La terra attorno al faro è stretta, breve, intensa, drammatica. Non è fertile. E’ un petto esposto alle maestà del mare, del cielo e dei naviganti. Esiste, perché nella sua saldezza possano crescere in profondità le radici del faro. Che sono poi le radici di un individuo umile che con il costante lavoro precisa la luce tra le maestà. Quella luce che sciabola il buio, perdendosi poi tra i pesci, negli occhi dei naviganti, sulla pelle dell’acqua e dei silenzi.
Vedo gli alberi di natale da qui, vedo i pastori che cercano la famosa stalla, vedo persino le vene di mia madre ovunque sia, vedo le schiene piegate di gente che zappa, schiene piagate e altre distese sugli ori della sabbia. Natali e capodanno si rovesciano con i grani delle clessidre. Quegli stessi grani anni che, a volte, ci entrano improvvisamente in gola, soffocandoci, mentre respiriamo attraversando le tempeste di sabbia.
In una di queste, ora, accendo il mio silenzio: il camino mi aiuta, fuori la neve con il sale graffia a raffica le pareti: apro la voce di giuni russo: il faro esplode cantando e rigenera la mia lanterna interiore.
Un mio amore mi ha portato un dono qualche settimana fa: mi ha permesso l’incontro con un’opera grande, non solo sonora: Giuni Russo, appunto. Mi ha spalancato le orecchie mettendo un cd, poi seminando qualche parola tra le vie e i vicoli della sua straordinaria personalità. Infine mi ha scioccata regalandomi l’ultima pubblicazione firmata da
BIANCA PITZORNO, con la collaborazione di Maria Antonietta Sisini, con una nota di Franco Battiato, GIUNI RUSSO da UN’ESTATE AL MARE AL CARMELO, Bompiani (libro+cd+dvd)
Conoscevo quella canzone estiva che mi aveva assediato le tempie durante le vacanze di tanti anni fa. Non mi suscitò particolare simpatia, malgrado l’esorbitante successo. Mai avrei immaginato la grandezza di un’artista intera, la sua incessante, fiera, volontà di ricerca musicale, testuale e spirituale, la sua eleganza e nobiltà nel risorgere dentro e dopo i fulmini micidiali dell’industria discografica. Inferni e congiure che, non casualmente, mirano come sempre ad assassinare l’arte limpida, matura, libera.
Il passaggio della stella cometa ci fosfora questo cofanetto preziosissimo. Prima di tutto, invito ad ascoltare il cd. E’ lì l’incontro con il grande canto. Lì l’epifania. Sono sei tracce di demo originali, così come concepite da Giuni.
Queste canzoni derivano da testi suoi e di Maria Antonietta Sisini, conseguenza di un lungo lavoro di scavo interiore, studio musicale e concentrazione su testi mistici, tra cui Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, l’Ecclesiastico, Musiche e canti del Teatro di Pechino. Mi permetto di portare in lettura il confronto tra il testo originale dell’Ecclesiastico 24, 13-21 e quello poi lavorato da Giuni e Maria Antonietta e reso definito con il titolo La sposa. inclusa nel cd del cofanetto. Questo per porgere un esempio e significare già la qualità testuale delle canzoni/poesie, innervate poi dalla sapienza del canto di Giuni. Per un confronto immediato dei due testi si veda:
Ecclesiastico 24,13-21-LA SPOSA Giuni Russo
.
Ho studiato i suoi testi, cercandoli anche nel sito a lei dedicato www.giunirusso.it; www.giunirusso.com; (tra l’altro, nel 2006 viene costituita da Maria Antonietta Sisini l’associazione culturale GIUNIRUSSOARTE, che ha il fine di promuovere e tutelare le opere e le immagini dell’Artista). Ciò che mi ha interessato, particolarmente dal punto di vista testuale, è stata la capacità di compiere creazioni e innesti su scritture antiche, quasi a vivificarne il corpo, modulandone magistralmente la sacralità. Proprio sulla stessa via di ricerca, voglio ricordare due artisti fondamentali per la musica italiana, che negli anni, ottanta e novanta, soprattutto, mettevano a tornio intensità spirituali tra occidente e oriente: Franco Battiato prima di tutto, suo grande amico e costante collaboratore ( a lui si deve la premessa al libro, il docufilm del cofanetto e l’affiancamento per questo progetto editoriale) e il benedettino Juri Camisasca che per lei scrisse la bellissima Il Carmelo di Echt, dedicato ad Edith Stein.
Il dvd, prodotto da Maria Antonietta Sisini per la regia da materiali di archivio di Franco Battiato, svela un’artista calda, intensa, fluida e regale sul palcoscenico, composta, mediterranea (come il titolo di una sua canzone), assolutamente estranea allo sfolgorìo vacuo di tanta bigiotteria della canzone leggera italiana. Giuni Russo racconta di sé stessa la propria sicilianità nella sua casa natale incendiata dall’alba, mentre il padre pescatore ritornava dal mare, i fili della sua gioia nel cercare contaminazioni, approfondimenti, estensioni della propria espressività canora, contro la dirigenza di certe sue case discografiche, in particolare la CGD allora diretta dalla nota Caterina Caselli, che insistevano per un personaggio canoro estivo, leggiadro, frivolo, così come le canzoni che le venivano imposte.
Il film attraversa anche l’ultimo periodo della cantante, ospite frequente delle Carmelitane Scalze di Milano. Qui è sepolta, riconosciuta tra le consorelle nel carmen e nella raggiunta letizia cristiana, malgrado l’estenuante sofferenza della malattia e il dolore per le ingiustizie professionali subite.
A Bianca Pitzorno, si deve il libro dentro cui si dipanano i cinquantatre anni di Giuni le sue opere i suoi amori. Non ho messo virgole: è tutta terra unica. I suoi amori si dispongono sul palmo della mano con limpidità: il mare la luce il suono il canto il cuore. Queste pagine danno un contributo importante, scoperchiando realtà del mondo di un nascente consumismo onnivoro e assassino che già dagli anni settanta emergeva, specialmente dentro i meccanismi del mercato musicale. Imperi discografici tiranni da una parte, e rare individualità certosine, come Giuni, che cesellano la ricerca proprio per il piacere di rompere confini, impastare terre e viverle dentro cantando: rinascendo con incomparabile raffinatezza romanze di Donizetti, Bellini,Verdi (A casa di Ida Rubinstein), l’incredibile imitazione dei gabbiani, la tradizione popolare della canzone italiana (Napoli che canta). Sempre vibrando una voce con un’enorme estensione in acuto della tessitura, capace di repentini cambi di sonorità nel volume e nello stile.
Sono gli ultimi giorni dell’anno. Da questa terra stretta, inquieta, con la chioma illuminata, offro il fiore che amore mi ha portato. Ridistribuisco ricchezza com’è giusto.
Vi auguro rondini, salute interiore, pane da condividere e gioia di credere. Le onde ci congiungono.
anna maria farabbi- 23 dicembre 2009
sono stata nel sito suggerito da Anna.La cura per la sua compilazione è certamente sostanza di un amore profondo,che non considera le formalità consuete.Tocca le sorgenti,la poesia interiore,sono un tesoro,e ogni testo non si capitalizza se non portando se stessi all’incontro.Grazie ad Anna Maria per aver portato questi tanti riscontri, grazie alle curatrici,Maria Antonietta Sisini e Bianca Pitzorno e grazie anche all’editore Bompiani, per aver dato la possibilità di accedere a luoghi in cui trovare ciò che è memoria comune,una natività che continua a riprodursi e si fa canto. GRAZIE e un mare di AUGURI a tutti,perchè nulla vada perduto.ferni.
come sempre le parole di Annamaria ‘afferrano’, stavolta il senso di un’armonia di voce e di ricerca…oltre le banalità ostentate nel soffocare il talento di Giuni Russo. La sua musica di confine ne abbatte i muri, le diversità, i toni e i suoni, per lasciarli liberi fuori da formule prestabilite. è questa la sua grande magia.
vedere che è stata praticata con lei, questa ricerca, da due donne della mia terra me la fa sentire dentro la tempesta di vento della mia isola.
grazie, Anna Maria!
(la sposa è magica!) api
Una voce stupenda ,una donna incantevole, una lettura del suo percorso avvincente perchè precisa le cose salienti.Giorgina M.
Ho ascoltato così tante volte questa canzone, anche se non è solo questo, perché fortemente colpito dalla musicalità di una voce che affascina e ti chiama all’ascolto, un ascolto diverso dal solito,come dire, più profondo. Non conoscevo questo aspetto della Russo, ma quello più leggero delle canzonette estive,anche se anche quelle erano particolari,per quel suo estro nella voce che sembrava tuffarsi. Grazie ad Anna Maria Farabbi per questa presentazione non commerciale dell’artista.
Voglio anche inviareTanti AUGURI di BUON ANNO a tutti quelli che lavorano qui, un abbraccio e un bacio (mi prendo la responsabilità e il permesso) a fernirosso che, a mio parere, lavora come una matta per dare davvero il meglio di sè a tutti. Questo è un grande dono.Alessandro.