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Anche noi, di solito disperse tra le carte, oggi ci siamo decise di uscire, un’uscita diversa e, di tutto il breve viaggio, un percorso tra la porta di casa e un prato, dove c’è sempre un lascito, abbiamo raccolto pochi segni di paesaggio, qualche traccia dei voli, suoni, utili per raggiungere quei luoghi. Una breve passeggiata tra verbari di quadri ed erbari di parole in sguardi liberati e isole di colori.
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alexey begak
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Piove. Sono giorni che piove. Dovunque solo tracce di liquidità. Il cielo cala, di sé inzuppa la terra, le case, le cose, fino all’osso le persone. Nemmeno uccelli in giro, se non di quando in quando. Quando lancio un pugno di semi, qualche avanzo di cibo. Solo un gocciare omogeneo di tempo.Un basso continuo, un lieve fruscio. Qualcosa come la musica che ascolto in questo autodafè, mentre scivolo adagio lungo l’argine, tra il mare e la campagna, tra il cielo e la terra che dal piede si slega.
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…e mi rendo conto che ad un certo punto serve tagliare la corda, che ci lega i piedi, la corda che ci strozza, serve dimenticarsi di tutti gli orologi, serve rimandare il fiato nei polmoni e la terra a memoria dentro il palmo.
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…ancora pochi balzi, pochi passi e poi. Poi sarà l’aria a sollevarmi, davanti al muro che continuo a erigermi in corpo contro le stelle, che s’impiantano nel circo degli affanni, bruciando quel poco che resta di terra guastata dai ferri, centri commercialli e bordelli che arrivano quasi davanti alla finestra e tutto ha una misura modesta, precisa, calcolabile supporto alla paura, un’erba che s’incastra tra i piedi e le pietre, che non libera le mani e i piedi radica dentro una palude che non vedo eppure respiro come fondo della vita.
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Se guardo indietro vedo: non ho mosso un passo. Oltre, non ho messo nessuna mia impronta. Ho solo messo a dimora qualche seme di genziana, in un vaso l’erba menta e quella cipollina, una bocca larga di leone rossa rossa , che mi possa mangiare in un boccone, quando intristita e intrisa di stanchezza, deposito la pena all’angolo dell’orto, dove c’è un nido di allodola e poco più in là una tortora. In terra, proprio lì sotto, ho fatto un cerchio per tenere lontano l’inverno mentre il seme del mio occhio raggiunge un instabile approdo, mentre gli uccelli mi assediano lo sguardo e in volo, liberata dal peso d’ogni giorno, raccolgo ranuncoli gialli , proprio come i ricordi di chi, da tempo, si è messo in letargo dentro ogni nostro passo, nel frutto del presente che nutro con loro e in me, in una continua pasqua delle impronte, una mappa delle or/me.
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“in una continua pasqua delle impronte, una mappa delle or/me”
a piccoli passi si colma la strada…
grazie ferni della bella passeggiata
c’ero anch’io! ma poi è inizato a piovere e siamo dovuti scappare in casa!!!!! Un freddooooooooooooo! sembrava la siberia!buona pasqua a tutti, anche se in ritardo gli auguri fioriscono resurrezioni!
vee
gli auguri (ci) fioriscono
ancora auguri a te Veevera