Simonetta Met Sambiase: Il segno semplice. Poesie

Kathleen Kendall
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Kathleen Kendall- when-I-ruledem
è l’incrocio il segno semplice
bisogna insegnargli a vivere come uomo
dare piacere: un impulso un flusso un orgasmo

ti scorra addosso l’arcobaleno la curva dei colori

FULMINEA NOTA INTRODUTTIVA
(QUASI UN’ASSOLUZIONE)
dell’autrice
E se la stratificazione della memoria fosse una cova di cellule empatiche?
Come si risponde alla domanda su chi ami o hai amato leggere, guardare, immaginare in te? La capacità di risposta è proporzionale al dubbio di non avere amato letto guardato abbastanza di quella vita o il suo contrario, ossia di averlo cannibalizzato
e prontamente digerito in ogni tono vitale.
Empatia? Attrazione d’opposti? Boh.
Forse scrivere che i versi di questa raccolta sono un omaggio è un’assoluzione: non c’è stato omaggio, c’è stato atto di
cannibalismo (ecco la genesi del lemma) lento, cronicizzato.
Negli anni ho ingoiato le cinque vite che compongono questo lavoro, e si, sono quelle che amo, per empatia, per
attrazione d’opposto, perché mi appartengono.
Di chi sono le vite? Due pittori, due poetesse, un’attrice -queste le loro biografie ufficiali – non importa (forse)ricordare i nomi dati alle anagrafi. Loro sono il mio grano.

M. S

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Kathleen Kendall

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 Il segno semplice- Meth Sambiase
4
la plastica serve a rendere corpo la linea
sono i colori quelli che ne debbono ballare
invece i danzanti avevano i piedi mutilati
né danzavano né si muovevano
la stasi cinetica, il piatto colore pure.
 *
1872
Lesse di lui. Era nato il giorno in cui lei era nata.
Guardava le stelle sopra il Nord del mare
l’universale, l’universale
s’impegnava a destrutturarle
l’anima dev’essere un luogo semplice per ospitare lo spirito
dov’era il segno semplice?
Cominciò con una linea orizzontale
la incrociò con una linea perpendicolare, la sgonfiò
ridusse l’occhio fino alla linea orizzontale
ma l’occhio era ancora un cerchio troppo infinito
dov’era il segno semplice?
(ri)Cominciò con una sola linea. Orizzonte orizzontale
(ri)prese una linea in verticale
ma ne centrò il cuore
e creò una semplice prima stella
era quella la stella era quella l’onda era quello il mare

*

Tutto si compone con una crocifissione di orizzonte
e mare
la perfezione intatta di un angolo giro trafitto
un palo conficcato nella terra per crescere le viti
una vite conficcata nella terra per segnare le tombe
è l’incrocio il segno semplice
bisogna insegnargli a vivere come uomo
dare piacere: un impulso un flusso un orgasmo
ti scorra addosso l’arcobaleno la curva dei colori
(Dicono che il suo studio fosse una sotterranea Babele
oltre, sul tavolo, la pace del segno che riproducev
a e viveva)
Nel perfetto nulla è sbilenco
le molecole del tutto sono silenziose
non recano tracce di dubbiosa infiltrazione
per l’essere puro si dipinge né dolenza né delizia
ma le croci cantano nella tela
si rincorrono si mordono si fondono come uomini
disobbediscono alle regole della distanza
tutti disobbediamo, perché non dovremmo?

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Kathleen Kendall

Abracadabra Painting  - Abracadabra Fine Art Print

nasce tutto dall’esser figlia proserpina

1869
La prima vita
Raccontavano di lei che camminasse sotterranea
(forse) che dal cielo la madre non vedesse la sua p
overtà.
Ed eccola rada, immota al suono.
ti regalerei il sole dei miei paesi segreti
oro e piccole monetine se potessi ma non sono
sono sotto quest’asfalto di scuri abissi d’uomo
un credito ufficiale, un debito di una cipolla.
*
La vita secondo lei
Raccontavano che fosse impossibile sopportare
i suoi pendagli s(u)onagli
il cordame e i campanelli
le sue stesse cellule vitali facevano confusione
appesi in ogni muscolo le fughe e i tumulti,
ai piedi calzari aperti anche d’inverno
alle fronte catenine
ich du, debbo fare rumore
du ich, non appartengo al silenzio
li squarcio questi versi, sentili, ti attraversano
aspetterò sotto le siepi e sarò io Ruth per te.

Kathleen Kendall

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960

Sono il re degli idioti
mi concentro e resto ben dentro il trono
la domanda è nel perché
il riflesso è (in)condizionato si
vuole si necessita, si bisogna si schizza il colore
si spruzza
si inietta si raffina
si scopre né il come né il mai
funziona ancora il corpo se
se ne avvelena ogni sezione
l’ossimoro è l’unica vitale funzione
più mi contraggo più ho bisogno di spazio.
Bella mia sono rossi i tuoi volti
ero profugo e tu mi hai dato i colori
Nel nulla dai troppi rumori
ho continuato a crescere e diventare forma di uomo
ma ancora sento quel pezzo che manca
un covone una rete una milza
una pula un bozzolo un’eclisse
ci sono due teorie sull’essere dipendente
io voglio dipendere da te
io non voglio pendere fuori da nessun altro al di f
uori di te.
*
Il nero è il mio muro enorme
se è bianco allora ci dipingo il mio me in nero
non ho mani ho pugni
e i pugni sono ferro di carne nei guantoni da boxe
perché l’arte è un ring su cui combattere
guardami non cedo
son pieno
di graffi che coloro e mi amo
così tanto che mi riempio in ogni figura
ho lenti a specchio, senza lenti, ho capelli alti,
senza capelli
alti,
dopo il nero arriva il sangue
il rosso è il sangue del sole
dopo il sole arriva il bianco
il bianco è l’osso del dente
e i denti servono a poco per questo li mostro così
tanto
mangio poco, però è tanto il mangiare che mi fanno
mi vendevo per così poco
una cartolina, un bacio, un viso addosso.
non mi basta più, madre
ora ho paura non ci sono più colori
mi tremano le mani quadre
è questo l’inferno non avere più colori
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Kathleen Kendall

Riferimento in rete:

http://www.larecherche.it/public/librolibero/Il_segno_semplice_di_Meth_Sambiase.pdf

1 Comment

  1. una scrittura complessa quella di Meth che sfiora un immaginario surreale in cui conscio e inconscio si fondono in un susseguirsi di immagini, quasi una scrittura automatica ricca e suggestiva, talvolta tragica come un dolore lontano e fondo.

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