m.m.
,
Aldina De Stefano è finalista del XXVI Premio letterario nazionale di haiku. La cerimonia si è tenuta ieri, 25 maggio 2012, presso l’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, organizzata anche dalle edizioni Empiria di Roma, dall’Associazione Nazionale Amici dell’Haiku di Roma, con il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone presso la Repubblica Italiana.
Certo sono di parte!… E mi rallegro, insieme con tutta la redazione, con lei, per questo felicissimo esito della sua poesia!
Sono felice di questa notizia, ogni tanto succede “la cosa giusta”.
Mi piace molto la scrittura di Aldina, amo la sua poesia, in particolare i suoi haiku: parole essenziali, limpide, come acqua chiara. Dentro c’é il tempo e lo spazio, c’é il silenzio e la purezza, il bello. Leggendo, si é pervasi dalla calma, ci si eleva. I suoi haiku sono lei, le sue montagne e il suo andare, il suo bisogno di solitudine – a volte scontroso – che chiede rispetto.
Suoi haiku sono editi (riviste, siti internet, libri, librini fatti in casa, librini d’arte..) e inediti, in attesa di pubblicazione.
Segue, in prima battuta dopo l’esito del Concorso, una mia intervista flash ad Aldina De Stefano.Buona lettura!
Vittoria Ravagli- maggio 2012
robin murril stabekis
.
– Perché, Aldina, preferisci l’haiku fra le varie forme poetiche?
Perché, vedi, ‘funziona’! Tu ora non ti sei soffermata su di me, o su di te, ma sull’haiku. Hai percepito l’atmosfera, e l’hai trasmessa. L’haiku è continuo movimento, trasformazione, coinvolge davvero autore e lettore, nella reciprocità del dono, dello scambio, della relazione.
– Mi racconti brevemente dell’haiku, quali sono le sue regole, la sua storia passata e recente?
L’haiku, nella storia della poesia giapponese, è un componimento di soli tre versi di 5 – 7 – 5 sillabe. Ogni haiku contiene una parola – kigo – che evoca la stagione che lo incornicia. In origine è la prima strofa di una poesia a catena di ispirazione leggera o d’occasione, che trova la partecipazione di tutti. Nel tempo, e gradualmente, si slega dai versi successivi e diventa componimento autonomo. E’ con Matsuo Basho (1644-1694), poeta viaggiatore, che l’haiku assurge a dignità letteraria ed autentica espressione lirica. Basho coglie la suggestione ed il fascino della natura nelle sue minime, quotidiane manifestazioni pervase, nella sua poesia, da una struggente e delicata spiritualità.
– E’ diffuso in Occidente? Quali sono le voci più note in Italia?
Sì, è diffuso, praticato, ma non ama la.. mondanità! Ci sono scuole e concorsi, con diversi orientamenti che tuttavia mantengono l’originale spirito che caratterizza l’haiku. La sobrietà, l’essenzialità. In un minimo orizzonte di parole l’haiku evoca semplicemente ciò che accade, ora. Anche in altre arti giapponesi (musica, teatro, pittura..) lo spazio non è un vuoto da riempire ma da valorizzare. Per certi versi, è una poesia … eversiva, ribelle… se paragonata alla nostra realtà ossessionata dal riempire tutto, impaurita dal silenzio, terrorizzata dalla solitudine, che zampetta in palestra ma non cammina con calma da sola per i boschi…
E’ apparentemente facile. Richiede tempo, pazienza, pratica quotidiana. Insomma è uno stare nel mondo, come esortava Basho, seguendo queste fondamentali regole: distacco per raggiungere la calma interiore; spirito e corpo libero da ogni desiderio di possesso; pace armoniosa con tutti; rispetto per se stessi ed il creato tutto, animato e inanimato, visibile e invisibile. E’ una disciplina che richiede molta umiltà, e voglia di migliorarsi.
Le voci più note? Claudel, Ginsberg, Borges, Sanguineti, Ungaretti… ma sul comodino ho ‘haiku di maggio’ di Mariella Bettarini.
– Mi pare una forma di educazione alla poesia molto adatta anche ai bambini: utile per dare il senso dell’essenziale, dell’armonia e del bello, per cui servono poche, giuste parole…
Se dovessi insegnare ad un bambino l’utilizzo dell’haiku in poesia, come gli racconteresti la filosofia su cui si fonda, come potresti convincerlo?
Il bambino, cioè la persona che non ha ancora ricevuto l’imprinting devastante dell’adulto!, è per sua natura costitutiva poeta di haiku, e filosofo. Consapevole di sé, è concentrato in sé, e dal sé irradia e si lascia irradiare, stupire, sorprendere. Guarda e si lascia guardare, con un autentico senso della meraviglia. Ascolta, sa attendere, indica un movimento, da’ il nome esatto alle cose, e nominandole le fa’ vedere, come se quel piccolo evento (il volo di una farfalla, il tuffo della rana nello stagno…) che accade in quel momento, e proprio lì, facesse al tempo stesso parte di un’armonia cosmica. E prima di far loro praticare l’haiku, stando chiusi in classe, li accompagnerei in un giardino zen, o nel mio piccolo orto. E camminerei con loro per i prati, senza una meta, perché la meta è il viaggio, il mettersi in cammino, immersi nella Natura tutta, che è vero, ama nascondersi, diceva Eraclito, ma al tempo stesso si svela e rivela allo sguardo attento e incantato.
Dunque, è una filosofia estetica, ed etica. L’haiku è spesso associato alla filosofia zen, all’arte della contemplazione, del risveglio. Credo che per scrivere, o leggere haiku, dovremmo andare a riprendere il bambino che è in noi, recuperare la perduta innocenza, e ricercare il nostro stato edenico, che è sentire in noi il respiro della Terra Madre.
Qualche haiku ?
Con piacere. Li dedichiamo ai bambini? Questi sono dentro le regole, ma non rigidamente, c’è una sorta di libertà espressiva, che predilige la sonorità, l’immagine.
robin murril stabekis
.
sul davanzale
sbriciolo un po’ di pane
e mi nascondo
.
colta al risveglio
m’abbagli e mi consoli
tu biancospino
.
cantate grilli
l’estate è ormai sfinita
e sono triste
.
l’erba falciata
da rumorose lame
muta ricresce
.
scrosci di pioggia
rarefatto silenzio
l’arcobaleno
.
sul vetro un tonfo
prepari arditi voli
piccola mosca?
.
antichi riti
le donne nei giardini
spargono semi
dominique piccinato
Riferimenti in rete:
Versi che aprono l’occhio,la mente e l’anima si affaccia, quasi si lascia toccare per un attimo, quello in cui la parola tace e si sdistende silenziosa verso un’altro rigo, come fosse una traccia del cielo quaggiù. Grazie a Vittoria per l’intervista, essenziale e chiara e ad Aldina per testi incantati.fernanda f.
testi bellissimi, incantata da tanta immediatezza e dall’apertura a cui, parole comuni, riescono a condurre.Grazie della proposta.Graditissima. Ottima l’intervista, mette a fuoco l’essenzialità del lavoro dell’autrice. Silvia
Carissime Aldina e Vittoria, mentre sono davvero felice dell’importante riconoscimento ai tuoi dolci hayku, Aldina cara, leggo con piacere l’intervista tra voi intercorsa, e ne sono lieta.
E’ bene si parli di questo “genere” poetico, tanto sintetico quanto straordinario. Ed è bene lo si pratichi con dedizione ed amore.
Un sentito augurio ad entrambe e un abbraccio dalla vostra
Mariella
Grazie Mariella, Silvia, Fernanda. E grazie Aldina che ci porge i suoi doni davvero speciali . Un abbraccio a tutte Vit
a fernanda, silvia, mariella, vittoria.
sono ancora concentrata sull’inusuale, per noi forse, cerimonia di premiazione dove protagonista assoluto é l’haiku, e la voglia di migliorarsi, migliorando l’haiku. con affetto accolgo le vostre parole ed i vostri sentimenti, che trattengo in questo mattino di maggio, colmo di profumi e canti di merli. grazie, davvero, aldina
….. bellissime le immagini!!!! aldina