Ormai sono già trascorsi un certo numero di anni…Passa il tempo? Certo è che ora mi invia articoli e presentazioni di mostre da Londra. Così come l’ho ricevuta riporto qui la sua lettura e le sue note relative alla mostra di Ryan Gander, Locked Room Scenario.
Londra, 31 ottobre 2011
[…]
Domenica scorsa si è conclusa a Londra la mostra “Locked Room Scenario” ambientata in una warehouse di Hoxton. Non è facile descrivere di cosa si tratta perché più che una mostra sembra un giallo fatto di porte chiuse e sorprese.
Ryan Gander materializza il suo lavoro con film, foto, sculture, libri, installazioni, conferenze e performance nascondendo le sue storie tra castelli di carte, libri per bambini, ballerine di Degas e quadri di Mondrian scomposti. I suoi lavori sono spesso spiazzanti ma senza voler essere provocatori o fine a se stessi. Ancora una volta le nostre aspettative sono state prese in giro con questa mostra.
Locked Room Scenario può essere vissuta su diversi piani e in diverse situazioni: può cominciare ricevendo un messaggio sul cellulare o seguendo indizi che ci fanno partire dal pub dietro l’angolo. Tra telecamere di sorveglianza, porte chiuse e persone che ci seguono la chiave di lettura per capire la mostra è solo nelle nostre mani: c’è chi ha chiesto i soldi del biglietto indietro, chi ha litigato con i ragazzi sulle scale, chi non s’è accorto del cellulare che suonava e chi credeva che le ombre dietro le porte fossero manichini invece che persone vere. Pezzo dopo pezzo tocca a noi trovare gli indizi per ricostruire la mostra.
Ryan Gander è un artista inglese nato nel 1976 a Chester. Vive e lavora a Londra e nel Suffolk, Gran Bretagna.
In Italia si possono trovare i suoi lavori all’arsenale della Biennale Illuminazioni di Bice Curiger fino al 27 novembre e a Milano alla mostra che ha curato per Lisson Gallery “I know about creative block and I know not to call it by name” fino al 5 novembre.
Alla prossima!
Anna Stoppa
*
Riferimenti in rete:
entrare, sicuri di andare in un luogo preciso e trovarsi , anzi perdersi in luoghi che non hanno nulla che li identifichi.Oppure i luoghi sono scene vuote, sempre, che la mente riempie di oggetti, qualunque tipo di oggetto, musica, lettere, video, macchinari, suoni, odori,tracce di qualcosa che non c’è o se esisteva o esiste è sempre anche altro. Ambiguità di tutte le cose, i percorsi, un andare controverso senza seguire la corrente delle idee.Anche quelle altrove, in una mancata risposta delle cellule,non solo del cell. fernanda f.
in questa frammentarietà, nel luogo che entra l’altro nell’altro, trovo la porta vastissima, spalancata fino a dove puoi