Inizia con questa intervista un ricco ed intenso percorso, costituito da attraversamenti e intersezioni, innesti e coinvolgimenti in cui parola e segno si fanno comunanza, un solo gesto che è gesto di riconoscimento e consapevolezza del sé, nel cerchio dell’origine. Vittoria Ravagli, Octavia Monaco e Selene Ballerini hanno con maestria tessuto un prezioso lavoro di analisi e contestualizzazione, memorizzazione viva di elementi lontanissimi, arcaici, aprendone il seme fertilissimo davanti ai nostri quasi insensibili sguardi, dispersi ormai in tanta inutilità testuale, dimenticando le radici che ancora ci sorreggono. Questa intervista costituisce la PRIMA PARTE del lungo cammino in cui tutte/i siamo invitate/i ad inoltrarci rintracciando ciascuna le proprie impronte. Tutte le proposte saranno poi archiviate in Cartesensibili alla voce:
ARCHIVIO TEMPIQUIETI – Vittoria Ravagli- INTORNO ALLA DEA MADRE.
Buona lettura e buon cammino.
…
E’ Notte. La Luna ispira i sogni della Sapiente adagiata sulla propria Essenza. Lento il respiro, limpido il cielo, misurate le scorte, armonici i campi-scacchiera. Quali nuove dal Nord?
[Selene Ballerini]
Octavia Monaco- Inverno
Dentro l’inverno coricando il capo
misi tutto al centro del mio occhio
scesi profonda dentro le mie stagioni
bianco era e maturo il silenzio
sinistro il futuro
mentre nel passaggio rispecchiavo il mio passo
tra le acque del volto.
– Non premere il dorso di questa parola –
mi disse
era una voce
di dolore carica e di rimpianto viva.
– Non scacciarla nel fondo del tuo ascolto
lasciala
tra le maree muovere
questo viaggio senza sosta. –
f.f.
.
Cara Octavia, noi ci incontrammo in un marzo ormai lontano a Sasso Marconi, in una grande sala piena di donne, con due ragazze che lavoravano la creta, pannelli con i tuoi dipinti fantastici , disegni e sculture che evocavano “il linguaggio della Dea”. Era un otto marzo e c’erano anche tante poetesse e studiose a parlare di nostra Madre Terra, gruppi di donne che venivano anche da lontano; c’erano Anna Maria Farabbi, Aldina De Stefano, Sandra Schiassi, Lella Di Marco, Antonella Barina e tante altre.
In quegli anni, i primi del 2000, vivevamo un momento magico in cui la presenza di donne amministratrici nei nostri Comuni, ci permetteva di fare iniziative bellissime che ci coinvolgevano profondamente. Noi, a Sasso, avevamo come assessora alle pari opportunità Sandra Federici (fu lei che ti invitò ad esporre a Sasso ed é ora parte del nostro Gruppo Gimbutas) ed un sindaco donna; anche a Bologna vi erano situazioni favorevoli per iniziative di questo tipo, spesso osteggiate o ridicolizzate. L’Associazione di donne Armonie di Bologna, ha fatto in quegli anni convegni indimenticabili con studiose che venivano da ogni parte del mondo. Gli atti di quegli incontri possono dirsi testi di studio, di approfondimento.
Poi cominciarono a scarseggiare i finanziamenti, cambiarono le persone, gli interessi; una specie di torpore invase molte di noi; ciascuna ha continuato a coltivare le sue passioni, ma senza avere momenti collettivi di confronto rivolti ai grandi numeri. Eppure mai come ora ci sarebbe la necessità di unire le nostre forze, di fare sentire una presenza compatta e responsabile di donne portatrici di un’idea di pace e di rispetto, quella su cui ci hanno indirizzate le letture di Marija Gimbutas: il suo messaggio é quanto mai attuale e necessario. E’ impensabile un mondo in cui le donne vengono tenute in disparte, sottomesse a poteri maschili, portatori di principi che rendono inaccettabile la vita di tantissimi individui. La mancanza di equilibrio nella distribuzione del potere decisionale, porta alla rovina della terra, delle società che la abitano, di tutto il pianeta.
Della “gilania” scriveva Marija Gimbutas, della convivenza tra uomo e donna in un regime paritario di compiti. Noi, confortate dalle sue teorie, sappiamo di dover ritornare ad una società civile, evoluta, giusta, paritaria; al rispetto della natura. Perché questo avvenga dobbiamo abbattere il muro che gli uomini, con l’aiuto delle religioni, hanno innalzato contro le donne per millenni. Voi, le giovani, con l’aiuto delle donne anziane, dovrete nei fatti realizzare un cambiamento radicale, ancora appena accennato.
Abbiamo quindi in comune questa grande passione, questa speranza? Dimmi cosa ne pensi tu.
Condivido questi tuoi pensieri…Di passione è vero si tratta. Di patimento anche, invero. Fatico a prendere veramente atto della brutalità dilagata e dilagante. Anime ferite a sangue, a morte. Contorcimenti di pathos. Perché? Perché tutto questo orrore? Non mi do pace… Eppure sono altrettanto consapevole di altri potenziali che albergano o potrebbero abitare l’umano. Occorre amare per offrire altri possibili. Confido nel femminino. Come vestale conservo acceso questo fuoco…
Venendo alla tua arte, ho sempre pensato che nella tua vita di bambina o di ragazza deve esserci stato qualcosa che ti ha indirizzato con forza verso il tuo tipo di pittura, dove il sogno, il fantastico, la natura in tutte le sue forme, i simboli, sono al centro e richiamano in mille modi l’immaginario femminile, la Grande Madre terra. Mi racconti ?
Cara Vittoria azzardo un’ipotesi, ciò che ti racconterò è solo la messa a fuoco di una versione plausibile che come formula ripeto per abbozzare un disegno in grado di raccogliere e ordinare alcuni fili. Una parte del mio sangue è originario della Galizia. Spagna. Terra potentissima nei luoghi della Natura. Infiniti i ricordi, forse trasognati nello sguardo di me bambina. Tra gli altri “ l’abuela”, mia nonna, la curandera del paese, dispettosissima fino a divenire crudele. Le sue mani irrigidite dal lavoro nei campi mi parevano radici, i suoi occhi selvatici si spillavano all’improvviso trasfigurandola. I lunghissimi capelli argentei che raramentissimamente offriva allo sguardo altrui celandoli al di sotto di un consunto e opaco fazzoletto, la ritagliavano nell’orizzonte del mio sguardo sorpreso come fosse fatata. Minuta nel corpo e ineffabile nell’Essere. Come trascorreva le ore nei lunghi giorni solitari di pascolo delle vacche? Fu in quei frangenti che apprese l’arte del medicamento con le erbe? Ha travasato lei nel mio sangue, il sentore, la memoria, i vagheggiamenti di un Sapere antico? Ritrovo e ripercorro in questa mia Antenata la mappatura e la riproposizione del mio universo immaginifico. Le scenografie in cui colloco le mie figurazioni, sono l’eredità, il sedimento del ricordo dei boschi antichi incastonati di licheni e la vicinanza quasi profumata di quei cieli notturni e tersi, densi e stellati che abbracciavano quel micromondo gallego. Tali rimembranze, pulsano ancora vive, indimentiche e feconde nel mio profondo. Io, vaso per semplici ricordanze raccolte nelle brevissime permanenze nei territori materni, vivo da sempre nelle estensioni elettrificate, urbane, lontana dai luoghi dei miei antenati, nell’intima silenziosa brama di un arcaico che il mo cuore conosce e riconosce.
L’incontro con il pensiero della Gimbutas avvenne nei termini di una risonanza e di un riconoscimento, immediato, emozionato. Da quel preciso momento i miei passi sono più consci di un’appartenenza che la mia pittura vuole suggellare. Dea Madre, Grande Madre, sono per me sinonimi per il concetto di Vita. Pronunciando il termine “dea” intendo onorare il sacro che è in ogni aspetto ed essenza della Vita tutta, per la quale adotto il segno femminile in quanto solo menti patriarcali possono coniugare il maschile con la Generazione. Madre Natura insegna.
Nel convegno di Ca’ Vecchia del 2010, in Tempiquieti, con Cartesensibili, nei convegni Armonie e in tante occasioni di incontro, le tue immagini sono state il riferimento. Tu per molte di noi sei quella che trasmette il messaggio della Terra Madre con le immagini, così come Anna Maria Farabbi é, per me,una potente voce poetica della Terra Madre. Immagino che tu ricavi molta forza da questo riconoscimento collettivo. E’ così?
Sì, quando mi smarrisco, quando sui lumi soffia il vento mortifero dello scetticismo e del pregiudizio, sono le speranze condivise che mi rianimano. Come in un volo d’uccello, dall’alto prendo atto della tessitura alacre delle tantissime operosissime Donne e sento ravvivate le fiamme. Mi sento parte di questo variopinto arazzo. I vostri rimandi costituiscono il mio nutrimento, l’elisir che rigenera la linfa…
Nella tua splendida pittura , in cui tutto dà messaggi significativi, non casuali, ci sono degli ori, dei verdi acqua, dei bianchi, dei rosa-antico…tutto a me dà la sensazione del sacro, ma dimostri una capacità manuale che direi unica. Come nasce questa grande sensibilità?
Ho una formazione orafa. Risale al mio vero inizio. Questa esperienza mi ha educata alla paziente trasformazione della materia. Alla dedizione necessariamente sensibilissima nella Cura di ogni segno e della forma. Acuta la tua osservazione riguardo alla mia gamma cromatica. La tavolozza propone preferibilmente i colori degli ossidi, ovvero quelle tonalità create dall’azione del tempo…mi affiora alla mente una definizione che aleggiava negli incontri tra donne ai quale hai fatto riferimento, ovvero “arcaico futuro”.. a definire un fluire osmotico tra questi lassi indivisibili di tempo. In questa direzione opera la mia creatività, orientandosi negli spazi luoghi di confine e comunanze.
Posso dirti Vittoria che la mia pittura è per me come fosse un atto sacrale e devozionale nel senso di celebrativo , onorante e di profondissima gratitudine per il dono incommensurabile dell’Esistere e di ogni semplice respiro. Sollevo, apro, tendo le braccia al cielo. Così esercito il mio personalissimo acceso Sacerdozio. Dipingo dopo pranzo, preferibilmente. Un caffè, il fumo della mia elegantissima e affusolata pipa francese e poi infilo il grembiule mettendo in essere i gesti consueti di un quotidiano rito. Varco la soglia, così fa Alice, qualcuno commenta.Ciò che provo è un senso di dilatamento dello sguardo . I miei quaderni pullulano di ritratti delle mie creature. Di volta in volta eleggo una loro immagine e vi affido la mia pittura. Da sempre ho la precisa sensazione di essere solo un tramite, un vaso. Io, axis mundi. Mi sento sradicata se non posso trattenermi ”oltre la soglia” in ogni mio giorno. Questo il mio tormento, il mio ineludibile Richiamo.
Ricordo alcune delle tue prestigiose mostre, ma una in particolare, a Ca’ La Ghironda (Zola Predosa, Bologna), un luogo bello e luminoso. Venivi presentata dal prof. Celli. Selene Ballerini, grande studiosa della Dea Madre, ci accompagnava nell’interpretare i tuoi dipinti, le allegorie, gli archetipi, dando un significato magico e profondo al tuo lavoro. Hai passato diverse fasi, nel corso degli anni, che ti hanno portato dall’illustrazione delle fiabe (tradotte in tante lingue), alla pittura di immagini ispirate. A cosa stai lavorando?
Al momento le mie ambizioni si rivolgono soprattutto alla pittura. Devozionalmente. Appassionatamente alla pittura. Non libri quindi, bensì quadri. Mio un assunto desunto da una delle tante letture a riflettere sulla necessità di creare immagini di un rinnovato e Femminile divino. Rigenerate e rigeneranti visioni di Sacralità, questo il ruolo che scelgo e ho desiderio di attribuire al mio dipingere, la funzione prevalente del mio citato e generativo sacerdozio, laddove questo termine non implica la rinuncia ma l’esaltazione, la celebrazione, la vivificanza. Si inaugura in questi giorni attorno al ricorrente 8 marzo, una mostra che raccoglie illustrazioni e quadri in cui Paola Goretti li accompagna e li interseca con i suoi eleganti e suggestivi testi. Suo è anche l’intitolamento: “Solo per la Bellezza, gesti del tramandare”. Compartecipe la selezione delle immagini. Prossimamente, a breve, inaugurando per l’equinozio di primavera, sarà “Boschi Sacri” un controcanto in bianco tra le mie inedite opere, le candide sculture di Silvia Zagni e gli evocativi interventi scritti di Costanza Savini.
Sembri davvero la depositaria di un messaggio; sembri avere le chiavi di un racconto che si dipana via via nel tempo. Ma le tue immagini ed i commenti di Selene Ballerini che seguiranno su Cartesensibili nei prossimi giorni, guideranno alla comprensione..
Vuoi aggiungere qualcosa per chi ci legge?
Sì, un’esortazione per noi tutte, affinché non sia mai rinuncia, non sia debolezza né sia paura ma sia consapevolezza del valore del nostro collettivo e o individuale apporto, della necessità del nostro corale canto che convibrando potrebbe e potrà nel tempo modificare il corso di questa realtà attuale cieca, autistica e smarrita.
Vittoria Ravagli
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RIFERIMENTI IN RETE RELATIVI AI TEMI
Luciana Percovich: http://www.venexia.it/cms-oc/index.php?route=custom/authors&interview=3 ; http://www.venexia.it/cms-oc/index.php?route=custom/authors&auth=33
https://cartesensibili.wordpress.com/2009/03/11/marija-gimbutas-signs-out-of-time-di-luciana-percovich/
https://cartesensibili.wordpress.com/2009/03/11/marija-gimbutas-e-la-visione-universale-della-cultura-della-grande-dea/Tempiquieti).
Octavia Monaco- La cova
un giorno/ (un) sole nell’uovo/ e tutto iniziò/ senza fine fu [f.f.]
RELATIVAMENTE ALL’ARTISTA:
Octavia Monaco nasce in Francia nel 1963 da madre gallega e padre italiano. Dal 1970 vive e tuttora lavora in Italia. Si forma e consegue diploma Ecipar nel settore orafo. Profondamente interessata all’arte ed alla pittura, e particolarmente affascinata dal fiabesco si dedica con passione al mondo dell’immagine dipingendo da autodidatta. Nel 1991 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna che frequenta per un anno. Nel personale percorso di ricerca si confronta con le diverse soluzioni dell’arte contemporanea maturando nel tempo un linguaggio artistico fruibile anche da un pubblico raffinato ed adulto. Miti e fiabe sono per lei l’opportunità di attingere ad una intima poetica nutrita di sogni e sapienza archetipica. I libri che ha pubblicato hanno raggiunto bambini e ragazzi di molti paesi quali Inghilterra, Stati Uniti, Giappone, Corea, Francia, Spagna,Portogallo, Brasile, Messico, Finlandia, Germania. Tra i più recenti “Vi presento Klimt” e “La nascita delle Stagioni” “Van Gogh e i colori del vento” selezione White Ravens 2011”per le Edizioni Arka, il Guido Reni per le edizioni Bup. Ha dato volte alle donne della mitologia greca e della Bibbia per le Edizioni El, ed “Azzurrina” per Einaudi Ragazzi. “ Ballate per tutto l’anno ed altri canti” per le Nuove Edizioni Romane sono state selezionate per la BiB 2005. Ha esposto gli originali di “Vi presento Klimt “ alla libreria del Louvre nel 2004. Ha partecipato inoltre a diverse mostre personali e collettive. Nel 2005 è stata invitata a partecipare ad una mostra collettiva a New York nel Museum of American Illustrations e ad una personale presso Storyolpolis. E’ stata inoltre selezionata per il catalogo “ 200 Best illustrators worldwide” e in “Communication art” illustration annual 2004 California (Usa). Nel 2004 le è stato riconosciuto il premio Andersen come “miglior illustratore” per “ l’inesausta e caparbia ricerca figurativa nel suo percorso artistico; per la cristallina e preziosa bellezza delle sue immagini: per il mirabile e costante rapporto dialettico con i testi” Nel 2011 viene selezionata tra i White Ravens con il libro “Van Gogh e i colori del vento”
Nei locali di Sala Borsa Ragazzi a Bologna, sono visibili i suoi “Affreschi in Biblioteca”.
Da alcuni anni si è affacciata al mondo dell’arte approfondendo le radici del suo immaginario attraverso un personale percorso di ricerca artistica e pittorica. Oltre all’attività di illustratrice è impegnata come docente in corsi per illustratori, insegnanti e bambini.) Dal 2005 è docente all’Accademia di Belle Arti” di Bologna nella sezione “Illustrazione”.
RIFERIMENTI IN RETE : www.octaviamonaco.com
Quante, quante belle cose e quanto da dire, da fare, da educare in questa Italia misogina e ignorante.
Quando Vittoria mi ha inviato il lavoro da pubblicare in rete la prima cosa che le ho detto è che noi, tanti anni fa, ci eravamo incontrate proprio in occasione di un convegno in cui le partecipanti erano Octavia Monaco, proprio con l’opera che apre qui l’intervista, Anna Maria Farabbi e poi Aldina De Stefano, che ci parlò della sua ricerca sulle Krivapete e ancora altre, che ora, in questo nuovo percorso, sembrano ricongiungere i punti di un cerchio che si era, almeno per me, aperto. Quando si dice che il caso non è casule penso a quanto sta accadendo anche qui.ferni
Ciao Francesca. Ci siamo date il turno! Ora sono io a casa qualche giorno,spero passi presto, un virus influenzale intestinale,una passione proprio. Domani ci sarà un intervento di Selene Ballerini e poi anche dopo domani con testi di approfondimento di particolare interesse,sempre intorno alle opere di Octavia che hanno funzionato da fulcro.ferni
Mi piacciono tutte le opere di Octavia che seguo in rete da un po’ di tempo. Ottimo il percorso che seguirò con particolare attenzione, l’argomento trattato è tra i miei preferiti. Anghelica
Aspetto le altre parti del percorso che si preannuncia interessantissimo. Era ora se ne parlasse con ampiezza.
Cara Ferni, infatti non ti ho vista e ho immaginato. Forza allora! Guarisci
Come sai, la Grande Dea Madre, la sua presenza salvifica e assolutamente attuale è il cuore del mio romanzo e alla Dea ho dedicato molti studi e analisi. Ho iniziato da ragazza leggendo i bellissimi libri del grande storico delle religioni Uberto Pestalozza, che, ben molto prima della Gimbutas, già negli anni 40 e 50 mise in luce con i suoi amplissimi studi la presenza di una Grande Dea Madre Mediterranea o Pòtnia, Poi ovviamente gli studi di Gimbutas, che mi hanno permesso di ipotizzare, grazie al suo Linguaggio della Dea, la veridicità del mito di Medea e del suo essere di fatto una rappresentazione di una Dea Madre pregreca. E la Dea Bianca di Graves e altro.
Io concordo, con Octavia, sulla presenza sempre attuale della Dea. Sta a noi donne riconoscercela dentro e riappropriarci della sua potenza.
un argomento che apre molti sentieri, arriva sin qui dalla nostra mater mediterranea e i ritrovamenti del suo culto. bello e interessante questo percorso, grazie!
meraviglioso percorso ricco di suggestione, ricerca, nodi
molto interessante l’intervista e lo spirito cioè l’esortazione che alla fine giunge a scuoterci, liberarci, svegliarci
grazie per questa pagina e resto in attesa di leggere ancora
elina
é vero Fernanda che questo ritorno, questo nuovo incontro grazie ad Annamaria Farabbi e il ritrovarci tutte una ad una come successe allora, non sembra frutto del caso. Ti sono grata per queste opportunità preziose
Tra te e me, carissima Vittoria, il ringraziamento è la condivisione dell’agire affinché altre, insieme con noi, possano a loro volta amplificare l’onda del fare, l’essere è già agente. baci.f
Catullo ne sa qualcosa
Penetrazione, una preoccupazione romana.
Penetratori e penetrandi, uomini e donne:
schiavi penetrandi, ovviamente. Ma non solo.
Dominazione e possesso, o mancato possesso.
L’irrequietudine causata dal mancato possesso
o dal possesso vacillante
per infedeltà, tradimento, amicizia affievolita,
amore finito. Catullo ne sai qualcosa,
che non ti davi requie e continuavi a scrivere agli amici,
grafomane insospettito, pieno di languore
per l’intesa venuta a mancare con la donna.
Una attrazione diventata tormento.
Che toglie l’interesse a molto altro nella vita.
La tua armonia costantemente minata
ti fece anche mancare le parole, ridotto all’impotenza
per il bisogno di penetrazione, attiva o passiva
da parte degli amici rivali. Lesbia, la schiavitù in amore
né gli schiavi a disposizione hanno avuto molto peso in questo:
rapporti d’amicizia tra pari, totalizzante
erano il tuo pallino: la donna, l’efebo
(la donna più dell’efebo) non assurgenti alla dignità di cazzo.
Vi vedo ancora per Via dei Fori Imperiali, vecchi fascisti. Cazzi.
Trento, 12.03.2012
chissà perchè gli uomini riducono ad una limitata profondità la loro chiave di ade(scamento) della vita. Scendere nell’ADE è trovare il corpo sì-lente della DEA, è trovare il proprio buio nella cresta iliaca dell’onda che dal mare si solleva fino alla luce per un attimo, uno soltanto e subito si s-fa nell’acqua,la stessa da cui vita si fa l’a-mor-te in un abbraccio unico, universale, in cui ogni corpo è stretto senza possibilità d’esserne fuori,mai.Eppure l’uomo vede re-stringendo il vetrino sul capezzolo della vita e ne vorrebbe succhiare il latte senza sapere che beve lo sperma di se stesso. Grazie Arnold per la riflessione.fernanda
Mavro nero
Decostruiscimi, dea. Da una vita
bevo sperma da una girandola di corpi spuri avuti
per vie traverse. Questa noria fa acqua:
mi svezza, non gira più.
Ma il cammello accecato rimane a correre
all’impazzata intorno alla vera del pozzo,
e pompa. Ho curato la siccità delle mie vene
con la rugiada dell’Ade del genere umano,
il sesso. Supplente ansiolitico
del latte che mia madre non mi dava:
non ne aveva. Ora che l’elisir di lunga vita
bevuto, leccato, slinguazzato
attinto dalla schiatta dei miei fratelli
di latte, cioè di penuria
sta andando in polvere mi culli in grembo
la grande madre della dolce morte.
Trento, 13.03.2012
caro Arnold non riesco a leggere il rapporto uomo donna se non guardando ai guasti terribili che ci ha portato e ci porta il patriarcato. Non é questione di sesso, direi, ma di mancanza di equilibrio, di eccesso di violenza, di prevaricazione. Certo non si può generalizzare. Noi siamo troppo spesso viste come minoranze da zittire o da usare.
Ma io conosco la tua grande sensibilità…
Allora tu
vieni
in Me tu
sei te stesso uno
come ogni altro una
sola
vita
isola
la morte
nel ventre per disfare la tela
per essere finalmente senza più
n o m e n
senza nominazione
vertebra d’acqua nel tuo stesso grembo.
Per Arnold- f.f.
Qui dico il martirio di Homs
la colpa irreparabile di Assad, l’assassino.
Maschi, tutti maschi
questi votàti a massacrare,
squartare, incendiare,
calpestare con stivali chiodati
i corpi a terra.
Io maschio qui dico questo:
tralignammo dalla filiazione
della Terra
e intorbidiamo di bile
l’acqua
e gonfiamo d’idrocarburi bruciati
gli orti approntati alla semina.
Che cosa credi?
Fu altrimenti a Sarajevo?
E a Srebrenica? E a
Tien An Men?
Fu altrimenti a Ramallah?
E indietro, indietro, indietro.
Chiedetelo alla mente che
balzava coraggiosa, alta, limpida
di Anna Politkovskaja
e chiedetelo a Vladimir Vladimirovič Putin,
il macellaio innocente (innocente?) di Cecenia.
Chiedetelo alla mente
dilatata in lago immane di sofferenza
(lei per tutti noi, peso immane del soffrire
e del ricordare
su di lei
per noi tutti) di Amelia Rosselli
e stendete ai vostri fili del bucato
i fazzoletti bianchi che
las madres de Plaza de Mayo
indossano attorno al viso
bulinato di dolore:
nessun vento potrà mai rasciugare
il bagnato di lacrime
e d’ira.
(Chiedo scusa alle amiche e agli amici di CARTESENSIBILI, ma non ho saputo resistere alla tentazione di commentare anch’io in versi questa serie di interventi dedicati alla Dea: in questi giorni orribili – come se Auschwitz fosse stata dimenticata – si ripete l’offesa agli esseri umani e alla vita, l’osceno potere sembra essere maschio e sgozza le donne e i bambini).
se dea è vita e morte sono le aorte di tutte le vie che riconducono al sentiero allora questo testo doveva essere scritto e visto e letto e toccato ciascuno in sé dovrebbe lasciare segno come quelli che chiamammo primitivi e non seppero che toccare la parete dura della roccia, arrivando fino a noi oltre l’gnoto, che è lo stesso, quello che noi ancora abitiamo dimenticandocene e atrocemente abiurando la nostra ignoranza, abitando e governando a colpi di macerie con la nostra impotente stolta furbizia,mentre è cenere tossica quella che spargiamo sul nostro corpo,sulla nostra vita. Grazie per il tuo intervento Antonio.f
bene,veramente non sono sposata verginissima dea madre sempre terra meno cielo molto vicina all’acqua. per similarità.vittoria andersen.