julieanne kost
Giampaolo De Pietro: se cerchi in rete trovi poco, pochissimo, forse è un gran risparmiatore, un parsimonioso delle parole scritte, dei testi di poesia. Hanno scritto di lui alcuni siti web ( Pigreco di Federico Federici , Nazione Indiana, Imperfetta ellisse,…). E’ una scrittura al risparmio, come capita nei campi di terra che ricevono poca acqua e in cui ogni filo d’erba è un segno tangibile della presenza, del radicamento profondo, ma anche del rispecchiamento di una fatica e di una mancanza di comunicabilità visibile tra i mondi. Ci sono tracce e fruscii, segni di grande labilità come ogni movimento porta con sé, anche quando è la causa dei grandi mutamenti.
Sebastiano Aglieco, in una sua presentazione, ci parla di Tre righe di sole che è la prima raccolta , dice, e nasce dai taccuini di Giampaolo De Pietro. Una raccolta di poesie ma anche di elementi di vitale importanza: nuvole, luci, ombre e penombre, foglie come fogli di un album da sfogliare, istantanee di oggetti, dialoghi con il vento, i suoni che ci restano appesi, impigliati, disarcionati, articolati e tempestati di tempo. Nomina le cose, quasi come fosse la prima volta e per questo inventa parole, i suoni in equilibrio con le cose osservate, nell’atto d’essere quel preciso movimento. E capita di leggere delle inquadrature prese di scatto, come voltandosi e lasciandosi imbrigliare nel movimento, finendo di trovarsi anche lontano, come in un salto senza tappeto elastico.
E il dolore sembra non esserci. Sembra, ma anche lui ha fissa dimora qui dentro, e sta in uno spazio minuto, ogni volta che si mette un punto e non si ricomincia con una maiscola. Ora, qui, direttamente, gli domando a nome di tutti, in modo che non possa ritrarsi, perché non ce ne mandi? C’è bisogno di nuvole, di sole, fossero anche solo tre righe.
f.f.- 7 ottobre 2010
julieanne kost
Da giorni fotografi il mare, il cambiamento, studi probabilmente le onde e poi le riporti in un grafico dentro al quaderno; tuo cambiamento. da giorni stai trattenendo il respiro, e il mare ti guarda, fotografo anche lui dei tuoi cambiamenti?
*
settembre è di cotone e non c’è niente da sottolineare al mattino forse rimare le righe al cuscino mirare le stime le cose e non scomparire oltre esse, terminare un lavoro progettarne un altro che faccia ancora da sensazione al cotone e aspettarsi poco altro settembre del resto e infine incline a un vento neppure risolutivo ottobre metterà una tenda e una stima anche lui e va bene. e le cose lì, che non si sottolineano, a non sottolinearmi
*
Come fece la luce a stratificarci
a ridarti di mio l’idea di un vaso della tua terra concimata
pieno corpo alveare
di cielo prato
*
L’aria che ride
di spalle
ogni tanto
rinasce e riparte
senza lasciar molte
tracce al fruscio:
una scia una beige
dissolvenza. Il
vento e l’aria di
cemento – (mi
manca?) – Il fiato
rigato e leggere
– tutti e due gli accenti –
macchie della
carta non parole
forse interstizi
come spazi di una
intermittente
esitazione nella
scelta dal catalogo
delle emozioni (de)i
fini frammenti. Cosa
prende forma da
cosa, avrà riflettuto?
.
julieanne kost
.
dietro le
orecchie
c’è un altro
sentiero, accanto
il sentire un mare
fermo, niente di
uno stagno né
di un oceano, solo
una volta l’ombra
raccolta tanto da
rimanere nascosta
a noi stessi e al canto.
Paure di gomito.
Ritorno ad un palmo.
(O, mio destino,
voglio non poter
fare a meno di
questo giardino di fiati…!)
*
I versi sciolti o liberi
del viale alberato. Zona
dal verde respiro, accamparvisi
come con le tende, le scelte prese (fatte, campeggiate).
*
sono dove mi sono
messo, e una domanda
rifrange l’altra e l’acqua
varia di rotta, il respiro
in bianco e nero come
un fondale si muove dentro
il mare, mettersi al pianto
o piangere, ci sono delle
cose che ho vissuto perché
non so spiegartele, cose che
vivo senza spiegarvi se, come
perché e dunque. dove?
.
julieanne kost
I pensieri in fila indiana e i pensieri tra le foglie e i rami e la luce attraverso che ricorda i ricordi. Fin’ora mi pare di avere viaggiato chissà perché e dove, come per lettere
.
julieanne kost
Giampaolo De Pietro ha trent’anni più uno. Scrive “per difetto” da quando si inaugurava tutto con “la calligrafia prima di ogni altra forma di istruzione” e si imparava a leggere i quotidiani al contrario. Nella primavera del 2008 ha raccolto la sua prima forma-libro in “tre righe di sole” per Archilibri (collana Verso Sud) delle Edizioni Salarchi Immagini (Comiso).
Il sito di G. De Pietro http://gpdd.splinder.com/
chiamiamole “tre righe” e poi aggiungiamo il sole, il mare, il vento, il respiro, le case chiamate “nidi”, il sentiero, il viaggio
forse non so dire bene ma leggendo ho sentito accrescersi il numero degli elementi, come guardare una macchia di inchiostro “allargata” o leggere tante lettere di un solo mittente
colpita dalla nitidezza della visione “non facile”, percepibile a volo d’acqua
Elina
grazie!
g.