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[ Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita. ] Gian Maria Volontè
ditemi voi che non so chi siete dov’è finito
l’uomo
lo cerco da un tempo che non conto
cinque dieci anni o centinaia di millenni
cerco dov’è
chiedo se è rinchiuso
qui dentro il tempo il vostro tempo come uno specchio rotto
oltre il viaggio di là da un fiume di silenzio
in una densità di questo precipizio sotto le nuvole fatto di ali e voli
in qualche assurda gabbia
chiedo se qualcosa lo trattiene
la schiena curva costretto
a vivere la vita come un mestiere
il cuore impietrito
dentro uno spazio di sasso.
Ditemi
se è morto.
Se qualcosa di incredibile lo ha reso vano
astratto il suo cervello si è rarefatto e vuoto in sé si è spento
se per tutto e niente i suoi sensi
in tutti i sensi occhi orecchi naso bocca
sono un corpo senza pupille senza più
papille il sangue come un fosso tinto
si è fatto rosso e immobile la corsa è solo una parvenza
una povera cosa che non vibra più
per l’aria e i semi del vento
non gli crescono visioni
dentro dove profondo si fa l’ascolto.
Ditemi dov’è
l’uomo carne della mia
se sta incarnito in una bugia
di una storia imbevuta di mille fandonie
in quest’ora storta
in questa arena di pietra in questa arenata foresta di arche
sulla sabbia di un cielo senza movimento
tra luci basse di una bottega senza più arte
senza più lingua che prega che parla che impreca che dice
e il mondo ricuce e riduce
in un perfetto recinto di voce.
Ditemi
che ancora sono per strada
guardate se mi riconoscete
io sono come lui
quale è la via per raggiungerlo
dove toccare la piana d’ osso della fronte
la fonte sulfurea che ancora come un tempo
senza più tempo dei miti legge il futuro e alle radici
contorte indecifrabili scritture apre nei bacili della memoria
e l’acqua scorre respira ancora rivoluziona la luce.
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l’arte d’essere un uomo è un caso in cui ci si trova, ma pochi hanno la capacità di ritrovare se stessi e gli altri.
L’ uomo, che si è disgregato o , al suo contrario, si è fatto sasso e rotola nelle fiumare, l’uomo che ha perso la carne, il cuore i sensi che lo allertano. L’uomo che s’è fermato e non ha mai concluso un viaggio…
Che bei versi da sottoscrivere.
“Ditemi
che ancora sono per strada
guardate se mi riconoscete
io sono come lui
quale è la via per raggiungerlo”
è questa la volta o la svolta e poi quella luce, posta al centro dell’universo-mondo, confine e confinante con la “memoria”.Acqua che segna e salva e “agisce”.
Credo che si possa dire che occorre cercarsi, trovarsi, magari non interi, con coraggio ri-crearsi
ci voglio credere per quanti stanno per nascere, per chi come me cammina spesso scalzo,con la testa legata a un filo…che solleva
ognuno percorre con i propri passi il percorso che è la conoscenza di se stessi e in se stessi del luogo in cui ci troviamo, che ha “confini” ben più vasti di quanto vorrebbero farci credere.
Grazie, Fernanda carissima, per i versi vibranti ed addolorati.
Grazie per il ricordo di Volonté, altro grande rimosso della nostra cultura e storia nazionale (ma la tua poesia e la tua opera all’interno di CARTESENSIBILI contribuiscono a risvegliare la nostra memoria).
quanto a me sono una cosa piccolissima ma sono convinta che se tutti noi, anche piccolissimi, agissimo e pensassimo e sentissimo con passione e con coerenza la nostra azione avrebbe una carica tale da non restare invisibile quale invece ancora è,come se tutto fosse un filo di fumo di qualcosa bruciato altrove.Grazie.f
“vivere la vita come un mestiere”
come sopra-v-vivere o fuorvivere
sviati dalla paura della morte che ci fa mortiprima.
la luce duole in tutta la sua forza quando preme addosso.
nel buio ogni cosa si smorza – muore – confonde confini, illude la visione vera, ci rende forti nel non sapere.
In quello stesso buio spesso anche io muoio sconfitta.
Grazie, cara Fernanda, di questi tuoi intensi, dolorosi, veritieri versi, e grazie della tua passione. Anch’io ricordo con rimpianto il grande Volonté e sono convinta che dovrebbero essere messe maggiormente in luce le non poche presenze etiche, preziose di questa nostra degradata Italia.
Un augurio e un rinnovato, grato saluto da Mariella
Grazie Narda, Elina, Antonio, Iole e Mariella, tutti carissimi per il vostro prezioso sentire ed essere, presenti, vivi, partecipi di un cammino che è sì individuale ma si compone di tutti , vivi e “ancora vivi” perché la morte siamo noi a costruirla, con le pietre della mente, con i precipizi in cui cadiamo appena abbandoniamo il battito del cuore. fernanda f.
ringrazio anche i compagni silenziosi:api e teqno, morfea e asfodelo,anche il silenzio ha parole.ferni
bellissima poesia, forte,lineare, appassionata. Grazie,Ferni, sempre vibrante e sincera(ma qui in modo particolare).
Volonté è stato e ancora è un attore-persona che ho profondamente amato.
Bellissima anche la breve poesia di Iole.
Grazie e un caro saluto a tutte voi, Mariella,la grande Mariella,per prima
lucetta