ernesto arrisueno
Li guardo, li osservo ogni giorno, uno per uno, un po’ da fuori, un po’ da dentro. Sono alta, rosso-mogano, robusta. Il mio didietro è maestoso. Silenziosa, non creo alcun rumore, ma ascolto ogni parola. Gentile e servizievole, faccio entrare i clienti. Ne ho visti di tutti i tipi.
Secondo me, il bipolarismo è in grande aumento, forse ne sono afflitti tutti. La depressione la fa da padrona. Ci sono gli schizofrenici, gli alcolizzati, i malati all’ultimo stadio, quelli che nell’Ottocento chiamavano “matti”, i drogati… Se non ci fossi io non si potrebbe fare niente, se mi rifiutassi di obbedire, e non è detto che una di queste volte non lo faccia.
Ho sentito un prete pedofilo ed un altro sieropositivo innamorato di un omosessuale; uno sposino che in viaggio di nozze ha scoperto di essere impotente; una moglie distrutta abbandonata dopo quarant’anni di matrimonio. I più disperati sono i genitori preoccupati dopo il divorzio per i figli piccoli.
Lui ascolta tutti con attenzione almeno in apparenza. Scivola lentamente sulla sedia dietro la scrivania; a volte, accavalla le gambe, mette e toglie gli occhiali. E’ un uomo molto gradevole, dai capelli neri e corti, dagli occhi vellutati. Ogni tanto gli scappa un sorriso complice e sornione. Congiunge le mani sotto il mento, quando vuole farsi capire meglio. Non indossa il solito camice bianco, preferisce un abbigliamento casual, che mette maggiormente a proprio agio i malati.
Ammetto di essermi innamorata, come quasi tutte, del nostro psicoterapeuta. Solo una volta l’ho visto piangere. Chissà cosa gli era successo. Si è abbandonato contro di me, la sua fronte contro la mia, ma si è presto staccato.
I metodi che adopera sono svariati, dai più tradizionali ai più innovativi. Ora certi sistemi sono superati, ma pieni di calore ed è forse per questo che da lui c’è sempre la fila, tenuta a bada e in ordine da me.
A volte, ficca degli aghi nei corpi seminudi: cinque, trenta o cento, secondo la millenaria medicina cinese. Fa molto uso della cristalloterapia e della musicoterapia. Quest’ultima è la mia preferita. Se potessi, mi metterei subito a ballare, ma con la fantasia volo… perché la musica penetra in strati del subconscio, dove nessuna parola può arrivare.
L’altro giorno, una corrente di suoni che apparentemente trascinava, con prodigiosa bellezza mi investì e non seppi più resistere. Mi feci coraggio:
-Lo vuoi capire o no che io sono come voi?-
-Ma non mi aveva detto niente- disse. Si capisce che lui è abituato a sentirne di tutti i colori. Non era colpito più di tanto, come se se lo aspettasse. Approfittai di essere eccezionalmente sola con lui, col sottofondo di quella musica meravigliosa, e continuai:
-Diamoci del tu…Non hai capito che io sono interessata a te?-
E in quell’attimo di sfacciataggine diventai corrusca, d’un rosso lampeggiante.
-E cosa desideri da me?- fece lui.
-Dopo tanti anni di umile servizio, mi aspetto di essere ricambiata…-
-Ma sei solo una porta!-
-“Solo”…è tutto ciò che sai dire? Forse preferisci un’altra? Ho visto come guardi con riconoscenza la sega elettrica, capace di tagliare anche un panettone duro di un anno!-
E qui cominciai ad ondeggiare minacciosamente sui cardini, con un cigolio spaventoso. Per fortuna, lo studio era deserto. Lui si avvicinò.
-Hai bisogno di un po’ d’olio…- Mi accarezzò un poco e mi sciolsi come il burro in padella. Con tono pacato dissi:
-Noi oggetti e soprattutto le macchine siamo diventati come voi umani, nell’anno di grazia 3500. Già un vostro antico vate, mi pare si chiamasse Pasolini, diceva cose simili. Proviamo le vostre stesse emozioni, soffriamo, gioiamo, pensiamo… A proposito, non mi offri da bere?-
A questo punto, il mio caro dottore mi sembrò trasalire. Avevo fatto breccia nella sua impassibilità, anche se non vedevo bene l’espressione nella luce soffusa e calda.
-Forse per me sei un po’ troppo piatta…- scherzò.
-Sono lucente, però…- soggiunsi.
-In effetti, come farei senza di te? Una di queste volte, ti chiederò consigli per i miei pazienti…-
Mi sentii orgogliosa a queste parole. Purtroppo ricominciarono a bussare i vari clienti, e lui mi aprì. Erano tutti agitati, tornando a udire lo scatto di una serratura, la raucedine mi salvò. Pensarono che fosse il dottore ad avere mal di gola. Invece, ero io con la voce rotta dal pianto.
Serenella Gatti
grazie a Carte Sensibili! Contenta e sorpresa, dico che siete sempre speciali.
Bellissima l’immagine iniziale!
grazie Serenella ma è il lavoro insieme ciò che rende speciali queste carte, f.f.
Sarà così un giorno. ? Me lo chiedo e mi rispondo che si, sarà così. Siamo sulla buona strada, anzi ne abbiamo percorso un gran tratto. Bel racconto, bella scrittura, messaggio significativo (che prende). Grazie. Dmk
attendevo una nuova pagina di Serenella
sono lieta di averla incontrata con questo racconto ben fatto
simpatico e vivace questo tuo racconto che ti rassomiglia