John Henry Füssli – La morte di Edipo
TEATRO DEL LEMMING
EDIPO
Tragedia dei sensi per uno spettatore
Rovigo, Teatro Studio – dal 17 al 24 ottobre 2010
prenotazione obbligatoria
N.B. – lo spettatore verrà bendato
In un’epoca di pensieri deboli e di fragili idee sul teatro, questo lavoro implicita, innanzitutto, la necessità di un ritorno al senso originario e profondo dell’esperienza teatrale. Il teatro, al contrario di quanto comunemente si pensa e si pratica, non nasce come mera rappresentazione ma è, prima di tutto, accadimento: l’evento condiviso, da almeno un attore e uno spettatore, in uno spazio e in un tempo comune.
Se per i Greci Dioniso era il dio dei teatro, lo era per la sua capacità di instaurare, attraverso il teatro, il regno della con-fusione fra realtà e illusione. Da qui il noto paradosso che vede la tragedia operare «un inganno per cui chi inganna è più giusto di chi non inganna e chi è ingannato è più sapiente di chi non è ingannato». (Gorgia, B 23 DK)
Ma oggi, ormai, il gioco rappresentativo, esautorato ogni stupore, ci appare come una mera finzione che non “inganna” più nessuno. Seduti comodamente sulle nostre poltrone, abbiamo imparato ad addomesticare ogni qualsivoglia immaginazione. Questa distanza, questa assoluta passività in cui ci troviamo relegati quando andiamo a teatro, mima una più temibile passività che è quella delle nostre vite. A questa condizione il teatro può, e per noi deve, contrapporre il segno della sua differenza, che è quella, appunto, della condivisione di un’esperienza. Nel viaggio, che proponiamo allo spettatore in questo lavoro, sono comprese tutte le tappe e i temi sottesi al mito. Nel gioco drammaturgico che noi operiamo sarà però lo spettatore ad assumere il ruolo dei protagonista.
«Il rapporto del filosofo con l’essere» ha scritto Maurice Merleau‑Ponty «non è il rapporto frontale che ha lo spettatore con lo spettacolo, ma è una sorta di complicità, una relazione obliqua e clandestina. [ … ] Se la filosofia è scoprire il senso primo dell’essere, non si filosofa, dunque, abbandonando la condizione umana: è necessario invece immergervisi. Il sapere assoluto del filosofo è la percezione».
E così: il CORPO. Non soltanto il corpo esibito, frustrato, dilaniato o giocoso di un attore, e cioè di un altro. Qui è il mio stesso corpo a entrare in gioco. La crudeltà, (povero innominabile Artaud e ‑ ahinoi! ‑ troppo vanamente nominato) è spinta qui, finalmente, in direzione dello spettatore. Al contrario delle protesi tecnologiche sempre più esibite sull’altare di un’epoca disumanizzata, qui è il semplice nudo e organico incontro dei corpi a sancire la verità irriducibile della persona umana.
Edipo è un archetipo e ogni archetipo è un Universale Singolare. È cioè, qualcosa più grande di noi, che ci precede e che continuerà ad esistere anche dopo di noi, ma che allo stesso tempo si dà per ognuno in maniera irriducibilmente singolare. Ogni soggettività che incontra lo spettacolo sancisce così anche, e qui davvero, l’irripetibilità dell’evento. Lo spettatore, in questo lavoro, è personalmente chiamato a rivivere l’esperienza di Edipo, cosicché le lacerazioni dei protagonista diventano le sue. Oscar Wilde diceva che il teatro è come uno specchio tenuto davanti alla natura.
Qui, come novelli Alice, gli spettatori sono finalmente invitati ad attraversarlo.
Massimo Munaro
Lo spettacolo prevede l’ingresso di uno spettatore a replica – dieci repliche al giorno
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA allo 0425 070643
Teatro Studio Viale Oroboni 14 45100 ROVIGO
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