Titolava così un articolo del National Geographic di qualche tempo fa: << Un mondo senza ghiaccio. La Terra torna al Paleocene? Alla fine del Paleocene la Terra era molto più calda di oggi e priva di ghiacci. All’incirca 56 milioni di anni fa un misterioso incremento del carbonio nell’atmosfera fece impennare le temperature. E la vita cambiò per sempre. Potrebbe accadere di nuovo?>> Forte di questa osservazione ho letto anche il testo di Nadia Agustoni che oggi riporto. Se il Paleocene ha come datazione d’inizio circa 65,5 milioni di anni fa, più o meno, e come conclusione 55,8 milioni di anni fa, circa, pensare che oggi, per colpa degli inquinamenti e dei disastri ambientali dovuti alla mano dell’uomo, ci ritroviamo lì significa che il progresso è un bluff che non ha portato da nessuna altra parte che alla capitalizzazione della fine e dell’inizio di una nuova preistoria.
Vedasi al riguardo:
http://www.fmboschetto.it/didattica/Anno_della_Terra/Cenozoico.htm
http://tour.cinemambiente.it/?action=film&id=3067
f.f.- novembre 2011
.f.f.- novembre 2011
.
Sul national geographic leggo il bollettino del clima
i ghiacciai che si sciolgono e la temperatura che sale
fino a noi dai deserti e andando di bolina, stretto il vento
a venti dall’orbita impazzita che scavano l’acqua, la terra
frana in calcarea ascesi e sembra non avere tesori
ma tenere il buio in cumulo di foglie nere
a fare fondo, torba…
non è metafora la strada gelata né la linea dei boschi
centrata in una solitudine di spazi in un resto
di case che costeggiano quel dimenticarsi del tempo
tra blairgowrie kirmacheal enochdhu dove
ancora giovane cammino, il passo teso nel freddo,
la giacca in cui affondo vedendo lo scoglio dei vuoti
il tumefarsi a sera del cielo…
c’è una sordità in quell’ora avanti la notte che incute
coraggio e misuro dalle finestre il nord tra gli alberi
le basse montagnole in cui brume e miraggi hanno taciuto
e mi perde il pensiero d’essere in bilico tra le cose
di avere come mosche che girano in testa, un solfeggio
stremato, un catrame in cui il passato
crolla a km…
a nugoli le pecore cifrano i campi di bianco, non c’è gesto
di braccia che possa muoverle, ma è l’impiccarsi d’aria
che soffiando acquosa scuote l’erba e i nidi di fantasmi
[fantastici
sgomitolano fin dentro le siepi, si riempie l’orecchio
del crac dei rami e in linea cobalto il meridiano
è dentro un vulcano d’ombra e nello steccarsi di richiami
gutturale un suono giunge lontano e vicino
tende le corde vocali…
la radio annuncia l’intensificarsi di una depressione
e l’inglese smorza quel terrore di perdita
quel no di lingua che interra la stagione e fa la specie
quando sragiona di sé e oltrepassa le uniche vicende
che abbiamo a cuore e ci stana somiglianti a conigli
che corrono, file di grandine e rumore
che decide la mappa immaginaria
delle fughe…
il clima freddo non perdona, gli uccelli
sono neri di rabbia e prendono a beccare la brina
o lo immagino e nel fumo che scorcia le highlands
i paesi diradano e c’è nei campi
un’assunzione aspra, un’attesa,
dietro lische di case a occidente, nel frullo
d’ali sull’erba che avanza per frammentazione…
l’aria è la scena muta di questa terra, grondaie
e una parete di gelo, il brillare di una greca nel suo disegno
stelle informali cui nulla può l’assillo del tempo
perché ignorano la loro strage e come un millepiedi
ho poligamia di passi dove arrivo, scarpe
che ingrossano e il fiato in nodi ventosi
che fa un fischio…
la via lattea l’orsa maggiore e la minore
sono segmenti ordinati da quassù, il cielo,
le galassie e qualche universo più in là l’iddio furente,
ci sorvegliano, pensano che mai avremo
l’approdo del mare e i ghiacci nella loro deriva
agganciando le coste mieteranno vita
luoghi verbo…
Nadia Agustoni
.
.
Riferimenti in rete:
Ho ascoltato con molta apprensione e preoccupazione quanto affermano gli scienziati relativamente al nostro pianeta, alla nostra casa.Sembra che le diverse potenze industriali ed economiche abbiano le orecchie tappate, non sentano il pericolo che tutti stiamo correndo a causa di una quanto mai scellerata corsa al guadagno quando ciò che si perde è la continuità della vita. bellissimo il testo di Nadia, che ci porta in viaggio tra i limiti che ci accolgono. Anghelica.
In Canada molti sono stati gli studi e gli appelli ma sembra che l’indifferenza ad un problema così vivo e importante sia globale, come dire che è meglio arraffare tutto ciò che si può oggi perché di domani non c’è certezza di nulla. Un ottimo intervento. Diane may
Tutti questi tremendi eventi atmosferici, che ormai flagellano la terra, si aggiungono alle carestie e alle guerre, all’intromissione delle borse nella trattazione dei prezzi delle materie prime.E’ un grande affare dove chi comanda e ha la meglio è perchè ha il potere dei soldi e se ne infischia della vita dei popoli.
Carissima Nadia, grazie di quanto ci hai voluto ricordare, di quanto la tua vivissima, attenta sensibilità ti ha suggerito per poi condividerlo con noi. La situazione è davvero tragica! Mah…
Chi sa se la Madre Terra ce la farà a “sopravvivere” a noi umani folli!
Un abbraccio da Mariella
magnifica!
si scrollerà, la terra, di noi tutti.
da qualche parte nel cielo resterà la poesia… spero.
cb