DON TONINO BELLO E I SUOI POETI- di Marzia Alunni

L’iniziativa di aderire con la poesia ad un’opera di fede e memoria ad un tempo, come  “La Versione di Giuseppe. Poeti per don Tonino Bello” (Edizioni ACCADEMIA di TERRA d’OTRANTO – Collana NEOBAR), coglie un’esigenza di condivisione della fede oggi assai necessaria.  Per non vivere la privazione di Dio e l’abbandono del prossimo è importante riscoprire il verbo, la parola che ci accoglie nell’essere e di cui noi siamo parte come figli dell’Altissimo. Essa brilla, segno di luce spirituale, ma la forza più trainante è sempre nel testo scritto, parola di Dio o, in subordine, dell’uomo, ma esoterica. La scrittura, si caratterizza dunque per l’afflato mistico contrapposto alla ‘sapienza urlata’ del mondo che non consola, producendo unicamente babele e allontanamento.  A ben vedere, è impossibile parlare di poesia e fede senza menzionare l’uomo che le vive, è costui il fulcro, l’unione delle valenze più segrete che affiorano tra le righe dei testi proposti, sempre di un certo livello, a riprova della serietà d’intenti.  Una poesia che si leghi all’uomo, deve accogliere totalmente la figura-chiave del Cristo, se vuole offrire una testimonianza completa e totale.  Al Cristo, Dio-Uomo si ispira Tonino Bello, nel suo apostolato ma insieme pratica quella sua fiducia nella poesia che non si riscontra nemmeno nei letterati di professione: “Chi sa che qualcuno, complice la poesia, non venga più facilmente indotto a cambiare genere di vita.” Si vede chiaramente l’aspettativa, il rispetto dell’uomo, creatura di Dio, l’amore per la cultura che, se è tale, deve investire le corde più profonde dell’essere.  La poesia non appare quindi come uno strumento per altri scopi estranei ad essa, ma è la riprova che Dio è con noi e ci attende, escatologicamente, alla fine della nostra storia, privata ed epocale.  Nei testi presentati a ricordo del sacerdote, c’è una ‘verticalità’ dell’ispirazione che invita a meditare, ogni autore ha dovuto distaccarsi dalla commozione che nasce quando incontriamo alcune anime elette. Tutti i testi, infatti, sono pervasi dall’avvertimento, sebbene umile, dell’eterna comunione. Riconoscerne la potenza spirituale vuol dire annullarsi, senza perdere sé, piuttosto guadagnando in chiarezza e profondità espressiva, è questo il motivo per cui l’antologia presenta lavori di qualità che sono rappresentativi anche per l’iter poetico di ciascun autore.  E’ parte di quel “cambiar vita” cui alludeva Don Tonino!    Non assistiamo in ogni caso a conversioni “sulla via di Damasco”, ma ad un laborioso processo di lotta nei confronti di un mondo secolarizzato e deprimente nel quale l’uomo deve coadiuvare Dio per la catechesi.  La forza della poesia ha un impatto sui linguaggi odierni, perciò, correttamente, è stato dato spazio a voci assai diverse tra loro per ispirazione e strumenti espressivi.  In omaggio anche alle culture, troviamo la presenza del dialetto che ci ricorda le origini del sacerdote, prossimo alla figura semplice di San Giuseppe e vicino ai giovani.    Don Tonino è forse un tramite celeste, le sue parole sono mediate dai versi e i suoi discorsi aleggiano tra le righe dei testi, si tratta di un dialogo maturo.   L’antologia rispecchia un sentimento di apertura, denota l’impegno a riscattare gli strumenti espressivi dal mercimonio e dalla banalità, anche mediatica, che, per altro, distrugge la poesia come tale.  La sfida è rivolta principalmente ai giovani ai quali si chiede di prendersi cura di Gesù, di incamminarsi alla sua ricerca, lasciando dietro le spalle le chimere consumistiche.  Questo è un tema che affiora tra i versi dei poeti, nei microtesti da enucleare, centrato fra le scelte lessicali, sempre notevoli,  un’ispirazione che è pure sinonimo di ansia e pena a causa del materialismo minaccioso e invasivo del nostro tempo.  I ventuno poeti antologizzati convergono nel riconoscere alla memoria di Don Tonino un ruolo significativo di formazione.  Il senso è quello di una riqualificazione dell’uomo, da compiersi insieme, nell’amore che si sostituisce felicemente al possesso di cose e alla prevaricazione sull’altro. Regina di tutto il discorso è la poesia, parola inerme e nuda, ma con il potere di toccare le anime e aprire alle coscienze un varco da cui intravedere la speranza futura del paradiso.

Marzia Alunni- 31 agosto 2011

La Versione di Giuseppe – Poemetto per Don Tonino Bello, Edizioni Accademia di Terra d’Otranto, 2011

Testi di Cristina Bove, Doris Emilia Bragagnini, Simonetta Bumbi, Marilena Cataldini, Anna Costalonga, Fernando Della Posta, Margherita Ealla, Annamaria Ferramosca, Fernanda Ferraresso, Giancarlo Locarno, Abele Longo, Domenica Luise, Malos Mannaja, Nina Maroccolo, Vincenzo Mastropirro, Antonella Montagna, Stefano Giorgio Ricci, Antonio Sabino, Iole Toini, Pasquale Vitagliano, Carmine Vitale

Riferimenti in rete:

http://neobar.wordpress.com/poeti-per-don-tonino-bello/

25 Comments

  1. sarò ben lieta di accogliere la figura di Don Tonino nelle parole dei poeti che hanno tracciato segni e la parola sarà una scia luminosa di unione e condivisione
    grazie Marzia per la tua intensa lettura

    elina

  2. grazie, Marzia della tua lettura. sono convinta che don Tonino credesse nella poesia come parola non autoreferenziale, parola che solo può indicare, per ben fare. al dilà di ogni fede, questo è un chiarissimo e potente messaggio etico universale. ti abbraccio,
    annamaria

  3. ma dai che ero lì a soffiare quel venticello gentile che tiene tutti fermi e attenti! CONGRATULAZIONI A TUTTI VOI E AGLI ORGANIZZATORI, SONO DAVVERO FELICE CHE SIA ANDATO TUTTO PER IL MEGLIO. Ti abbraccio Annammaria.f

  4. Grazie, Marzia, di questo bell’approfondimento che dà risalto al senso più profondo che ha ispirato ciascun autore.
    è stata un’esperienza appassionante, perché al d là di ogni credo e religiosità, si avverte la comune aspirazione al divino, inteso come assoluto richiamo dello spirito.
    Abele Longo, che ha dato vita a questa raccolta nel ricordo di don Tonino Bello, è riuscito a far confluire le varie voci in una vera comunione di anime.
    di nuovo grazie a tutti , dunque, e a te che ne hai colta l’essenza.
    un abbraccio
    cristina

  5. Grazie a tutti voi e ad Abele che ha saputo valorizzare la figura, umana e culturale, del sacerdote attraverso i poeti. Sono lieta di aver potuto leggere e meditare. Marzia Alunni

  6. Ringrazio anch’io Marzia per l’accurata lettura, per me particolarmente toccante in questo passaggio: “Tutti i testi, infatti, sono pervasi dall’avvertimento, sebbene umile, dell’eterna comunione”.
    Ringrazio fernirosso e tutti gli autori, nonché i lettori, per questo ulteriore incontro. Un grazie particolare ad Abele per la regia.

  7. Una lettura accurata che mette in risalto quella dignità spirituale, così impoverita dai giochi di potere (anche nel micro),che gli autori, con l’umiltà dei veri poeti, propongono come principale strada per la salvezza del mondo, ispirandosi all’opera di don Tonino. Bravi tutti, ma tutti! grazie.
    sebastiano

  8. A proposito di:
    POETI PER DON TONINO BELLO- Accademia di Terra d’Otranto, 2011

    L’opera corale dedicata a Don Tonino Bello espone pubblicamente più che la creazione di un capolavoro letterario una necessità urgente, ignea, allarmata, di scendere sulla piazza della carta con un fuoco centrale incarnato dalla figura intera di questo uomo straordinario.
    Stiamo assistendo ad una degenerazione sociale e culturale istituzionalizzata che addirittura rimprovera schernisce devitalizza coloro che lavorano onestamente nella paziente lentezza del fare: siano essi poeti scrittori artisti contadini idraulici muratori insegnanti… Soprattutto noi che lavoriamo la parola con intensità intimità rigore passione siamo messi non in discussione ma polverizzati e banalizzati. Nascere un’opera come questa, dunque, significa creare risposta e individuare un fuoco permanente di testimonianza civile sociale prima ancora che cattolica. Significa indicare per nome e cognome una persona che è riuscita a vivere con integrità fede energia e creazione, malgrado tutte le correnti tsunamiche contrarie, compresa l’indifferenza, la rassegnazione, la pigrizia e l’indolenza. Significa vivere sfondando le mura del tempio, diventandolo terra tutta, con una responsabilizzazione dell’io nel noi assoluta. Significa mettere in bocca, sulla propria lingua (e qui uso questa parola intendendola come organo muscolare ma anche nella sua accezione linguistica), l’ostia praticandola. Questa è la mistica della creazione. Da qui dobbiamo rifondare la nostra concentrazione, le nostre scelte il nostro agire di lettura di scrittura di fare altro.
    La carezza di Antonio Bello attraversa molte pelli: quella dei poveri, dei disadattati, degli ultimi, quella degli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, quella dei pacifisti nella marcia a Comiso contro l’installazione dei missili, quella degli sfrattati che ospiterà in episcopio, quella dei tossicodipendenti di Apulia, creandogli un centro di accoglienza per immigrati, quella dei musulmani a cui donerà una piccola moschea per la loro preghiera…
    Le poesie intrecciano i passi di questo sacerdote, ognuna nell’identità di ciascun poeta, in una danza lirica dentro cui ciascuno canta riconoscendo l’esperienza grande di questo uomo e al tempo stesso valori condivisi.
    Non voglio entrare nello specifico letterario dei singoli poeti, ne conosco molti e studio da anni la loro arte. Sono qui per elogiare il coro e l’iniziativa, non la singola voce rispetto ad un’altra. Anche nella scia dell’esempio di Antonio Bello.
    Preziosa, davvero preziosa, è l’apporto bio/bliografico finale dell’opera. Inviterei a leggerla proprio dal fondo per incontrare ciascun poeta nelle sue parole non letterarie, ma scritte a caldo, intimamente, con cuore partecipato e svestito.
    Antonio Bello è stato un uomo eccellente, anche sacerdote cattolico: noi siamo poeti impiegati contadini muratori cittadini insegnanti con in corpo l’eredità. Dobbiamo rendere conto del nostro canto. Del nostro fare. Del nostro scegliere,
    Del nostro fuoco.

    Anna Maria Farabbi

  9. ero alla presentazione, era come sentire il cuore di Don Tonino. Pochissimi gli uomini come lui che non sono stati fermi, che non hanno solo parlato ma anche operato, come dice la parola di cui si faceva portavoce. daiana

  10. una lettura, la tua, che è conferma del messaggio. La tua voce si leva alta e, in coro con le nostre, diviene preghiera e canto…nel solco tracciato dal Don Tonino che tutti abbiamo imparato ad amare…grazie ad Abele ed alla sua grande ispirazione di devoto laico….

  11. Sono commossa, per la sensazione che, in questo momento spirituale, Don Tonino sia davvero con noi… Ho incontrato nella mia vita figure di sacerdoti che erano numinosi! Ne voglio ricordare uno, poeta e missionario, Padre Mike Peirano. Non posso dire altro… i ricordi m’inducono a fare rispettosamente silenzio. Mi limito solo a ringraziare particolarmente Anna Maria Farabbi per la meditazione mistica, intensa e pura. A tutti un abbraccio. Marzia Alunni

  12. “Nascere un’opera come questa, dunque, significa creare risposta e individuare un fuoco permanente di testimonianza civile sociale prima ancora che cattolica.” grazie soprattutto per queste tue parole, Anna Maria.
    le parole di don Tonino sanno parlare perchè sono luci su temi universali, su cose che fanno vita e danno senso, oltre ogni fede- non fede. e chi scrive investito da queste luci, non può che farlo come voce di tutti, per questo non autoreferenziale, ma che grida la gioia dell’incontro vero.
    annamaria

  13. Un GRAZIE di cuore, per il momento. Torno a commentare quanto prima, ho problemi ad accedere a internet qui nel mio Salento dove ryanair mi ha concesso altri due giorni di vacanze grazie a uno sciopero…
    a presto!
    abele

  14. Ciao Abele e goditi la vacanza , a volte il caso ci ripaga con qualcosa di cui avevamo bisogno, noi lo scopriamo dopo.Grazie per tutto quanto hai fatto. f

  15. Di nuovo grazie a Ferni, a tutti voi, e a Marzia Alunni per questa nota critica che coglie nel segno, nell’esigenza del bisogno di condivisione, di “fede” nel verbo, indipendentemente dalle posizioni di ognuno in tema di religione (non assistiamo infatti, come dice Marzia, a delle conversioni sulla via di Damasco). E la poesia è anche “afflato mistico”, e sull’invito di don Tonino, la nostra può essere vista come opera di resistenza contro quella “sapienza urlata” e il cinismo dei nostri tempi. L’amore per la cultura, per l’arte, è stato un fondamento della vita stessa di don Tonino. Don Tonino poeta, musicista, e uomo di sport, che vedeva nella “bellezza” la possibilità di salvezza.
    Grazie alla nota altrettanto incisiva e articolata di Anna Maria Farabbi che ha colto quella necessità alla base del progetto, di “scendere sulla piazza della carta” contro lo scempio e la devastazione sociale e culturale a cui assistiamo. Opera di resistenza la nostra, nel nostro piccolo, senza appartenere a correnti o parrocchie, sotto il segno di un uomo libero nel nome di quella “parressia” che, come osserva Anna Maria Curci, è “il parlar chiaro, senza paura, senza tentennare di fronte alle minacce del potere, quando bisogna rendere testimonianza alla verità” (http://neobar.wordpress.com/2011/08/21/anna-maria-curci-parresia/). Sì, “La carezza di don Tonino attraversa molte pelli”, e il nostro reading del 31 agosto è stato dedicato a quei migranti che proprio lì, nel Salento, vengono sfruttati in condizioni disumane come braccianti.
    Un abbraccio e a presto
    Abele

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