entrare in un secolo o in un secondo per non uscirne più
perdersi perdere la strada per strada o
inciampare nei sensi nei mesi sassi del tempo
e delle tempeste grandine che cade
a pezzi e
buca gli occhi e la fronte.
Sapessimo
il perché e il significato se questo è
solo un indizio fasullo
…
Mi capita, a volte, quando leggo i testi degli altri, che le lettere si muovano, si spostino secondo loro propri percorsi. Capita che, alcune parole, cuciano ai miei occhi frecce, frammenti, o anche solo foglie, disegnino soglie e mi portino in altri rioni di quelle stesse sillabe, ricompostesi, come se fossero altre finestre, altri androni, cortili o regioni intere, da attraversare, sempre a piedi, sempre sentendo che i piedi sono la stessa sostanza che toccano ed è quella sostanza da percorrere. Non so, saranno i miei occhi ormai invecchiati e perciò incurvatisi, nella lente del cristallo, in cui il mondo si riflette ma mi capita di vedere cose, nascere dalle parole, in quelle seminate tra le righe come in una lingua di terra segreta, riposta in un altro pianeta, in un tempo che non ha orologi, solo frequenze, frequentazioni e nessuna certezza se non ciò che accade, senza averlo previsto, ma dentro, dentro di noi e ci anima oppure è, quella, l’anima.
Non credo né nelle epoche né nelle date. Non ci credo. Mi rifiuto ormai di stabilire il legame con qualcuno o qualcosa in base alla data. Non pongo limiti e niente è troppo astratto per essere vissuto. Credo sia questa la libertà che ci è data, e dura il tempo di una vita, un’unica vita, dentro cui tutto e tutti. Camminando in questa prossimità continua, entro anche le parole di Antonella Pizzo, quelle che ha deposto nel suo ultimo libro, Dentro l’abisso luccica la storia- L’Arcolaio Editore. Non l’ho letto tutto, ho incontrato un buon numero di testi in rete. C’era una voce, dentro, disseminata per agoni e crepacci, che mi richiamava, mi chiamava nei suoi luoghi.
C’è una lotta in quella voce, e c’è una resistenza, nelle altre eco di quella voce, rotta e moltiplicata, e c’è un rito, senza solennità, rigoroso e impenetrabile, che si ripete da un vita all’altra, tra una vita e l’altra, in cui ciò che ci precipita ci riafferra, più forte di quanto non possiamo immaginare, ma è corpo di tanti altri corpi, voce di tante altre voci a cui noi siamo, tra noi, dedicati, un pegno che si paga senza riscuotere mai interessi. Sembrano strapiombi i passi che noi compiamo, quando li si guarda dopo, dalla profondità in cui ci sentiamo sommersi dal tempo, perchè lo vediamo scorrere, sopra di noi, non dentro. Ci sono accadimenti impraticabili, che tornano sulle nostre piste e dentro le nostre parole, come lucide contrade, solo dopo secoli, trascorsi insieme in un istante, nel momento in cui si è sentito quella voce farsi suono di altre voci e si sono toccati i volti di tanti, tantissimi altri, invisibili: voci dai nostri confini più profondi. Noi accerchiati, noi il centro e coloro che stanno equidistanti da quel punto, la fossa, il precipizio, il punto da cui nulla sembra emergere, il punto che tutto assorbe e in cui noi appuntiamo la nostra mente, mentre l’anima perimetra le tracce che lasciamo, qui e là dovunque, senza mai vederle, finché. Accade che un attimo, in un istante qualunque, la trasformazione avvenga e riusciamo finalmente a dialogare con quella parte di noi che credevamo spenta, ci affacciamo su quel baratro in cui i suoni erano precipitati e ora ci chiamano, ci sostengono in equilibri che sono il nostro tu sulla verticalità della nostra assenza. E scorre il tempo, ora, in fiati che è possibile filare, con cui fare lavoro, una veste da abitare insieme, nella dilatazione di noi stessi, ogni istante tutti gli istanti.
f.f. – 4 luglio 2011
.
Sol Halabi
Da DENTRO L’ABISSO LUCCICA LA STORIA
.
abisso 1
entrare in un secolo per non uscirne più
perdersi per strada o inciampare nei mesi.
Sassi del tempo e delle tempeste grandine
che cade a pezzi e buca gli occhi e la fronte.
Sapessimo il perché e il significato
se questo è solo un indizio fasullo
un viottolo di campagna, una strada poco trafficata
un labirinto a volte, il verso acuto che fa l’oca
quando incauto lanci due dadi in alto e
uno cade in tonfo nel tombino.
.
[agonie 2]
vai e lascia che la tenda cada e la miseria avanzi
qualsiasi cosa che oggi si chiama domani
domani non avrà più nome o
che la identifichi come cosa certa, sarà ricordo
ombra, superficie intonsa.
Noi ci saremo ancora? Ci saremo a discutere sul da farsi
sul perché accadde il fatto che troncò la relazione
fra la bionda falsa e il tenebroso moro?
Sulla strada che conduce a damasco oggi nessuno cade
nessuno si rialza
.
[del nostro tempo]
se volete assemblo
se non volete sciolgo
rime e visi e profili che sono stati mal segnati
le bocche storte e gli occhi indietro
nel costato la ferita non guarisce
purulenta intona un lamentoso canto
chiamando a raccolta tutti i suoi compagni
il nostro tempo è questo e io lo vedo andare
.
Sol Halabi
intermezzo in forma di crepacci
[crepaccio 2]
se ho queste catene al cuore e questo peso di mancanza
che schiaccia ogni mia vertebra vorrei chiedere perché
quando era aperto e sorrideva
tu dicesti esploro e torno
e poi non sei tornata
dietro gli occhiali dicevamo
eccola che muove gli occhi e il braccio
mettiamole un dito dentro
perforiamole il costato
cerchiamole il cuore
ma il buio ti era entrato in corpo, ogni passaggio era sbarrato
baci ed aliti non bastano per ridarti vita e movimento
.
[crepaccio 4]
nei dettagli
nelle foglie rivoltate
nelle vene si intravedeva
il percorso fatto e quello da fare ancora
presente intendimento come è pesante la storia
che nelle spalle ci portiamo dietro masso sasso
che ci tiene sotto
.
[crepaccio 5]
ieri sera dal cielo cadevano bambini e cadevano cadaveri
veramente cadevano
io ho afferrato un bimbo al volo e l’ho portato in salvo
a casa mia.
alcuni cadaveri restarono impigliati nei fili dell’alta tensione
in confusione di interiora, di vene, d’arterie
nella vie dell’intero paese ci fu un parapiglia
un general fuggi fuggi generato dalla paura
di sporcarsi gli abiti firmati col sangue.
ma non si sfugge mai al proprio destino
so che un giorno potrebbe accadere anche a me
in montagna invece fu tutto più tranquillo
al cadavere che penzolava da un albero
fu intimato di scendere
ma poiché il morto non rispose e c’era un freddo boia
la gente fece spallucce e se ne tornò a casa a dormire
.
Sol Halabi
abisso 2
[tuta absoluta]
mutasti la mia pelle
che al sole si stendeva
nell’assolata terra che mi fu madre
rigoglioso il frutto vi cresceva
rosso e polpa da addentare
prima ancora di prosperare già sognava
di un ricco o un povero il suo pasto
un colore e un lucido che splende
muta la mia pelle e la mia vita cambia
germogli, foglie, fiori e frutti
tutto infestato
muta la mia pelle e cado
solchi e cicatrici e rughe
prima uovo, poi larva e poi crisalide
tuta absoluta
assoluta mutazione e morte
fine senza soluzione
finale soluzione lo sterminio
delle mie solanacee
.
luccica la storia
[mio fiume d’azzurro cielo]
come cade il fiume dal rilievo e come si forma
il torrente e la cascata e quanto è lungo il viaggio
e quanta l’acqua
che si riversa dalla scarpata in mille punti
grandi estensione di erba vergine
di ossido di ferro e tinta rossa
impetuoso arriva al salto e falce d’acqua in grande volo
in livello in grande gola
al ciglio e con gli spruzzi nebbia che ci avvolge
indossa il luogo dove nascono le nubi
mio fiume d’azzurro cielo e rosso terra e bianca schiuma
.
[argini]
se questo è il modo per arginare il fiume
per far sì che tutto si contenga e la riva basti e il letto pure
a confermare che la soluzione è quella
allora si faccia
se invece d’allenarci a raccogliere i frutti
sparando all’impazzata sulla folla degli uccelli
accorsi per assistere alla fine del tuttotondo
facessimo un punto fermo, una riunione mondiale
con diritto di parola universale
di bianchi e neri, di sporchi e brutti
di gente malfamata – perché affamata
al punto che più non torna –
si potrebbe fare che tutto questo si contenga
che la riva basti
e il cibo pure
.
Sol Halabi
[vorrei chiudere la valle]
il fracasso di gridi e la guerra dei mondi non mi fa riposare
vorrei chiudere la valle e la diga serrare
così come gli occhi che rivolti al passato
segnano un cammino non più percorribile
la rosa che cogliemmo appassì dopo un’ora
poi nulla fu come prima
sentimi se puoi, se puoi accoglimi
ascolta la mia voce e leggi i miei pensieri
verrà un giorno che non sarà un giorno
sarà qualcosa che non è qualcosa
indefinibile ma lo riconosceremo
perché avremmo occhi nuovi
e nuove rose ci fioriranno in mano
.
[dentro l’abisso luccica la storia]
meraviglia la sera che è scura e la mano che si alza
a tastare il muro
meraviglia che oggi sento ancora le campane
e la voglia di ridere
scoprire che, forse,
non tutto è perduto.
in fondo la sacca e la chiave
in fondo alla gola luccica la storia
della mia speranza
che viva sguazza e racconta che oltre le pareti
c’è un fiume e oltre il mare gli oceani.
portami al fiume
lasciami guizzare
fa’ che io sia la libera, la lucida
che veda e sappia dei girini
dei pesci e delle ninfee bianche
.
Sol Halabi
*
Riferimenti in rete :
http://antonellapizzo.wordpress.com/2011/06/16/dentro-labisso-luccica-la-storia/
http://marta-ajo.it/vis_dettaglio.php?id_livello=3504
http://82.85.103.115/Arcolaio/
http://rebstein.wordpress.com/2011/07/03/dentro-labisso-luccica-la-storia/
Un’efficace riflessione sull’ultimo libro di Antonella Pizzo, “Dentro l’abisso luccica la storia”. Suggestiva anche l’idea della disposizione soggettiva delle parole del verso. Un grazie profondo da parte dell’editore.
Gianfranco Fabbri
Grazie a lei e grazie naturalmente ad Antonella Pizzo. I suoi versi hanno qualcosa di mobile, all’interno, per questo è accaduto che le parole si spostassero e si configurassero come ho tentato di scrivere relativamente al testo usato in apertura della lettura. fernanda f.
Richiamata dal titolo del libro, ne ho percorso qui alcune tracce e, attraverso la presentazione, gustata dalla prima all’ultima riga, è nata anche la voglia di acquistare il libro. Grazie, è una gran cosa leggere e far fiorire la voglia di leggere. Roberta.
Poesia di crepacci e rocce fuse,questo mi sembra la parola Di Antonella Pizzo. Bella la tua lettura, Ferni, toglie qualcosa al peso che spesso è insopportabile, in ciascuno di noi, lo affranca ad esiti che ci sollevano dall’abisso. cecilia moschin
Gustate, le poesie pubblicate, c’è una tenerezza profonda, al fondo di ognuna, anche sè è magmatica la sostanza che esce da una ferita profonda, un crepaccio del corpo, nostra terra. giosha
Che dire, quando si ha al fondo, qualcosa che sembra precipitarti ancora più al fondo di stessa.E il fondo non si tocca mai, si spalanca ancora altra voragine. Mi domando se c’è davvero questa possibilità di galleggiare dentro le nostre vertiginose memorie. Grazie per questa presentazione, apre un piccolo spiraglio alla mia giornata. Ginevra.
Il tempo, il grande crepaccio, il tempo dentro di noi, come si sottolinea in questa presentazione e nei testi portati dal libro di Antonella Pizzo, che apprezzo ormai da lungo. Congratulazioni per questa nuova pubblicazione.
Un bel percorso, come capita di seguire in questo blog. Davvero forte la parola della Pizzo, e mediatrice la risoluzione di Ferraresso che allo smantellamento cui siamo soggetti offre “l’altro occhio” di noi stessi. Un piacere leggere entrambi. Lisa Craver
La più bella lettura dei testi di Antonella che ho letto finora.
fm
Grazie Francesco, dipende tutto dalla materia prima. fernanda
Mai come ora le tue parole le sento vere, o forse è questo paese, l’India, con tutte le sue idiosincrasie, i paradossi,le lacerazioni, la miseria e la ricchezza, la religiosità,una bellezza che ti assale quando nemmeno te lo aspetti. Grazie per questi testi presentati, davvero carichi di forza, e anche di ironia. Un bacio a te Ferni. Annabelle
Penso che lo cercherò questo libro. Grazie per la presentazione. federico
Immagini stupende a corollario, versi carichi, un mixer di emozioni.Reader
Grazie Fernanda per questa bella sorpresa, per questo suo percorso poetico attraverso e per tramite le mie parole, ne sono lieta. grazie!
E scorre il tempo, ora,
in fiati che è possibile filare
con cui fare lavoro
una veste da abitare insieme
nella dilatazione di noi stessi
ogni istante
tutti gli istanti.
Ringrazio tutti Gianfranco Fabbri e Francesco Marotta, che già conosco, e tutti quelli che non conosco ma che qui ho conosciuto, Raeder, Lanzi, Annabelle, Lisa, Aldina, Roberta, Ginevra, Giosha, Occhiblucapellineri. un caro saluto antonella dai capelli castani e gli occhi pure
occhiblucapellineri è Cecilia Moschin, una pittrice amante della Duras. Ciao Antonella e grazie per questa nuova prospettiva, per lo sguardo gettato là dove non si vorrebbe andarlo poi a cercare. fernanda
Post raffinatissimo, vibrante lettura di Ferni…”luccica la storia”: i versi che più sento miei:
[mio fiume d’azzurro cielo]
come cade il fiume dal rilievo e come si forma
il torrente e la cascata e quanto è lungo il viaggio
e quanta l’acqua
che si riversa dalla scarpata in mille punti
grandi estensione di erba vergine
di ossido di ferro e tinta rossa
impetuoso arriva al salto e falce d’acqua in grande volo
in livello in grande gola
al ciglio e con gli spruzzi nebbia che ci avvolge
indossa il luogo dove nascono le nubi
mio fiume d’azzurro cielo e rosso terra e bianca schiuma
Rosaria
Ringrazio tutti per la lettura, lieta che i versi di Antonella abbiano fatto strada verso ognuno di voi. Un bacio e un abbraccio particolare ad Annabelle, che spero torni presto. A Rosaria un grande grazie per la condivisione.fernanda
Grazie ancora a te Fernanda per questo attraversamento. mi scuso con Cecilia M., della quale mi era sfuggito il nome, occhiblucapellineri è comunque un bel nick, bello nei colori. un caro saluto a te e a chi si trova a passare a leggere i miei testi corredati dal tuo forte sentire. antonella
Versi maturi, profonda l’amarezza nei confronti dei propri simili,ma anche un’ampiezza e un’accoglienza per il genere umano dolente che non è facile incontrare. Congratulazioni alla poeta Signora Pizzo. Grazie per la presentazione,cercherò il libro. Angelo
Un gran bel post, davvero raffinato e profondo.Bella la composizione.Vi seguo, adesso che sono in ferie, con grande gioia.Grazie.
mariamar
Sono arrivata qui attraverso le immagini, e ho trovato un blog davvero molto ben curato, bello, ricchissimo.Vi seguirò e naturalmente grazie per questi testi, ti entrano in corpo come una mareggiata di emozioni. Federica
PIACIUTE TUTTE LE POESIE PRESENTATE. Sono andata in ricognizione anche ai link offerti come riferimento. Grazie Ferni, a breve anche il mio post ( un po’ particolare ma credo ti piacerà) e grazie ad Antonella Pizzo.
Veevera
grazie Antonella, grazie Ferni.
di farci respirare poesia.
cb
OGGI UN’ALTRA DOSE E DOMANI….UNA RACCOLTA! Ciao cristina,f
Grazie Signora Pizzo, lei mi fa sentire vivo. luciano bezzù
Ne aspetto delle altre, altre poesie con questa stessa carica, con questa volontà dentro la parola. C’è bisogno che si apra la parola dentro di noi. francesca
Entro in punta di pedi in un universo che mi scon volge poi mi rivolge a compiere gli stessi passi, passaggi: Benvenute siano queste belle e grandi poesie, che sanno circumnavigare ( il cuore lo s a fare), ma con una sapienza e parole ritrovate, perciò “inventate”. cara Antonella, ti dico grazie col cuore grato e ti dedico versi da me scritti sulla storia. “C’è gloria nella storia,/ nella avvenuta avventura umana /con poche cose ora imparo /dal buio, il ri-abbraccio.”
MPia Quintavalla
Grazie Maria Pia quando mi invierai qualche tuo testo? Non credo di averti mai ospitata. Fammi sapere.fernanda
Nei versi di Antonella, la vita è sempre, nello scorrere delle ore e del pensiero, e quell’Oltre è già il presente.
Infatti la presenza amata è nel ricordo di in un vestito che l’avvolse, di un fiore sospeso nell’evanescenza che la evoca.
è pura emozione.