GIORNATA DELLA MEMORIA 2013- Train de vie

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“…la questione non è sapere se dio esiste ma se noi esistiamo

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13. MEMORIA. PRIMO LEVI: NON CI SONO DEMONI…
[Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519]
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Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell’ossequio e del consenso, che e’ senza ritorno.
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14. MEMORIA. PRIMO LEVI: PARTIGIA
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 561]
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Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
Molti dormono in tombe decorose,
Quelli che restano hanno i capelli bianchi
E raccontano ai figli dei figli
Come, al tempo remoto delle certezze,
Hanno rotto l’assedio dei tedeschi
La’ dove adesso sale la seggiovia.
Alcuni comprano e vendono terreni,
Altri rosicchiano la pensione dell’Inps
O si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c’e’ congedo.
Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
Lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
Con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sara’ duro,
Ci sara’ duro il giaciglio, duro il pane.
Ci guarderemo senza riconoscerci,
Diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
Perche’ nell’alba non ci sorprenda il nemico.
Quale nemico? Ognuno e’ nemico di ognuno,
Spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
La mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non e’ mai finita.
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23 luglio 1981
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sonia maria luce possentini

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17. MEMORIA. PRIMO LEVI: CANTO DEI MORTI INVANO
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 615]
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purche’ trattiate e contrattiate
Le vite dei vostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perche’ siamo i vinti.
Invulnerabili perche’ gia’ spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finche’ la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
14 gennaio 1985

sonia maria luce possentini

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Da Monologo – Fernanda  Ferraresso (inedito)

mi domando perché si intitolino giorni e giorni
alla memoria
di questo e quello
alla ferocia dell’umanità sull’infanzia sulle donne sulle bestie
tutto serve per poter dimenticare
appena trascorso il giorno
perché puntualmente accadono  le stesse identiche nefandezze.

*

ha un peso
questa terra    mi frantuma
le ossa   i n  s e r r a
di pensieri la casa
del dormiente
l’ombra

*

non so se è
tutto bene
la parola che mi preme

il leggero ronzio nel muschio
è il peso di un insetto  ma
io

l’io che m’inzucchera
lacera
spalanca l’urlo che  sono    un

mare immobile
imperturbabile
silenzio
.

sonia maria luce possentini

img099

.
solo il mio piede  è trincea  e
la voragine che l’afferra
una radice  i n t e r r a
centimetri d’osso
tutti gli avi che mi sollevano
nel fosso del tempo l’argento
acceso l’accesso ad un unico midollo
ogni vostro volto

*

sulla lingua  di terra solchi
profondità    di  parole che erano forme
inselvatichiti corpi cresciuti da polveri nel letto dei fiumi
depositi di infamia degli altri scorrono
fino al nostro linguaggio privato
di mememoria e rispetto
sabbia asportata dall’oscurità di quei giorni ed è fondo
quaggiù     nella pianura di ogni nostro gesto
lascito e congedo da ogni  mondo

*

così ancora      nel mortaio
della pietra adopero la lingua
batto   con la mano l’odio
di un nome  l’ignoranza del suo essere
me
in un equilibrio senza punto di appoggio

sonia maria luce possentini

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Almeno chiedersi- Cristina Bove

Ci sono tombe in cielo fatte di fumo
tante hanno misure piccole
portano solo nomi illeggibili
sono però nel cuore delle stelle
conservano la cenere degli uomini
i loro corpi mutilati e offesi
madri svuotate di bambini a sangue
c’erano scarpe a tonnellate
fuori dai forni
occhiali una montagna
e ceste di capelli
prima d’essere fumo venivano spogliati
d’identità e di pelle
se ne fecero oggetti e paralumi:
chi scuoiava, conciava, a chi pareva logico
fare d’esseri umani suppellettili?
più delle sentinelle
dei cavalli di frisia
del gelo e della fame
li uccise chi
non vedeva orrore
in quei bambini denutriti
strappati dalle braccia delle madri
chi non provava pena
per i corpi indifesi nella neve
e che li raccoglieva
per gettarli nei forni e nelle fosse
quelli per cui la strage fu normale.
Di quelli ancora è pieno il mondo
brandiscono randelli
e vorrebbero forni da sfamare.

1 Comment

  1. Da leggere, ascoltare,guardando il video presentato, e riflettere su quanto propone con ampiezza e profondità di analisi anche per quanto riguarda le affinità tra la disoccupazione e incapacità di vedere un fine o una fine nei campi di concentramento.Guardandoci intorno, sotto la falsa velina di un benessere affatto diffuso c’è una precarietà umana che spaventa.
    http://www.nazioneindiana.com/2013/01/27/e-se-il-mondo-non-imparera-la-lezione-che-queste-immagini-insegnano-la-notte-tornera-a-cadere/#comment-228363

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