marco campedelli
Una lama scura attraversa le cose. Apre
al pensiero che niente ha
conforto. E nessuna cosa sta ferma.
Un movimento che trasforma, inventa, trascina
carne e sangue, scuote
il sottofondo dove i rumori torcono una superficie inetta.
Così si fa presa sulla pietra, dove più forte
stride l’inquietudine,
dove si radunano colori che irrompono
violenti a fare strappi al buio.
Giorni sovversivi entrano
nel segno più mite, il luogo in cui minima
è la resistenza. Fanno brace di tracciati lenti, di curve
accennate appena, spingono il pensiero
a piombo contro il muro.
E poi il ritorno, come galleggiando, inermi, a svicolare
dalle troppe vene che non regolano il canto, lo gemono
come un nato mai.
Il tempo che manca.
Vado dove il territorio si fa denso. Dove le case
tremano, la luce sta
così vicina al buio
da farne graffio lungo i colpi
dei giorni.
E io vorrei arpionare quel sentiero, tenerlo
dentro i pugni, farlo
ossa, vela da sollevare dopo
le forme conosciute, dopo il bianco
sull’asfalto, dopo le voci dei bambini, i panni stesi.
.Iole Toini- 2 febbraio 2011.
.
mima l'anima la vita
qualcosa nell'aria
l'apertura di una rosa una voce alla finestra
semplicemente un gatto che salta
le lettere mai
non arrivano mai quando si aspettano
e mina la loro assenza scrive
nel tracciato disposto in noi
dentro la fuga da quei tanti non
noi appesi all'amo
in questo mito
immane universo che registra ogni mossa
nell'inventario mai in pareggio
e il mio tuo occhio resta a
peso come una lampada nella stanza dei destini
dove il mago organizza le sue compra-vendi-
te ancora carne fresca e vino insonne
che tra bocca in spirito ma langue in una carta
tra i tarocchi
.f.f.- in risposta,lo stesso giorno
marco campedelli
il movimento della lettura, il suo luogo (“territorio si fa denso”)
una tensione irresistibile anima la voce di Iole che domanda e dice
la lettera di Fernanda a parlare di un “inventario” (dunque luogo e tempo o anche luogo del tempo) “mai in pareggio”
una lettura ampia, un tessuto corposo per il lettore che si avvicina e guarda (e si guarda) e sente l’inciso “le lettere mai”
grazie a voi
Elina
“Vado dove il territorio si fa denso. Dove le case
tremano, la luce sta
così vicina al buio
da farne graffio lungo i colpi
dei giorni.”
“e il mio tuo occhio resta a
peso come una lampada nella stanza dei destini
dove il mago organizza le sue compra-vendi-
te ancora carne fresca e vino insonne
che tra bocca in spirito ma langue in una carta
tra i tarocchi”
Un tutt’uno di voci cristalline, un lamento sui tempi e sul tempo delle nostre vite, quel trovarsi contro un muro su cui il pensiero sbatte impotente. Una denuncia che viene dal di dentro, dal corpo-anima
che esplode in versi di puntuale bellezza.
Abele
il movimento della lettura, il suo luogo (“territorio si fa denso”)
una tensione irresistibile anima la voce di Iole che domanda e dice
la lettera di Fernanda a parlare di un “inventario” (dunque luogo e tempo o anche luogo del tempo) “mai in pareggio”
una lettura ampia, un tessuto corposo per il lettore che si avvicina e guarda (e si guarda) e sente l’inciso “le lettere mai”
grazie a voi
Elina
“Vado dove il territorio si fa denso. Dove le case
tremano, la luce sta
così vicina al buio
da farne graffio lungo i colpi
dei giorni.”
“e il mio tuo occhio resta a
peso come una lampada nella stanza dei destini
dove il mago organizza le sue compra-vendi-
te ancora carne fresca e vino insonne
che tra bocca in spirito ma langue in una carta
tra i tarocchi”
Un tutt’uno di voci cristalline, un lamento sui tempi e sul tempo delle nostre vite, quel trovarsi contro un muro su cui il pensiero sbatte impotente. Una denuncia che viene dal di dentro, dal corpo-anima
che esplode in versi di puntuale bellezza.
Abele