorrei cercare di rispondere alle tue perplessità.
Intanto se riesci a leggere il libro vedrai che è ben lungi da idealizzare: si parla di sistemi parentali, di economia, di adattamento all’ambiente, si parla di strutture sociali e di concetti spirituali. Le società vengono analizzate in tutti i loro aspetti, se non altro per dividere quelle che ancora si regolano e seguono i principi matriarcali da quelle che manifestano sono delle permanenze. Come ho già detto, anche la visione eurocentrica ( e quindi noi occidentali, donne comprese) viene messa fortemente in discussione, così come lo sfruttamento che sostiene e alimenta il nostro “primo mondo”.. E’ vero che noi donne occidentali abbiamo contribuito a sostenere questo modello, ma equivale a dire che gli ex-schiavi americani sostengono il sistema che ha causato la loro sottomissione o che gli operai non si sono rifiutati di entrare in fabbrica. Le lotte ci sono state, e poi si è scelta la sopravvivenza che inevitabilmente porta alla complicità, per tutti gli oppressi del sistema. Concordo che il sapere di appartenere a quella realtà non è sufficiente e che le società matriarcali ci danno solo una speranza e molti spunti. Poi la strada da percorrere è lunga e non facile, ma in piccoli gruppi stiamo cercando di farlo. Almeno adesso sappiamo dove andare e non ci perdiamo in illusioni di democrazia a stampo patriarcale.
anche qui in cartesensibili uscirà a breve il calendario degli eventi e degli incontri di Heide Goettner-Abendroth. Grazie. fernanda f.
http://lematriarcali.wordpress.com/2014/09/16/passaggi-come-successo-ipotesi/