Non so voi ma io non sono ancora in ferie. Inizierò tra pochissimo. Conto le ore, sto per scoppiare. Ho bisogno di prospettive diverse. Così sono andata un po’ in giro per strada e ho trovato scorci e immagini di grande impatto e suggestione. Mi hanno portato, cosa più importante, a riflettere su quelle che sono le illusioni della percezione, di quanto noi vediamo real-mente, oppure mano-mettiamo, attraverso neuroni, che fanno da specchio. Dicono ultimamente che siano loro i complici del nostro apprendimento, sono loro che danno “un senso” all’apprendere. Mi sono informata e ho trovato quanto segue. Una nota prima di iniziare a camminare: gli incisi tra parentesi sono mie domande, magari rispecchiano le vostre??!!! E sarà vera, questa cosa?????
” Neuroni a specchio – Tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni ’90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma. Utilizzando come soggetti sperimentali dei macachi ( metto un inciso personale, ma a me sembra una nominazione perfetta: macachi! Ci assomigliano per moltissimi modi di agire e raggrupparsi, gerarchizzarsi), questi ricercatori osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali erano intenti a determinate azioni, ma anche quando guardavano qualcun altro compiere le stesse azioni. Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive, hanno dimostrato l’esistenza di sistemi simili anche negli uomini. Sembrerebbe che essi interessino diverse aree cerebrali, comprese quelle del linguaggio. I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato. (Fondamentale: riconoscere se stessi in ciascun altro. Non si potrebbe credere!).
Quest’ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il “sistema specchio” entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. ( Quindi non conosciamo gli altri, ma sempre e solo qualcosa di noi negli altri!) Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà “specchio” già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. E’ stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un’altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un’emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri. ( Ma allora la compassione? Solo letteratura?) Vi sono infine alcune evidenze sperimentali che sembrano indicare che anche la comprensione del linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a meccanismi di “risonanza” che coinvolgono il sistema motorio. Comprendere una frase che esprime un’azione provoca probabilmente un’attivazione degli stessi circuiti motori chiamati in causa durante l’effettiva esecuzione di quell’azione. La scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger: in effetti, gli esperimenti in tal senso finora condotti sembrerebbero indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei bambini autistici. Benché per ora si tratti soltanto di un’ipotesi, essa potrebbe aiutare a comprendere perché le persone autistiche non partecipano alla vita degli altri, non riescono ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, non capiscono il significato dei gesti e delle azioni altrui. Probabilmente non comprendono neppure le più comuni emozioni espresse dal volto e dagli atteggiamenti di coloro che li circondano: quello che per tutti è un sorriso, per loro potrebbe essere una semplice smorfia. (Come se lo specchio si fosse incrinato e i neuroni restassero neutrali? Ma allora non sarebbe una forma perfetta di mancanza di giudizio?)
L’esistenza dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra mente. Sicuramente tale scoperta implica un drastico ridimensionamento del modello di mente prospettato dalla psicologia cognitivista, cognitivismo, basato sull’analogia funzionale con i calcolatori. Questo tipo di approccio concentra i propri sforzi soprattutto nel definire le regole formali che sarebbero alla base del funzionamento della mente, ignorando completamente il ruolo dell’esperienza corporea legata al comportamento motorio. I neuroni specchio implicano infatti l’esistenza di un meccanismo che consente di comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui e persino delle intenzioni ad esse sottese senza porre in atto alcun tipo di ragionamento. ( Ma la vista, uno dei sensi coinvolti più degli altri, è fondamentale dunque.Ma se si trattase di un cieco? Come si metterebbero in moto questi specchi? E le allodole da guardare o sentire cantare? Scherzo, ma sarebbe interessante sapere se appunto è la vista l’artefice che funziona da confine ed è mezzo privilegiato, perché questi disegni ci mostrano come sia facile,attraverso la vista, prendere grosse cantonate.E questo è un esperimento macro, ne esistono di sofisticati e l’arte ha spesso visto in anteprima queste forme di riverbero della percezione, in cui molti fattori della nostra capacità di vivere o convivere con gli altri implicano la connivenza con memorie che non sono nostre eppure fanno parte di noi)
Le ricerche sui neuroni specchio sono ancora agli inizi, ma è probabile – come osserva il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran – che si tratti di una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni, destinata ad avere profonde ripercussioni nel nostro modo di concepire la mente. ”
[da Giacomo Rizzolatti – Corrado Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina, Milano, 2006, pag. 4]
Riferimenti in rete: qui
Per finire una cosuccia piccola piccola, un’illusione che fa luce su cosa vediamo quando…
Un saluto a tutti, vado in ferie. Sempre che non ci sia già!
V.vera- 5 agosto 2010
neanche io sono in ferie ma questo articolo mi ci ha quasi portato
interessante, molto poichè apre finestre a diverse riflessioni, interrogativi che riguardano tutti noi indistintamente
se ciò fosse (vero) dovremmo arrivare a “scusare” leggi comprendere chi non si “rispecchia” in noi o viceversa dovremmo pensare diversamente il nostro comportamento, leggerlo con maggiore facilità e aggiungo indulgenza
particolari i video proposti e incisive le tue riflessioni che allargano gli spazi e i sensi di cui abbiamo a larghe mani ricevuto e disponiamo non sempre “a ragione”
un saluto e buona estate
Elina
Lo sto correggendo qua e là perché, questa volta, sono andata di corsa e solo ora mi accorgo! Le ferie!La direttora! Ciao Elina, grazie.
V.vera
queste ragazze! Sempre con la testa altrove! Grazie comunque per le nuove vie aperte alla praticabilità dei sensi, o sono a senso unico? Ciao V.vera,buone vacanze.f
bell’articolo e belli i video.
anche l’ultima proposta non è male:bel lampione per le falene!io c’ero cascato come una larva!
mi ha fatto pensare a come organizziamo le nostre idee, e poi ci crediamo fermamente.
numble,numble! e quando scopriranno che siamo specchi di altre intelligenze,che faremo?Tom