Piccole raccolte, lavori di botanica o lobotomie dei pensieri, insetti vaganti che ronzano nel giardino della mente, tra settori abitati da gesti e costumi. Queste, di Luigi Bressan, sono raccolte tra i libri, meglio ancora tra i libri della vita, dei piccoli gesti quotidiani, che racchiudono con precisione la chirurgia di una sapiente profonda incisione e, in quella finestra che si apre appena, fiorisce l’attimo.
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joanne koltnow– small botanicals
EL SARVELO E LE MOSCHE
(Il cervello e le mosche)- Mondovì, Boetti&C.,1990. Pref.Giovanni Tesio
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’A fasso nùmari, meto
’na virgola, neto
l’aria co’a man.
Ze tuto esato
cueo ca no voléa.
S-cioca te’l circolo perfeto
el fato mesurà.
Te’l sarvelo go resti
che muove ’a so mèsa costrussion
formighe in procession.
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Faccio numeri, metto/ una virgola, netto/ l’aria con la mano./ È tutto esatto/ quello che non volevo. /Scocca nel circolo perfetto/il fatto misurato./ Nel cervello ho resti/che muovono la loro mezza costruzione/ formiche in processione.
*
Tuto ’l dì robe vece
el sarvelo e le mosche
pì fastidiose de’a piova
che levarava l’aria
a farse sintire
a farme sintire.
Robe sorbìe te’l sercio
del tenpo ’esso vuodo
tuto torno ’l me corpo
e i muri bianchi.
I muri bianchi el me corpo
dessora d’on nissuolo
a la luce de’a note.
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Tutto il giorno robe vecchie/ il cervello e le mosche/ più fastidiose della pioggia / che insieme facevano brulicare l’aria/ a farsi sentire a farmi sentire./ Robe assorbite nel cerchio / del tempo ora vuoto/ tutt’intorno al mio corpo/ e i muri bianchi. / I muri bianchi il mio corpo/sopra un lenzuolo/ alla luce della notte.
*
Go ’isto e sùito
(paura) sarà;
ansi, m’ha parso
te’e foie del libro,
posàndose una
so st’altra e mile
-vvvia tute!-
inpatarse ’na piera.
.
’E figure cinese
el bianco di’ oci de’l negro
l’asse de’a Tera…
.
El me suspirare
sensa peto
la me boca verta
torno ’l me èssare
do’ ch’i’ jera?
. .
Ho visto e subito/ (paura) richiuso;/anzi, m’è parso/nelle foglie del libro,/ posandosi una/sull’altra e mille/- vvvia tutte! – /compattarsi una pietra./ Le figure cinesi/il bianco degli occhi del negro/ l’asse della Terra… /Il mio sospirare/senza petto/la mia bocca aperta/ intorno al mio essere/ dov’erano?
Mi sono piaciute tutte queste poesie. Misurano con minuziosa attenzione ciò che solitamente consideriamo piccolezze e invece ci danno la consistenza di ciò che siamo. Grazie.
Francesco
Sono arrivato anche qui, leggendo in fernirosso. Questo lo si può ritenere una specie di orto botanico, un giardino in cui tante fioriture donano le loro essenze. Un sito interessante. Le poesie di Bressan sono un capolavoro, una speciale miniatura di quello che a noi sembrano forze a cui soccombiamo spesso. Verrò ancora. Nicolò Frattini
Qui c’è una bora che soffia e quasi non si sta in piedi. Insetti? Solo nei pensieri, come dice il poeta. E tra poco le elezioni! Dovrebbero leggerla in molti e impararla a memoria l’ultima poesia. Dice quello che spesso si dimentica di fare: guardarsi bene dentro e capire dove sta e non sta la differenza. Grazie professore. Alexandros.
La scelta di ospitare in questi giorni le poesie di Luigi Bressan non è casuale. Oltre all’attenzione a ciò che sembra modesto e addirittura insignificante c’è, al fondo di queste poesie, un insegnamento che non si dovrebbe dimenticare di impartici, impartirsi.
Grazie a tutti i nostri ospiti e a Gigi. ferni
Che sorpresa! Ringrazio tutti gli amici che hanno voluto esprimere il loro apprezzamento per queste vecchie poesie con parole così belle.
Oggi rendo omaggio al coraggio delle donne con una carezza.
sono testi pieni di pregio
eleganti nell’essere misurati
schietti nel partire da gesti semplici
una proposta molto particolare
grazie, Elina
Io vivo a Napoli da moltissimi anni che quasi non ricordo più altre lingue se non questa. Eppure le poesie in dialetto della mia terra d’origine, o meglio, di mia madre, è come se riuscissero a crescere come un prato, un prato intero, con tutti i cori: dei grilli, i ronzii delle api, le cicale, insomma tutto un fermento dei sensi, dei sentimenti e anche qualche fastidiosa puntura, di vespa o di tafano. Ci sono pensieri proprio neri e fanno molto male, rigonfiano di affanno, anche nei più bei giardini. Belle poesie, fanno pensare. Giovanna.
Anche a me ha dato l’impressione di poter leggere queste poesie come metafore, persino dei giorni nostri, non sono vecchi testi, perchè hanno la freschezza di un’osservazione diretta e acuta, che ha colto il senso profondo della costruzione, la grande architettura dei pensieri e anche il loro tradimento.seba
Non so come commentare con precisione ma penso che dire che mi hanno fatto riflettere e che la scelta dei termini in dialetto mi è semprata particolarmente efficace sia il succo della mia riflessione.Grazie.
Gabriel.
Ne ho ancora altre, poesie di Bressan, me le ha inviate in dono il carissimo Luigi, collaboratore instancabile e precisissimo oltre che amabile compagno di viaggio in questa carte. Ne porterò ancora, a breve. Ringrazio Luigi e voi,ferni
Ho scritto il mio commento poi leggendo gli altri mi sono accorto che era identico a quello di Nicolò. Beh non vedo il problema: sensibilità sovrapponibili forse…. non importa lo aggiungo lo stesso:
Come in un erbario medievale in cui sono le immagini a fare da glossa al testo e non viceversa, Bressan ci apre il suo hortus conclusus (o deliciarum) e ci fa odorare le essenze che ha distillato senza racchiuderle in boccette ma disperdendole al vento dei versi….e che versi!
Amo et amo.
alberto
PS: ciao superferny!
PPS: amo anche la tesi tesiana che distinge tra poesia dialettale e poesia in dialetto: se il contenuto (versi) si fa decantare in contenitori ordinati (la buona teoria) ci guadagnamo tutti!