Ci ha inviato una lettera, Gianfranco Draghi, con la preghiera di girarla agli amici. Lo facciamo con piacere,ricevere lettere è il segnale vivo di una relazione a cui si pone attenzione, è una dedica all’altro del tempo della propria vita, per questo preziosa.
Gianfranco Draghi- due sculture
Care amiche, cari amici,
voglio ringraziare sia chi mi ha scritto dopo avere ascoltato le mie letture, dovute a un affettuoso e gradevole invito di Nerina Garofalo, sia chi ancora non le ha ascoltate, sia tutti quelli a cui ho mandato comunque questa mia testimonianza affettiva.
Voglio aggiungere qualche breve considerazione: la prima parte delle letture si riferisce ad un libro scritto nella mia giovinezza a cui sono molto affezionato, forse come la fiaba della gioventù che vuole avanzare nella vita, vuole partire, e dentro questa fiaba ci sono molte altre fiabe o anche racconti del tutto realistici, forse perché per me la realtà è fiaba, il coltello della differenza è minimo.
Ho scritto queste pagine quasi tutte nella casa di Costa San Giorgio 30 all’angolo di Costa Scarpuccia, con la finestra della mia stanza da lavoro che dava su San Miniato e un finestrone sull’intera città di Firenze, visibile fino a Fiesole. Lì stavo con Laura da quando c’eravamo sposati e la casa l’avevo arredata con i pochissimi mobili rimasti della nostra casa di campagna al Gallo Bolognese sotto Bologna, devastata, semi incendiata dalle truppe naziste, c’era poi passato di lì con le truppe alleate il cameriere di mio nonno, Giulio Cevenini, che faceva il cuoco alle truppe alleate e che raccontava come era rimasto stupefatto a quell’orrore.
La libreria della casa di Costa San Giorgio e altri aggiustamenti, il colore delle pareti, li facemmo insieme con Lorenzo Gori Montanelli, mio carissimo amico che se ne è andato molti anni fa, artista scrittore eccellente di libri su Brunelleschi, Michelozzo e uno postumo “Bianchi intonaci” che sono riuscito a far stampare da Passigli vari anni dopo.
Molte pagine delle Taverne sono nate invece in una casa sul lago di Como a Urio, che papà aveva preso subito dopo la guerra, proprio in quel punto così stretto del lago da Moltrasio a Torno con quei colori e quei profumi
lancinanti, noi che passavamo lì le estati di raccoglimento, di studio e di crescita dei nostri figli piccoli. A Torno c’era un albero meraviglioso in una piazzetta che ho cercato di riprodurre all’inizio degli anni Settanta in varie incisioni su legno, come ho cercato di riprodurre l’oscura profondità del lago fra Urio e Torno su rame. Il lago allora ancora piuttosto solitario si solcava con una leggera barca a remi tipo canoa ammirando le ville, i profumi e i giardini. Noi non sapevamo allora che a duecento metri da noi abitavano Alessandro Peregalli e Joan di cui pochi anni dopo diventammo amicissimi fino alla scomparsa di Alessandro e alla pubblicazione presso il Saggiatore di tutta la sua opera poetica e non sapevamo neanche che a Torno fra quei bamberottoli che giocavano sui prati c’era il poeta Michele Ranchetti che avrei poi conosciuto qua a Firenze, forse venti anni fa. Queste Taverne, che sono molto vicine al cuore del mio amico Marco Munaro, poeta e saggista, è uno dei libri inediti miei che vorrei davvero stampare, così come i tre volumi di fiabe, diversissimi uno dall’altro, che ho scritto anche essi su per giù alla stessa epoca.
Delle piccole poesie dettate dopo il rogo ho poco da aggiungere. Ringrazio anche qui di nuovo il Sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato che mi telefonò dicendomi “facciamo di questa disgrazia un’opportunità”, parole che come si vede, non dimentico. Quanto più semplici, tanto più vere. La mostra infatti, con la presentazione di Stefano De Rosa che tutti voi avete certo ricevuto, mi ha fatto sentire una presenza umana, culturale, affettiva, che dopo un turbinio di quel genere,certo ci voleva. Ho poi un libro di racconti, un libro di molte pagine, anche questo degli anni Sessanta; invece degli anni Novanta un libro di poesie per i miei genitori che se ne sono andati dolcemente allora, che mi è molto caro ed è molto caro anche alla mia amica Margherita Harwell Pieracci, curatrice delle opere di Cristina Campo, che di quel tempo della mia giovinezza con Cristina è per me la memoria vitale. Infatti a questo punto della mia vita usando un termine molto attuale, due sono le mie priorità, una di trovare una gallerista, un’agente artistico che venga a vedere la galleria casalinga, come l’ho chiamata scherzosamente, che abbiamo preparato sopra nel piano restaurato dall’incendio, e che possa amare quegli oggetti e permettermi così di farli conoscere; e qualche editore per poter far leggere queste mie opere ancora nei cassetti miei e di qualche mio amico prezioso. Dopo il rogo un giovane amico di Milano mi ha spinto a scrivere quella che non è veramente un’autobiografia, ma come l’ho intitolata “Dal rogo, prima dettatura veloce del racconto della mia vita” che sono circa 160 pagine rapide, che stiamo ribattendo e quando avremo finito manderò a questo mio giovane amico milanese. Insomma a questa mia verde età debbo, come mi ha detto al telefono dopo l’incendio una mia amica, cercare non di rifare le cose perse, ma farne di nuove.
Intanto un’allieva di Ernestina Pellegrini, Francesca Falugiani, sta preparando la sua tesi specialistica sulle mie opere e mi costringe così, in qualche modo, ad un riordino piacevole. Non sono ancora riuscito a rifare alcune delle cose che vorrei, per ragioni puramente fisiche, ma non ho persa ogni speranza, ho anche migliorato alcune sculture già fatte, fra cui una testa di cera rossa che mi ha dato un guizzo di felicità.
I miei figli, i miei parenti, i miei amici mi sono stati e mi sono vicini ciò che naturalmente fa bene.
Mi piace dire queste cose a tutti voi perché così è come se foste con me, foste stati qui quando il Comune ha presentato le mie cose nelle sale del Museo Archeologico e potessi sentirvi tutti vicini.
Cercherò di rispondere poi nel tempo alle vostre lettere personali che, come è scontato, mi sono state care.
Gianfranco – agosto 2010
Per una visita alle opere di Gianfranco Draghi il link utile è:
http://www.gianfrancodraghi.it/
La ricchezza di Gianfranco, seminata come fiori d’inconscio–