Quali sono gli incroci da attraversare? Quali sono le creature da ascoltare? Quali cantano con la vita aperta, lavorata, centellinata, modulata dal silenzio, con rigore e passione? Dobbiamo rendere conto delle nostre scelte, delle nostre letture, delle nostre scritture, del nostro portare agli altri. Dobbiamo riuscire a fermarci, rovesciarci. Piantare il punto in petto, in gola, e nascere a capo.
Qui, sulle assi delle scrivania apro e sfoglio e butto tutta la luce della lampada dentro le pagine della rivista
INCROCI, semestrale di letteratura e altre scritture, diretta da Lino Angiuli, Raffaele Nigro, Daniele Maria Pegorari web – http://incrocionline.wordpress.com, edita a Bari dall’editore Adda.
Sempre ricchissima, in questo numero tuttavia si presenta folgorante. Un’intera sezione a cura di Giuliana Lucchini è dedicata alla grande poesia dell’amica Assunta Fininguerra, con l’omaggio di poeti e intellettuali che l’hanno conosciuta, stimata e amata. Prima di ogni voce, Lino Angiuli crea una soglia viva dentro cui scrive la sua straordinaria lettera all’amica poeta, toccando le vene profonde della sua ricerca artistica e linguistica. Sei pagine tra le più intense e significative che ho letto negli ultimi anni, incise con il proprio sangue e respiro su fogli fatti di terra più che di carta.
Il peso poetico di Lino Angiuli è rilevante, lo sappiamo. Come del resto quello di Assunta Fininguerra. Entrambi sono, per me, quelle creature opere utili alla nostra sosta. Energie di luce. Ciò che, appunto, mi spinge ad un rilievo insistito è l’interità con cui vivono la poesia, con orecchio assoluto, umiltà, scarto dal solito teatrino abbagliante. Uso volutamente il verbo presente anche per Assunta.
Lino Angiuli, scrive la sua lettera in cui dettaglia con lente d’ingrandimento il suo alfabeto, interroga il suo dialetto, i morti a cui rispondere con responsabilità cosciente. Chi lavora come me lingua e dialetto e petto non può che trovare insegnamento ed emozione nel suo spaccato. Ma anche chi lavora sé stesso come lettore o lettrice assimilando il mondo che incontra e incrocia non può non essere meravigliato di quanta profondità e onestà viene messa a tornio.
Forse il caso o forse gli dei mi hanno spinta a Benevento, davanti al banco del libraio, per comprare, dello stesso Angiuli, la sua raccolta poetica
VIVA BABYLONIA, Lietocolle, 2007
Utile prefazione di Raffaele Nigro.
Ho sentito l’opera in perfetta coniugazione con quella lettera, come fosse stata una, nel seme stesso. Brevissime poesie, nella lingua di Valenzano, la sua comunità d’origine a pochi chilometri da Bari, creano riflesso nella doppia traduzione: quella in lingua italiana e via via con altre di nostra madre terra, firmate ciascuna da mano diversa, in una compartecipazione creativa unica. La lingua euskera, albanese, giapponese, romancia, allega, grica dell’area salentina, cinese, lituana, catalana, siciliana,sanmarinese, greco-antica, francese, norvegese, turca, spagnola, hindi, corsa, inglese, latina, portoghese, in patois franco provenzale, serba, maltese, monegasca, tedesca, araba, gallurese, kiswahili, palestinese, lingala, ebraica, afrikaans, finlandese, gaelica, bengalese, dialetto monopolitano, svedese, lussemburghese, olandese.
Le ho nominate tutte per rendere il registro linguistico dell’opera che invita a un’essenzialità corale, in cui l’io di ciascun autore si scioglie nel liquido amniotico dell’origine (babelica).
L’opera è corredata da un cd rom, lavorato con la figlia Giorgia, a cui auguro di continuare a coniugarsi ancora con il padre in questo innesto reciprocamente creativo.
Lascio la poesia in lingua italiana che conclude il libro. Goccia d’oro.
Toccando un pesco
ha preso fiore un dito:
rosa infinito.
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Ancora sull’autore-babilonia_angiuli095.pdf
solo una voce onesta e libera come quella di Anna Maria riesce a toccare le corde profonde di cui vive/è fatto l’uomo
la premessa contiene il terreno “necessario” e necessitato per sentirci nuovi nati attraverso la voce di autori non sempre alla ribalta o in cerca del consenso
una rubrica che rappresenta una porta, sta a noi entrare o trattenerci sulla soglia
Elina
Ho letto il libro e mi è piaciuta la sua leggerezza, la sua capacità di porsi senza imbalsamazioni, accogliendo, offrendo con la massima semplicità della parola netta, che però suona in tutte le lingue, immediata.f