C’E’ ACQUA TRA LE VOCI D’ARIA UNA TERRA RARA DI VENTO – Antonia Piredda e Fernanda Ferraresso: Intro ‘e un alinu de abba e chin supra su bentu

jeanie tomanek -fallow

jeanie tomanek -fallow

.
Ho chiesto ad Antonia Piredda, una cara amica che frequento attraverso le rete  e la posta tradizionale da numerosi anni, di tradurre nella sua lingua, il sardo , un testo a cui tengo particolarmente perchè il soggetto è la relazione con la terra che, come lei, sento vivissima. Attraverso di lei,  madre e sorella terra, tutti gli altri elementi vitali s’intessono nascendo nei corpi che conosciamo. Ci siamo scritte , relativamente alla prima stesura del mio testo, alcune soluzioni da apportare, alcune modifiche da effettuare alle voci che si modulavano in esso, per rendere possibile la traduzione con maggior chiarezza e aderenza alla sostanza della parola sia in italiano che in sardo. Antonia mi ha spiegato e fatto notare che la sua traduzione sarebbe stata fortemente legata ad una lingua che ha connotati particolari, precisi, perché legati ad una terra ben definita, chiusa in limiti geografici e lessicali che, secondo lei, hanno dato forte identità a quel preciso insediamento d’anime ma anche hanno causato una chiusura e non un’apertura verso il resto del territorio.
Mi ha scritto:- …ho cercato di tradurla pari pari alle tue parole, anche se alcune parti hanno richiesto ‘modi di dire’ prettamente nostri. Spero di non aver addosso tutte le imprecazioni dei puristi di lingua sarda. Non è facile tradurre per tutti. Ho usato, ovviamente, il sardo che conosco e parlo,  quello in versione logudorese-nuorese. Se ti sposti di 10 chilometri trovi già un altro dire, un altro mondo nel modo di dire perché così funziona nell’isola e denota  tutte le differenze dei suoi abitanti, è importante sottolineare che l’area crea l’oralità della parola pronunciata, come la ricchezza data proprio da una vivace oralità.-

Ecco l’esito del lavoro in cui, secondo me, c’è acqua tra le voci d’aria una terra rara di/vento…

.

jeanie tomanek -since you’ve been gone

jeanie tomanek -sinceyouvebeengone

.

DENTRO UN RESPIRO D’ACQUA E ADDOSSO AL VENTO

PRIMA VOCE

C’è acqua e acqua
E tutti cercano di portarla al proprio mulino
per macinare ciascuno la propria farina,
farne oro,
da mangiare, filature per vivere, plasticamente crescere come un albero sa fare.
Ha vertebre d’acqua la vita
che scorre come sotto un legno
un fiume che prende il vento dalle onde tra terra e cielo
e la barca è la nostra storia
ogni remo è una direzione del dove e del quando
senza sapere dove ci siamo imbarcati, in quale cosmo ci muoviamo ora e
ancora dove attraccheremo le nostre candide ossa.
C’è acqua e acqua e non tutta si può bere
ma viverla
si può. Si può cantarla, affabularne
con la storia distillata in secoli di creazioni
non solo là  alla sorgente che ancora si sgozza
per dissetare la nostra infinita sete

Sotto i piedi il fuoco
e nel respiro  braci

senza traccia si perdono nell’aria
segni    profondi
che la terra scrive
il pianto e il sangue
tutte le stelle
e i pianeti
caduti da milioni di anni
dentro i nostri occhi
dentro le nostre domande
nei versi di chi canta
righe di poesia.

Dentro un respiro d’acqua
e addosso al vento
qui sta il firmamento.

SECONDA VOCE

Sotto i piedi il fuoco
che  brucia ogni sostanza
e io non sono
che un ramo
in un mare di corallo
e il vento
in spire di milioni di cristalli mi mette sul collo fiori
ghirlande e  fortunali di profumi
luce come dal taglio dei diamanti.

PRIMA VOCE

Dentro i miei piedi l’acqua
e nella bocca il fuoco

SECONDA VOCE

Madre oggi ho attraversato la tua lingua
e in me mi sono persa
perché era profondo
ogni attimo del tempo
la mia vita affissa ai cardini del vento
e così tante parole
mi giravano intorno
che ho faticato a trovarmi
lontano in tanta trasparenza
le parole erano solo parole
e chiara non ho sentito più la loro lingua.

PRIMA VOCE

Dentro la bocca il vento
e sotto i piedi un firmamento

SECONDA VOCE

Madre
la mia terra  è oscura
da quando sono nata
in tanti l’hanno sepolta
dentro un cammino che non vedo
e nel fuoco vivo
io brucio
nella terra perla
di un’antica parola d’acqua.

fernanda ferraresso

jeanie tomanek – scepter

.

INTRO ‘E UN ALINU DE ABBA E CHIN SUPRA SU BENTU

PRIMA BOCHE

B’est abba e abba
E tottus chircan de la jucher a su mulinu issoro
Pro molere cadaunu su propriu poddine ,
fachendene oro, de manicare, filamentos pro vivere,
modulaos creschere comente un arbore ischit fachere.
At ossos de abba sa bida
Chi curret comente in sutta ‘e sa linna
Unu ribu chi picat su bentu dae sas undas in mesu ‘e terra e chelu
Est una barca est s’istoria nostraCada moghìa est unu ghettu de ube e de cando
Chene ischire in ube semus arribaos, in cale universu nos moghimus
In ube galu amus a firmare sos biancos ossos nostros.
B’est abba e abba e non tottu si potet bibere
Ma a l’intendere
Si podet. Si podet a la cantare, a la negossiare
Chin s’istoria a guttios de seculos de creaziones
Non solu in ibe in ube naschit chi galu s’apperit
Pro binchere su nostru sidìu mannu

In sutta ‘e sos pedes su focu
E in s’alinu sa brasias

Chene sinzu si perden in s’aghera
Sinzos mannos
Chi sa terra iscribet
Su prantu e su sambene
Tottu sos isteddos
E sos mundos
Ruttos dae miliones de annos
Intro a sos ocros nostros
Intro a sas preguntìas nostras
In sos versos  de chie cantat
A Poesia.

Intro un’alinu de abba
Chin supra su bentu
Inoche istat su mantu ‘e isteddos.

SICUNDA BOCHE

In sutta ‘e sos pedes su focu
Chi brusiat cada zenìa
E deo non soe
Che ramu
In d’ unu mare ‘e corallu
E su bentu
Imbolicau in miliones de cristallos
Mi ponet frores in su trucu
Ghirlandas e temporadas de nuscos
Luche comente dae su secare predas pretziosas.

PRIMA BOCHE

In intro ‘e sos pedes meos s’abba
Intro sa bucca su focu

SICUNDA BOCHE

Mama oje appo rucrau sa limba tua
E mi so’ perdìa intro de mene etottu
Ca fi’ locu fundu
Cada mamentu ‘e su tempus
Sa bida mea mustrada a sos firmos de su bentu
E gai meda paragulas
Mi colabana in tundu
Chi appo gherrau a m’ accattare
Innedda in mesu a lucore mannu
Sa paragulas fini petzi paragulas
E non appo prus intesu crara sa limba issoro.

PRIMA BOCHE

Intro ‘e sa bucca su bentu
Sutta ‘e sos pedes su chelu isteddau

SICUNDA BOCHE

Mama
Sa terra mea est iscuricada
Dae cando so’ naschìa
In medas l’ana interrada
Intro ‘e unu caminare chi non bio
E i’ su focu bibo
Deo brusio
In sa terra prenda
De un’antica paragula ‘e abba

antonia piredda

9 Comments

  1. Stupenda…queste parole che si trasformano .. la lingua sarda da voce più consistente alle parole a quella Terra che i sardi venerano da sempre.
    Ottima traduzione per un bel gioco di squadra.
    Un abbraccio ed un augurio a tutti
    .marta

  2. ho letto con commozione, c’è una grande difficoltà a rendere in lingua sarda la poesia italiana e farlo in modo letterale conservando le intenzioni delle parole, eppure sono quasi immagini speculari della stessa poesia, preziosa poesia.
    grazie

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.