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Un mercoledì come tanti
Era stato un mercoledì come tanti. Un mercoledì d’inverno del Nordest. Nel corso della giornata le strade si erano riempite di pendolari e Tir. Lunghe file avevano intasato autostrade, statali e provinciali. A Padova e Vicenza, per l’ennesima volta, l’inquinamento aveva superato i limiti di legge. Il cavalcavia di Mestre, in piena notte, era ancora un serpentone di mezzi pesanti che avanzavano lentamente nei due sensi di marcia. Merci legali e illegali che andavano e venivano dai paesi dell’est. Quel giorno avevano chiuso i battenti altre quattro aziende, la più grossa aveva cinquantuno dipendenti. Altri quattro capannoni vuoti con la scritta affittasi, tradotta anche in cinese. Di capannoni aveva parlato nella mattina un docente di urbanistica della Facoltà di architettura di Venezia. Ai suoi studenti aveva spiegato che, a forza di costruire 2.500 capannoni l’anno, erano stati sottratti al paesaggio agrario ben 3.500 chilometri quadrati e che nella sola provincia di Treviso c’erano 279 aree industriali, una media di quattro per comune. Il docente era preoccupato, aveva affermato che la devastazione del territorio era ampia e profonda. Forse irreparabile. Ormai nel Nordest i capannoni avevano cancellato memoria alla terra e identità agli abitanti. E di identità locale si era parlato in un’altra università. Tre persone su quattro continuavano a usare il dialetto, anche in ambito professionale. Un dato confortante, lo avevano definito: il dialetto rappresentava un elemento di grande importanza per la coesione della comunità. E numerose espressioni dialettali erano state usate nel corso di un convegno svoltosi al Museo dello Scarpone di Montebelluna dove era stata annunciata la delocalizzazione di 44 aziende del settore calzaturiero. Colpa dei cinesi, era stato detto. L’import delle calzature in pelle dal paese asiatico era aumentato del 700% nell’ultimo anno. Il ministro delle attività produttive aveva auspicato l’introduzione di dazi antidumping per arginare il fenomeno. E la Coldiretti, in un comunicato, aveva espresso la sua preoccupazione per l’importazione selvaggia dalla Cina di fagioli secchi e ortaggi in salamoia, produzioni importanti in alcune zone del Nordest. Anche quel giorno i cinesi avevano comprato un paio di locali pubblici e diversi esercizi commerciali. Pagavano sempre in contanti, senza discutere il prezzo. Di soldi si era discusso in altri incontri dove esponenti del mondo bancario avevano sottolineato un positivo aumento degli utili trimestrali. E degli utili di 262 evasori totali si era parlato durante una conferenza stampa della guardia di finanza. Nel corso dell’indagine erano stati scoperti 1.200 lavoratori in nero e 776 irregolari. Molti di loro erano stranieri privi di regolare permesso di soggiorno. E stranieri clandestini erano la maggior parte delle persone arrestate quel mercoledì dalle forze dell’ordine nel Nordest. Da anni culture criminali provenienti dall’est e dal sud del mondo si erano insediate nel territorio, la criminalità organizzata italiana era solo un ricordo dei cronisti di nera. Le prostitute, nonostante il freddo e la nebbia, avevano iniziato a battere fin dalla tarda mattina sulle provinciali. A quell’ora della notte avevano invaso paesi e città. Il settore tirava. Come quello della droga, del resto. In crisi invece la prostituzione nei night e nei locali di lap dance. I gestori dei locali notturni erano stati i primi a cogliere i sintomi della recessione economica. Industriali e professionisti che prima affollavano quei locali, spendendo qualche migliaio di euro a sera in champagne e donnine, si facevano vedere meno. Migliore dell’anno precedente solo la produzione vinicola le cui esportazioni erano aumentate. Anche quel mercoledì centinaia di casse di Marzemino, Prosecco, Sauvignon e di altri vini erano state spedite in ogni parte del mondo. A livello politico il futuro era piuttosto incerto, nonostante le elezioni avessero riconfermato il precedente governo regionale. Anche quel giorno c’erano state riunioni e incontri confidenziali nella maggioranza e nell’opposizione nel tentativo di ricucire le divisioni interne e gli scontri di potere. Sembrava che nessuno fosse più in grado di governare il futuro. Era stato un mercoledì come tanti. Trascorsa la ventiquattresima ora, la nebbia, spessa e lattiginosa, dominava ovunque. Il cuore del Nordest pulsava più lento approfittando della tregua della notte.
Massimo Carlotto- Nordest
questa lettura ha da essere continuata. Provvederò…
Grazie
…quel video!
una beatitudine!
peccato termini un po’ “in fretta” quasi mozzato, ma non ho colpa…sono andata molto ad est per trovare il video, prima o dopo ci devo andare, una mia carissima amica ci è andata per anni, ogni anno, prima di sposarsi ed è diventata anche buddista, a me non serve, credo di avere gìà incorporato la religiosità di questa impressionante bellezza in cui l’orrido sta dove non si pensa ma è vita, anche quella ed è una parte dell’intero che si approssima.Il testo? Sì, anche quello da leggere.f
che bellezza Fernanda! prima ho letto, poi ho guardato e mi sono rappacificata. Anche se il luogo che sembra di sogno é un altro, mi é tornata in mente la Norvegia, certe distese con le montagne a picco sul mare e tanta acqua tranquilla, che dà un senso di pace infinita. Lo scritto é forte, vero. Fa male eppure é ancora meglio della realtà, immagino
ho messo volutamente insieme i due mondi, quello coreano e il nostro, questo fertilissimo nord est che arriva fino alle Alpi ma come industria significa verona padova treviso, venezia è un mondo a parte. Qui in questo triangolo sono deposti soldi, interessi, manifatture e trucchi per produrre e arginare i danni, le grosse speculazioni e gli imprenditori che sono partiti con un debito in tasca e LA PASSIONE PER FARE STRADA. Ottica, calzature, pelletterie, enologia..e la cultura? Padova ha una grossa università ma utimamente i dirigenti del partito nei posti decisionali e chiave non hanno tutti il pezzo di carta da studio ma al max un diploma, l’azienda, il lavoro e il naso nel fare soldi li ha portati dove stanno e questa mancanza di cultura ha dentro anche la mancanza d’amore per il paese e il paesaggio visto solo come fonte di guadagno, di acquisto e vendita e tutto il resto, non loro, è nemico della vita. Tra nodi stardali, centri commerciali, industrie, terziario, logistic e trasporti, oltre all’inquinamento e all’addensamento edilizio attorno ai poli di prodzuine e tutto ciò che accorre come richiamato da calamita…ci siamo persi alberi, campi, respiro:vita. aggiungiamoci criminalità, gioco d’azzardo e prostituzione e vi accorgerete che non ci hanno fatto mancare niente. Alla fine c’è solo il camposanto, sempre meno praticabile tanto che non sanno più come fare, perché i corpi hanno tempi di scadenza lunghi, troppo lunghi e non si riesce a dare loro il giro con gli altri, in fin dei conti si continua a morire e gli affari non vanno male nemmeno in questo campo!
un attimo di ristoro…
grazie!
cri
qui a nord est non c’è più pace: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/07/veneto-cemento-asfalto-e-sporchi-schei/
ho sbagliato post…
graze di avermi indicato le giuste informazioni.
ormai sono senza parole di fronte allo scempio che si continua a fare, di luoghi, spazi, menti, ideali, di tutto.
ho letto ‘NordEst, Carlotto rimane una delle voci forti di questo tempo. grazie per il video che hai allegato, è un attimo prezioso.