Abbas Kiarostami- due donne lungo la via
Dudici ( Dodici), il titolo originale del lavoro è questo. Dodici sono infatti i racconti che Flora Restivo raccoglie in questa proposta in prosa. L’avevo conosciuta attraverso i suoi testi di poesia, asciutti e allo stesso tempo diretti, come una fiamma che brucia al vivo, un lama che taglia. Qui invece, c’è una brace che piano, con agio e adagio innesca il rogo ma per non lasciare alla fine scampo a coloro che l’autrice ha messo nel mirino della sua inquadratura. Soprattuto la scadente umanità, messa a nudo in un mondo che si crede essere appannaggio del maschile, e invece è nitidamente ricchezza grazie alla creatività e alla forza della volontà, alla tenacia e alla intuizione femminile. Sono le donne, qui, che acquistano dentro ogni pagina una carica esplosiva. Le donne sono le dinamitarde di situazioni di indifferenza, di incuria e di compromessi omertosi, che Flora Restivo non intende lasciare coperti da disattenzione e mette in luce, tratto per tratto, in ogni suo passaggio, come sotto quarantena in queste dodici sezioni, come fossero stagioni di ragioni brucianti o agghiaccianti. Non mancano, come nelle stagioni, anche la primavera e l’autunno, che per Restivo diventano scrittura più lieve, quasi una favola da rileggere, a sé e agli altri, con la consapevolezza comune, che il tempo ha in sé chiavi e fatture per regolarizzare i tanti conti aperti delle nostre storie. Quasi tutti i racconti iniziali hanno questo temperato clima mite. Il fatto che siano ambientate in Sicilia, e l’autrice le abbia meditate e scritte in dialetto siciliano, alza di poco la temperatura rispetto all’italiano e non esclude la partecipazione di qualunque altro lettore originario e nativo di regioni diverse. La carica della lingua siciliana, offre colore, ma l’incisività sta nella sostanza, nel merito di quanto il racconto elabora nelle sue perlustrazioni all’interno del paesaggio umano. Il tempo, sia che si tratti di ricordi lontani, sia che si tratti di riflessioni di oggi, distende i territori mappandoli come un dominio virtuale in cui accedere da qualunque posizione e in qualsiasi momento. Quel re-ferente, l’uomo, unifica lo scorrere della storia all’interno di una trama temporale continua. E’ proprio quel brutto tempo incombente sulle donne che Restivo restituisce gravido di conseguenze, senza scontare nessuna spigolosità. Sia che si tratti di figlie, madri, mogli, amanti e prostitute, le donne reggono sempre il confronto tra loro. Non reggono invece i maschi, di uomini se ne trovano pochissimi qui dentro. Maschio definisce il sesso di una specie, di una razza, animale, che qui paga a caro prezzo ogni sua infamia e debolezza. Se da un lato il mondo dell’isola ingabbia chiunque nel tedio, nell’ombra, nella chiusura, persino della parola, e dello sguardo, per la donna è ancora più pesante la reclusione e per questo c’è, da parte sua e nei suoi confronti, un riscatto e una disobbedienza che la rendono capace di non essere succube come si vorrebbe. Arriva fino all’atto estremo, la donna, con una presa di coscienza e una lucida freddezza con cui si ripaga della ferocia subita, da ragazzina, ad opera di colui che avrebbe dovuto essere per lei segno di una responsabile fedeltà, del rispetto più integerrimo: il padre. Ma il padre è anche metafora per dire legge, giustizia. E chi legge arriva a partecipare di quella vendetta, pur sapendo che di un atto di sangue tremendo si tratta: il parricidio. Ma, sembra affermare la scrittrice in quelle pagine, il fatto era contronatura e la natura ha preso le parti di chi ha subito la violenza e l’aiuta a correggere le sorti, dentro quel pozzo che è la vita e la morte, assecondando il nascondimento a chiunque volesse ergersi a giudice. Qui le pietre sono state scagliate nel pozzo, nel cortile di casa, perchè come allora ancora oggi è la casa il luogo delle peggiori violenze subite dalle donne ovunque. Non sempre la partecipazione qui adottata da parte dell’elemento naturale riesce a liberare colei che è stata succube di gesti oltraggiosi da parte del mondo maschile e forse è per questo che l’autrice pare schierarsi e prendere le loro parti, sia con toni drammatici, penso al racconto relativo ai festeggiamenti dell’otto marzo, sia con toni più ironici e tranquili, il viaggio in Egitto. C’è un campionario, come quello delle stoffe, e dentro c’è tutta quella di Flora Restivo, abilissima a tracciare i contorni di ogni personaggio, definirne le aree e farli interagire per esaltarne quel pathos che rende le storie vive, vivide, non lontane e perse in un tempo sempre anteriore o impossibile. Ogni componente entra in una visione d’insieme dell’esistenza che non ha nascondimenti, in cui l’autrice prende sotto braccio tutte le donne e le porta alla luce del suo sentire, sorrette da una partecipazione mirabile a cui la logica, quella a cui vorrebbero abituarci sin da piccoli, s’inginocchia. Non l’ho potuta godere nella lingua originale, se non per qualche parte a cui riuscivo a tenere dietro la comprensione, in ogni caso potrò utilizzare il testo come una piccola Treccani tascabile del dire siciliano, in cui il colore della parola, il suono che si sbriciola o s’incunea, si tempera sul fuoco o taglia la bocca che la pronuncia, rendono luogo ogni anfratto di senso in esse racchiuso.
– Nun c’eranu stiddi e na nuvula, a la ntrasatta, avia cummigghiatu la luna.- La luna del crimine è complice di un fatto, maturato nel tempo, ed ora si è voltata, esponendo il suo lato di buio, capovolgendo il crimine da una mano maschile ad una femminile che prima lo subiva in silenzio. Il peso di quella nuvola , la cosa più lieve che c’è, tanto quanto lo è la fanciullezza di una bambina, di una ragazza, di una donna nei confronti di una storia, della scrittura di un fatto, nei confronti dell’atto che sempre le ha oppresse e schiacciate, si fa determinante, scivola il suo silenzio, assecondando il cambiamento. Come a dire che anche le altre, donne, in apparenza fragili, leggere, sono simili alle nuvole e come le nuvole riescono ad avere un peso specifico proprio, capace di cambiare il secco in tempesta, il verde in arsura e viceversa. Il diavolo fa le pentole, le donne i coperchi e la luna come c’insegnano a scuola, è fimmina, per questo mette il coperchio all’osceno che non si può sopportare. La luna scompare, arretra dal cielo, sta di guardia e non mette luce in quella scena orrenda. Persino la romantica luna delle serenate diventa, sotto l’abile regia di Restivo, quel fantasma di un teatro umano in cui la sua assenza è presenza determinante…
Ho detto luna? Chissà come girava storta la luna alle ragazze di quei tempi, chiuse dietro rigidità e silenzi che non erano per nulla celestiali! E chissà come gira storta la luna anche a quelle di oggi, che si vorrebbero ingabbiare in ruoli che non considerano le loro capacità in ogni settore esse operino e praticano, ma solo quei vecchi ruoli in cui lui è signore e padrone, lu baruni, e lei silente, succube e prostrata ai suoi voleri e alle sue voglie quanto lo può essere una pecora.
fernanda ferraresso – 29 agosto 2011
DUDICI (DODICI) – Racconti in siciliano
Edizioni del Calatino (Castel di Judica, 2011)
Prefazione di Marco Scalabrino
Traduzioni a cura dell’autrice
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Altri riferimenti in rete:
Ringrazio Ferni per la superlativa indagine svolta sul mio lavoro, la profondità delle sue osservazioni, l’aver colto, per intero, il messaggio da me rivolto alla “metà del cielo”, che più ha sofferto e ancora soffre per affermare il suo diritto ad esistere ed esprimersi in modo autonomo e fiero.
Non è un problema e si capisce bene, di regionalità, è un fatto incancrenito nel tempo che io, a mio modo esprimo e denuncio.
Grazie Fernanda, non preoccuparti della diversa dialettalità: se lo vogliamo, riusciamo a comprenderci e grazie per il “treccani” del dialetto!
Troppo buona.
Con affetto.
Flora..
Oggi, rileggendolo, ho corretto dei re-fusi. Mannaggia! Bisogna leggere e rileggere. Ho sistemato anche qualche forma. Grazie a te Flora. La lettura è stata, oltre che un’acuta e chiara inquadratura di un mondo che abbiamo ancora sotto gli occhi, anche al nord naturalmente, perché tutto il mondo è paese, una spassosa e sagace messa in scena dei caratteri. Dunque ringrazio io te, per il piacere che con il tuo libro mi hai dato. Ti abbraccio. ferni
Grazie Ferni per questa recensione così penetrante ed intensa del libro di Flora Restivo! Ho compreso che si tratta di vicende drammatiche che riguardano storie personali e “segrete”, violenze, abusi e soprusi nei confronti di donne; il mio pensiero è corso “Alla lunga vita di Marianna Ucrìa” ed al film “Volver” di Almodòvar. Sono racconti realistici in cui molte donne di ogni epoca e di ogni luogo si possono, purtroppo, ri-conoscere.
Grazie a Flora Restivo per “Dudici”, per avere posto l’accento sulla condizione femminile e sulla sua possibilità di riscatto dalla prevaricazione maschile ed ambientale. Sono storie di ieri e di oggi, speriamo non di domani. Che la musica possa cambiare, che il rispetto vinca sulla cieca sopraffazione!
Un caro saluto,
Rosaria
Grazie a Rosaria di Donato per il suo gentile intervento. Mi farebbe piacere farle omaggio di questo mio lavoro, impreziosito dall’analisi di ferni ineccepibile e, assolutamente, trascinante e appassionata.
Non sapendo come altro fare, invio la mia email:
flora.restivo@alice.it
La macchina infernale, non mi ha preso i saluti che esprimo a tutti quanti, con l’augurio di una serena giornata.
Flora.
anche se sono sessualmente dichiarato maschio, non ho mai nutrito sentimenti odiosi rispetto alle donne che, a casa mia, erano dichiaratamente in numero maggiore rispetto a noi, io e mio padre, a volte i nonni, e curavano noi tutti con un amore profondo. Oggi la famiglia si è aperta, ognuno ha una sua strada, alcune lontane, altri non sono più, ma il riferimento fondamentale per me restano le mie sorelle, donne magnifiche, tutte. Non posso capire chi sfrutta le donne o le perseguita o arreca loro offesa di ogni tipo, se non addirittura le assale, le picchia, insomma tutta la catalogazione delle nefandezze che ormai riempiono i giornali. Per tutto questo provo incapacità ad assolvere gli uomini.levis
Da quanto leggo non posso che condividere la posizione della signora Restivo e anche quella della signora Ferraresso che qui ospita il libro. C’è bisogno che le donne con mente lucida dichiarino, in ogni attività, la loro capacità di guardare in profondità cosa sia davvero relazione, non solo negli affetti, ma in ogni settore produttivo, creativo. Le donne figurina in cui vorrebbero costringerci sono solo sogni maschili. Grazie. Barbara T.
Grazie levisluis. Lungi da me l’idea di fare di ogni erba un fascio, ma davvero Fernanda, con la sua acutezza, ha evidenziato,un modo di essere in cui alle donne, nei secoli e ancora adesso, accadeva e accade, di dover subire e subire, per “amor di pace”, della cosiddetta famiglia, del posto di lavoro. …e via di questo passo, mille soprusi. C’è altro, nei miei racconti, ma, di certo, in genere. la figura maschile risulta carente e monca.
Grazie a Barbara Tomei. No, non siamo, né saremo “donne figurina”. Non possiamo star dietro o certi “sogni maschili” abbiamo molto da fare.:)
Mi spiace solo di non poter mandare il mio libro a tutti, questo sì.
Grazie ancora.
Fernanda Ferraresso e CARTESENSIBILI sono sempre attenti a proporre opere di qualità come l’odierno lavoro di Flora Restivo è. Sono pertanto ben felice e grato a Flora Restivo che ha voluto coinvolgermi in questa bella avventura. Scontato che condivido appieno il passo di Fernanda: potrò utilizzare il testo come una piccola Treccani tascabile del dire siciliano, in cui il colore della parola, il suono che si sbriciola o s’incunea, si tempera sul fuoco o taglia la bocca che la pronuncia, rendono luogo ogni anfratto di senso in esse racchiuso, ringrazio lei e Flora per l’affetto e l’attenzione e a loro e a tutti porgo il mio più cordiale saluto, Marco Scalabrino.
Ringrazio Marco Scalabrino, poeta, scrittore, critico, sicilianista di spessore, autore della prefazione al mio “Dudici”, che , circostanziata e ricca di passione, costituisce davvero “il dodicesimo uomo in campo”, giusto per usare un’espressione del gergo calcistico, ma, soprattutto, amico sempre presente e prezioso, per il suo intervento.
A tutti auguro una serena giornata, in questo morbido inizio di Settembre.
Ho postato stamattina presto il mio ringraziamento al caro Marco Scalabrino, ma la “macchina infernale” non l’ha gradito. Ho provato, ma…nulla-
Ci riprovo:
Grazie Marco, poeta, scrittore, critico, sicilianista appassionato. La prefazione che mi hai dedicato è il “dodicesimo uomo in campo”, giusto per usare un linguaggio calcistico, ma grazie, soprattutto per il tuo “esserci” sempre.
A tutti, un sereno giorno di questo morbido Settembre.
Non riesco più a sperimentare il modo per far passare il mio ringraziamento a Marco. La “macchina infernale” non me lo accetta.
A tutti un morbido Settembre.
La stessa cosa è capitata a Marco Scalabrino. Davvero non so spiegarmi come mai foste finiti tutti in spam, visto che in precedenza avevate già commentato ed erano tutti passati, i vostri commenti. Ora sono ripassata e ho visto 4 spam, che sono andata a verificare. Ed erano i tuoi commenti, Flora. Ne ho cancellato uno, perché era un doppione di quello visibile qui. Mi spiace, ma non so né il perché né il come accada. Dovrò stare più attenta a controllare quella casella, e semmai chiedere a wordpress. Ciao Flora e scusa per l’increscioso contrattempo. ferni
Ma figurati, cara Ferni, mi spiace di essere stata ripetitiva. Ti ringrazio di aver cancellato il superfluo. Mi scuso io con tutti voi per la noia di dover leggere le stesse cose.
Tanto bene a tutti.
Carissima Flora, leggendo le parole di Fernanda a poco a poco mi diventavano gli occhi lucidi… è davvero una grande professionista e con un animo sensibile, capace di cogliere sfumature della nostra cultura isolana che spesso rimangono inosservate. Mi trovo in accordo totale con ogni sua parola. Non finirò mai di ringraziarti per aver reso possibile tutto questo, grazie al tuo talento e alle tue doti umane, tutte cose di cui conversiamo quasi ogni volta che ci incontriamo e che non mi stancherò mai di ripeterti. Vorrei avere anche una piccola percentuale della tua capacità di trasmettere emozioni tramite ciò che “scribacchio” indegnamente. Ti voglio bene, Angela M.
Grazie Angela. Condivido il tuo apprezzamento per la splendida lettura che Ferni ha fatto, del mio” libriccino”. Sì, lei sa calarsi in realtà che sa far diventare sue, con una sensibilità ed una capacità che lasciano senza fiato.
Quanto al trasmettere emozioni, che dirti? Nessuno di noi sa valutare esattamente quanto ne sia capace.
Tu “scribacchia” e continua a “scribacchiare”
Buona domenica, Angela e grazie.
Ma dai, non ho fatto nulla di eccezionale, ho solo letto il libro e sottolineato quanto vi era contenuto. In ogni caso vi ringrazio. Rincuora che qualcuno legga i libri e anche si parli del loro contenuto insieme. fernanda
Ricevo oggi il volume di Flora Restivo mi sembra bello anche nella veste tipografica! Lo leggerò con calma: grazie!
Ancora un saluto a Ferni, Flora e Marco Scalabrino,
Rosaria
E’ bella la bimbetta in copertina, Rosaria! Sì, hai ragione, una bella veste grafica, curata in ogni particolare dal mio editore Giuseppe Samperi, amico, poeta di alto livello e, da ieri, anche papà per la prima volta. Un ringraziamento a Giuseppe e a voi tutti.
Flora.
Ringrazio l’amica Flora per le belle parole nei miei confronti. Flora Restivo è, a mio parere ma non soltanto, una delle voci più autentiche e originali del panorama letterario siciliano.
Colgo l’occasione per invitare gli appassionati di versi a leggere, per intero e gratuitamente, i miei de “Il miliardesimo maratoneta”:
http://regaloquestoinchiostro.blogspot.com/2011/10/il-miliardesimo-maratoneta_15.html?spref=tw
Grazie