meno del fango
ogni parola meno
di un segno meno
mi sottrae a ciò che (si) nasconde
dietro dentro tra
quelle ombre
segni che mostrano
brecce tutte le schegge di ogni parola
che riempie la paura
e sf(i)ata il corpo
sfianca l’energia
calco-
labile.
*
Li avevi legati
li avevi negati
annegati in un mare
di sabbie e di corde accor(d)ati sonagli
avanzi accodati resti caudati in code
di codici mai detti mai letti
m a l e d e t t o dettato è solo il silenzio
che frantuma il tempo
ne fa parola in attimi
anni secoli millenni
.
e tutto brucia
.
tra gli occhi di un altro il futuro
come un’offerta nell’immenso
vuoto
sacro nel distacco si frattura
*
Volevi una redenzione
e in questa vita tutto ciò che a(t) terra
è detenzione. Sta
nel segno. Volevi
chiudere la ferita e profonda
la vastità ti assale è un getto
il mare alto e
senza suono.
Appeso ad un c a p p i o l’uomo re-
sta guadando un cosmo ossa-
rio di stelle immobili e blasfemia.
*
Non voglio un nome
non voglio un cognome
non è terra per il mio lungo inverno.
Senza un preciso nome
sale dentro le mie ossa un sole
che brucia senza sosta e sbreccia
le mie acque immobili per l’infinita sete
della vita che in me sgorga sempre e sempre
con il resto si confonde.
.
Da ” Senza un preciso nome“- inedito- f.f.
non so (ma pare che) questi testi compongano una nuova raccolta
usi un linguaggio diverso, più crudo, tagliente, forse “doloroso”
per il lettore
“Appeso ad una corda l’uomo re-
sta guardando un cosmo ossa-
rio di stelle immobili e blasfemia”
la tua scrittura si sta rivelando o forse ora me ne sto accorgendo
ciao Fernanda
sono inedite e sono ancora in lavorazione, per cui passibili di modifiche, anche …a fresco. La scrittura? Mi pare che sia da tempo incanalata in questo microsolco, chiaro che poi l’indagine prosegue, cercando di andare ancora più a fondo. Il midollo sta dentro le ossa, ma è il sangue che contribuisce a formarlo.f
ho bisogno di più tempo per questi testi, c’è uno scoglio, per me, difficile da passare. Ma non mollo. Gabriel
inquieta,difficile,profonda, turbinante e coinvolgente. fabrizio
Appeso ad un c a p p i o l’uomo re-
sta guadando un cosmo ossa-
rio di stelle immobili e blasfemia.
Questa è l’immagine della nostra realtà, davvero è così, purtroppo. Giuly
complessa, questa poesia e parola ha un corpo forte, non si lascia addentare e masticare subito,si rischia di rompersi il labbro, anche tutta la bocca e i denti. Bisogna stare tra le fessure, come su una parete rocciasa e da lì avere gli occchi, non per sè, magari in procinto di cadere, ma per quel fiore che sta lì dove hai le mani, o quel solo filo d’erba arrivato proprio là chissà come,sulle ali di chissà chi.
Le rileggerò perchè mi chiamano.Alexandros
Grazie Alexandros, c’è già molta partecipazione nel sentire in questo modo. ferni