Tunisia a pezzi Howl Urlo Url- Doriana Goracci

Nel silenzio della notte,
quando l’universo si raccoglie
e la voce della speranza si nasconde
dietro l’orizzonte del sonno,
il tuono lancia un canto e l’universo ne ripete l’eco,
simile alla voce della verità
che grida dalle viscere della vita.
Si diffonde rumoroso
nelle valli deserte,
come un potente spirito
in fondo all’abisso. …

Abu l-Qasim ash-Shabbi, I Canti della Vita

urgente Tunisia a pezzi Howl Urlo Url

Nella notte dell’11 gennaio e in questa prima mattina, ho ricevuto un messaggio che vi invio tale e quale: ”stanno ammazzando il mio popolo, il popolo tunisino, per favore sosteneteci nella nostra rivolta conto la dittatura, vogliamo lavoro dignità democrazia e libertà  di espressione, cerchiamo di sensibilizzare gli  italiani abbiamo bisogno del vostro sostegno”. Si sa per certo che Ben Ali ha trascorso in massima sicurezza la sua notte ad Hammamet, sembra che la maggior parte dei voli da e per la Tunisia siano annullati e una voce…Bienvenue a Montréal les mafieux 11-01-2011 Tunisie sidi bouzid.

Gli avvocati liberi il 10 gennaio decidono come unirsi e denunciare con un video: Les avocats libres 10-01-2011 tunisie sidi bouzid

Per questa ragione, perchè ci vuole pane e coraggio,  mi ritrovo a scriverne, cercando di diffondere appelli, notizie  ed  immagini.


Da Parigi, nella notte, si manifesta…

In un  video molto chiaro su youtube, che ha passato la Censura, Tunisi chiude fino a nuovo ordine scuole e università , raccontano donne e uomini, mostrandoli, i loro pezzi di carta : “Il governo tunisino decide la chiusura fino a nuovo ordine  scuole e università. Tentativo del Presidente Ben Alì di placare la protesta che continua in tutto il Paese, contro il caro-vita e la disoccupazione. I giovani sono in prima linea. A Jelma, nella regione di Sidi Bouzid, tutti mostrano i propri diplomi: pezzi di carta senza valore.”Ho un diploma da tecnico superiore nei servizi sociali ma dal 2003 non ho più trovato lavoro” dice una donna.

Poi da Samalout, una serie di sequenze drammatiche, inviate dall’interno dell’ospedale, le immagini amatoriali sono state girate dai medici e da personale all’interno. L’appello è anche questo da FB e rivolto a cittadini tunisini: ovest centro medico del paese chiede una donazione di sangue enorme, perché molti feriti ne hanno bisogno! Si prega di muovervi e  dare il vostro sangue a coloro che hanno donato il  loro !!!!!!!!H…Avenue Abib Bourguiba (di fronte Palmarium): 14h-18h
Giant parcheggio: dalle 14h alle 18hUnité Centrale trasfusione …

Dai medici un altro breve video…e questa volta molto chiaro. Da youreporter.it,  diventa notizia con immagini, che “un ragazzo ha tentato, ieri, il suicidio nel centro della città presso la stazione di Habib Thamer. Il tunisino si è spruzzato di benzina, e a bloccare la tragedia sono stati un gruppo di giovani, i poliziotti sono rimasti a guardare senza intervenire. “Il suicidio è un atto di disperazione riprovevole e condannabile i nostri concittadini devono imparare a camminare per le strade, protestando contro i loro carnefici e non verso di sè  fai… valere il tuo diritto, La Tunisia ha bisogno di te!” Così risponde un giovane studente

Sappiamo da Rainews24 che :  “La polizia ha impedito a dei giornalisti di manifestare contro la violenta repressione del movimento di protesta in corso nel Paese da parte delle forze dell’ordine e contro gli “ostacoli” posti all’esercizio della loro professione.”Siamo un centinaio nella sede del sindacato nazionale dei giornalisti (Snjt) circondati dalla polizia, che blocca le uscite”, ha dichiarato Neji Bghouri, ex presidente di questo sindacato. “Volevamo manifestare per dire di smettere di ammazzare la gente, denunciare gli ostacoli frapposti al lavoro dei giornalisti a cui è impedito di rendere liberamente conto dei disordini che conosce il Paese”, ha affermato. “Chiediamo la libertà di stampa e la libertà di movimento per i giornalisti”, ha aggiunto. Secondo Bghouri, dei rappresentanti di diversi media della stampa osservavano ancora nel pomeriggio un sit-in nei locali del sindacato in presenza del suo presidente, Jamel Karmaoui. Secondo quanto rivela il sindacalista tunisino Naji al-Baghuri alla tv araba ‘al-Jazeera’, i poliziotti hanno avuto l’ordine di impedire ai cronisti di uscire dalla sede del sindacato per evitare che scendano in strada e manifestino contro il governo. “Ci hanno circondati e ci impediscono di uscire – ha affermato – siamo circa un centinaio qui in sede e vogliamo manifestare contro le autorita’ che applicano la censura e ci impediscono di dare informazioni sulle proteste dei disoccupati”.I giornalisti tunisini hanno proclamato uno sciopero in segno solidarieta’ con i disoccupati di Sidi Bouzid e delle altre citta’ del paese nord africano.La polizia tunisina ha sparato colpi d’arma da fuoco in aria per arginare i disordini in corso a Ettadamen, sobborgo a 15 chilometri dal centro di Tunisi. Lo riferiscono giornalisti e testimoni sul posto, indicato anche come Ettadhamoun secondo la grafia francofona.A Ettadhamoun i dimostranti hanno appiccato le fiamme anche a un posto di polizia, oltre che ad alcuni esercizi commerciali. Lo ha riferito una fonte sul posto segnalando che nella municipalita’ ‚ stata interrotta l’illuminazione stradale. La polizia sta facendo uso di lacrimogeni per disperdere i dimostranti.Nella localita’ a 15 chilometri dal centro di Tunisi, la polizia avrebbe sparato ad altezza d’uomo e, secondo testimoni contattati dall’ANSA, vi sarebbero morti e feriti. I dimostranti hanno anche appiccato il fuoco allo stabile che ospita gli uffici della municipalita’. In tutta la citta’ e’ stata interrotta l’erogazione dell’energia elettrica. La polizia, secondo le stesse fonti, ha bloccato tutte le vie di accesso e uscita dalla citta’.Anche uomini dell’esercito sono stati mobilitati a sostegno della polizia a Ettadhamoun. Lo si e’ appreso da fonti sul posto. I dimostranti hanno interrotto la circolazione sull’ autostrada che unisce Tunisi a Biserta.”

Non vi darò cifre di morti, ci sono solo menzogne nel merito, infami, ma aggiungo “pezzi” di interviste acchiappate quì e là, anche  perchè leggo…,seppure crcandole tra le ultime battute della stampa.

“È stata una giornata di funerali oggi a Kasserine, nella Tunisia occidentale al confine con l’Algeria, dopo gli scontri di ieri che hanno ucciso – dicono fonti dell’avvocatura – quattordici persone. Ed è stata ancora una giornata di rabbia, con nuove manifestazione nel pomeriggio che sembrano comunque non avere avuto conseguenze gravi. Stamani si contavano i danni e si rimuovevano i detriti lungo la strada principale, la gente si è raccolta a vedere un grande negozio di mobili completamente distrutto dalle fiamme, vetture incendiate, inferriate divelte. Ma da quella strada hanno cominciato presto a passare anche i cortei funebri con la gente a piedi o nei cassoni dei camion a percorrere il tragitto verso il cimitero. Alcuni cortei più composti, altri in cui i giovani scandivano la formula religiosa sul Dio unico, Allah, quasi fosse un slogan, in cui il furore oscurava la commozione. Funerali come proteste, dunque, per gente che ormai, in questa regione interna che lamenta di essere stata troppo a lungo dimenticata dal governo e deprivata della ricchezza e del benessere che si concentra sulla costa e nell’est del Paese. «Ci sono due Paesi diversi, la vita è così in Tunisia», dice Jamal, uno dei tanti giovanotti che sono passati a guardare i danni, per poi tornare ad attendere il nulla nel caffè centrale. Sono in molti a voler parlare con i giornalisti, ma si guardano intorno nervosi – sanno che le strade sono ancora piene di poliziotti in borghese – non vogliono rilasciare altro che il nome. «La gente non è violenta a Kasserine – dice Ahmed – il problema è la polizia». «Quella spara, è venuta dalla costa e ora è partita. È rimasto l’esercito, ma quelli vanno bene, sono dei nostri paesi». Qualcuno nota anche che ieri, durante gli scontri, chi cercava riparo dietro i camion dei militari lo trovava. E il discorso di Ben Ali ieri in televisione, con le promesse di 300 mila posti di lavoro in due anni e le accuse alle ingerenze esterne e agli atti terroristici? «Il presidente ha fatto tante promesse anche in passato, ma qui non è mai arrivato niente», risponde Mohmmad. Ma la protesta più lucida e militante è quella degli avvocati, da giorni scesi in campo a difesa dei dimostranti e dei loro diritti. Alcuni di loro hanno seguito con la toga i cortei funebri, e oggi parlano decisi, all’esterno del Palazzo di giustizia che affaccia sulla stessa strada. «Erano semplici cittadini disarmati che hanno trovato la morte sotto i colpi di tiratori scelti – accusa l’avvocatessa Salma Abbasi, una signora bionda e decisa con alle spalle 19 anni di carriera -. Io stessa ho visto che la polizia sparava direttamente sulle persone». «Noi ci chiediamo chi ha dato alla polizia l’ordine di sparare e poi di ritirarsi – ha detto, mostrando la pelle delle mani e del viso irritata dai lacrimogeni – La polizia ieri era qui per tutta la giornata e poi è improvvisamente scomparsa, subito dopo la fine del discorso del presidente in tv. Chi li ha fatti partire?». «Qui non ci sono terroristi – aggiunge, con chiaro riferimento al discorso di ieri del presidente – ma un popolo di cittadini usciti in strada per rivendicare il loro diritto al lavoro».In Tunisia «non c’è banditismo tra i manifestanti, ma piuttosto un banditismo di Stato», incalza l’avvocatessa Monia Bou Ali. «Ieri notte a Thala agenti di polizia cercavano di forzare l’ingresso di una farmacia, e sono stati i cittadini a intervenire per per proteggere il negozio». E proprio a Thala, dove sono morte tra sabato e domenica nove persone fra cui un bambino di 12 anni, aggiunge, «otto sono stati colpiti alla testa, al torace o al collo, il nono ad una gamba. Ma per cinque ore è stato lasciato senza soccorsi in strada, perchè a chi tentava di avvicinarsi veniva impedito, dicevano che era già morto». Un’altra questione aperta, quella degli arresti: gira voce in città (circa 200 mila abitanti) che ve ne siano state alcune centinaia. «Ma noi ne abbiamo visti a palazzo di giustizia solo cinque – precisano i legali – degli altri non abbiamo notizia». Ma ieri non è stato facile nemmeno per il personale dell’ospedale. Per gli avvocati sono circa 65 i feriti, anche gravi, ma già a metà giornata il personale – raccontano – non voleva più accoglierli, non avevano abbastanza sangue nè medicine. Oggi sono arrivati i rinforzi di personale, e nuove provviste di materiale sanitario. Quanto al discorso del presidente Ben Ali alla nazione, concludono, «non ha cambiato nulla, ha usato le parole di sempre, e quelle sul terrorismo per rassicurare l’America».

Cosa si dice dall’alto dell’Italia? “«Quello algerino e tunisino sono governi che costituiscono un’ importante presenza mediterranea anzitutto nella lotta al terrorismo. Noi condanniamo ovunque le violenze ma sosteniamo governi che hanno avuto coraggio e hanno pagato con il sangue dei propri cittadini gli attacchi del terrorismo. Questo non dimentichiamolo mai». Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, fa il punto sulla situazione in Tunisia ed in Algeria. «Sono fatti che mi preoccupano gravemente – ha precisato il titolare della Farnesina riferendosi alle rivolte in corso – ho apprezzato la decisione (dei governi, ndr) di ridurre rapidamente i prezzi». Secondo Frattini, la crisi in corso è «effetto della speculazione globale sui prezzi dei prodotti alimentari che Berlusconi aveva denunciato molte volte, da ultimo al G20 in Corea»

E siccome le notizie come le persone vanno, vengono e ogni tanto si fermano…Mi sento di libera di annunciare che IL TUTTO E’ FALSO…IL FALSO E’ TUTTO…e ci provo, tento di capire e passarvi quanto ogni tanto si ferma…Aggiungete quanto ritenete opportuno, e fate volare…le vostre, nostre comunicazioni.

Doriana Goracci

Riferimento in rete:

http://www.reset-italia.net/2011/01/12/tunisia-a-pezzi-howl-urlo-url/

Tunisia. Rivolta pane. Decine di morti

10-01-2011

America Oggi-http://www.americaoggi.info/2011/01/10/22468-tunisia-rivolta-pane-decine-di-morti

TUNISI. Le notizie che dalle regioni centrali del Paese giungono fino a Tunisi sono drammatiche, con scontri nelle strade che hanno causato tra sabato e domenica 14 morti secondo fonti governative, 28 secondo altre testimonianze, fino a 50 stando al sito online della radio tunisina Kalima. Ma la capitale sembra registrarle con ostentata indifferenza. La domenica scorre tranquilla nel centro, con i negozi chiusi, il vuoto lasciato dalla partita che si gioca allo stadio e tanti agenti in borghese a tenere d’occhio la situazione. Eppure, informa appunto lo stesso governo in un comunicato diffuso nel pomeriggio, 14 persone sono morte nelle ultime 24 ore nelle località del nord-ovest, Thala e Kasserine. E anche la tv di stato ha trasmesso per la prima volta un’edizione straordinaria con un servizio sugli scontri nell’interno del Paese. Ma un leader dell’opposizione Ahmed Nejib Chebbi, capo del Pdp (Partito democratico progressista) e candidato alle ultime presidenziali, aveva già lanciato l’allarme parlando di almeno 20 morti nelle due località, rivolgendo un appello al presidente Zine Abidine Ben Ali affinché dia alla polizia l’ordine di non sparare più. Deve “far cessare il fuoco”, ha detto, per risparmiare la vita di persone innocenti e rispettare il loro diritto a manifestare. Appelli analoghi giungono anche dall’Udu (Unione democxratica unionista), un altro partito d’opposizione che ha otto seggi in Parlamento, dal Movimento Ettajdid (un seggio in Parlamento) e dalla Lega per la difesa dei diritti umani (Ltdh). Quest’ultima ha chiesto di “rimandare l’esercito nelle caserme”. Ancora più grave il bilancio che trae nel pomeriggio il giornalista e blogger Zied el-Heni, una lunga storia anche per lui all’opposizione se è vero che il suo blog è stato censurato, dice, ben 180 volte. I morti nelle ultime 24 ore sono almeno 28, precisa, 17 a Kasserine, 3 a Rgeb e 8 a Thala, “due dei quali oggi mentre partecipavano ai funerali di altre vittime”. Fra i morti di Rgeb, aggiunge, anche una bambina che stava tentando di soccorrere un ferito. Quanto a coloro che hanno perso la vita dandosi fuoco, sono quattro finora, e fra questi anche un diciassettenne di una scuola ad Ariana, sulla costa orientale. Aveva partecipato ad una manifestazione con gli studenti del suo liceo e sarebbe stato punito. “E’ morto venerdì – dice il blogger – due giorni dopo essersi immolato”. Mentre in serata secondo il sito di radio Kalima i morti sarebbero fino a 50. E la gente continua a manifestare – aggiunge el-Heni – o almeno tenta di farlo. “Ma la gente va in strada non soltanto per protestare contro la disoccupazione e chiedere misure di sviluppo – aggiunge – Ora lo fa anche contro la corruzione”. Ormai la rabbia della gente ha superato il livello di guardia, dice ancora el-Heni, “anche se non è ancora arrivata al punto di non ritorno”. Insomma, il governo può fare ancora qualcosa per fermare l’ondata di proteste che da settimane continua in Tunisia: può por fine alla “confisca dei diritti civili”, spiega, e può “cercare un dialogo con tutti i soggetti del Paese e con la vera opposizione”, non limitandosi ad un “monologo con partiti che non rappresentano nessuno”, ma confrontandosi con chi ha idee diverse. A partire dal Pdp – spiega – e dai sindacati che ieri hanno portato a Tunisi la protesta. Di un potere che, anche quando sta all’opposizione, non è più in grado di trovare ascolto tra la gente parla anche Moktar Tlili, giornalista e membro del PSl (Partito social liberale), che divide in due anche geograficamente il Paese. “Ci sono due Tunisie, dice, quella più ricca della conta e “tutto un altro mondo, la Tunisia interna: qui mancano le infrastrutture, l’agricoltura è ridotta a zero dal clima arido e domina la disoccupazione”. Ma qui arrivano anche i canali satellitari del Golfo, aggiunge, impregnati di immagini di guerra e di politica mediorientale. “Per la prima volta vediamo la gente che si dà fuoco, un fenomeno estraneo al nostro Paese, che viene dalla televisione”. Insomma, conclude, il gesto di chi si immola cospargendosi di benzina non è troppo lontano da quello di chi si fa esplodere negli attacchi suicidi in altre parti del mondo arabo.

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http://it.peacereporter.net/articolo/26244/Tunisia%2C+continuano+le+proteste%3A+chiuse+scuole+ed+Universit%E0

http://www.nuovaresistenza.org/2011/01/11/la-tunisia-chiude-scuole-e-universita-lastampa-it/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/11/il-silenziodegli-amici-brucia-l’altra-sponda/85730/

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