Francesco Balsamo–Dama innamorata (o della sua attesa)
2008
Spinta da un’amica mi sono messa sulle sue tracce ma, poiché non lo conoscevo, come un tempo ci allenavano a fare i nostri maestri, ho iniziato a ricercare le sue impronte. Anche noi, come qualunque altro essere che si muove, lasciamo segni del nostro movimento, del passaggio. Dunque: carta e matita, si fa per dire ( anche ” i mezzi” per scrivere evo-l-vo-no) ho preso nota e
…
Francesco Balsamo è nato nel 1969 a Catania, dove vive e lavora. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera e di Catania, alla cui Università ha anche frequentato la facoltà di Lettere. Svolge l’attività di disegnatore e scrive versi. È tra i vincitori del premio Eugenio Montale nel 2001 – Sezione Inediti – con Appendere l’ombra a un chiodo: poesie pubblicate nell’antologia dei premiati, edita da Crocetti nel 2002.
Nel 2002 riceve il premio Sandro Penna, per l’inedito, con Discorso dell’albero alle sue foglie, edito da Stamperia dell’Arancio nel 2003. Alcune sue poesie sono state pubblicate su più riviste: Hortus (Grottammare 2004), I racconti di Luvi (Palermo 2004), Poeti e poesia (Roma 2004); e su antologie: Ci sono ancora le lucciole (Milano 2004), Centro Montale, Vent’anni di poesia (Firenze 2001). Una sua raccolta è stata tradotta in finlandese nel 2004.
Impegnato in una costante ricerca formale, sperimenta e precisa una tecnica pittorica adeguata ad una personale misura espressiva. Partecipa, nel 2003, alla mostra collettiva Per Disegno, presso la Galleria Lo Magno di Modica e a numerose altre.
Nel 2004 espone alcuni disegni alla libreria Bibli di Roma e alla Galleria Andrea Cefaly di Catania prende parte ad una mostra collettiva, in cui sono presenti molti degli artisti del Gruppo di Scicli.
Nel 2005 è tra i selezionati per la Biennale Giovani Talenti Artistici Catanesi, nell’ambito di Etnafest. Nello stesso anno, la prima personale a Catania, presso l’Accademia di Belle Arti e Restauro Abadir. Espone due opere al Castello di Donnafugata di Ragusa, nella collettiva dedicata alla cinematografia dei fratelli Taviani, Kaos: La magnifica visione. E nello stesso anno, un’altra personale, Il bosco, allestita nel chiosco della Pieve di San Leonino a Panzano in Chianti.
È poi presente alla collettiva Visionari, primitivi, eccentrici – da Alberto Martini a Licini, Ligabue, Ontani, il ‘900 fantastico (della pittura e della scultura), presso la Galleria Civica di Palazzo Loffredo di Potenza.
Francesco Balsamo-Gruppo di famiglia in un interno
Di rana in cigno
2008 -CHINA-TEMPERA E MATITA
Da Nessun Luogo Con Affetto.
Cita un verso di J. Broskij, Balsamo, in venti opere in cui, con tecnica mista, attraversa interni quasi sempre borghesi, riccamente borghesi, calcando in essi un’impronta d’anima. Sembra che l’esterno, l’estro-messo in/da quelle stanze, antiche, con prepotente eleganza vi faccia ingresso per rimarcare un’origine o la fiaba da cui tutto, senza che noi sapessimo e senza che ancora ne si conosca oggi l’innesco, ha preso l’avvio. Non c’è ovvietà, semmai si produce un’inquietudine che domestica non è e nemmeno addomesticabile, se pur l’immagine sembra mantenere il controllo delle misure degli inserimenti. E l’uomo? Che fine ha fatto? Forse è proprio l’uomo che veste quei panni animaleschi, in un carne-vale in cui il corpo è la sostanza della visione profonda, che impressiona la nostra lastra interiore, interna.
Esotica abitudine 2008
Quando a Roma porta i versi di J.B.– “Da nessun luogo con affetto, addì martembre, caro egregia diletta, ma non importa chi, perché i tratti del volto, a dire il vero, non li ricordo più”, sembra proprio quella parte ultima del testo, NON RICORDO PIU’, a dare l’incipit a tutto il suo percorso . Non ricordare, partire ogni volta da un’altra parte, pur nello stesso luogo, che in fondo è principalmente se stesso, e poi l’altro, ma sempre l’uomo,volgendo il capo per capo-volgere la mente e gli assunti, i riassunti che infantilmente, quasi, ci raccontiamo per addomesticare le nostre ansie più profonde. Fruga nei cassetti le memorie, proprio come si fa con le vecchie foto, sbiadite, che, magari per questo, riescono a dire di più, a mettere in viaggio non solo la memoria ma una folgorante intuizione, raggiungendo altre e più lontane rive della vita, dell’es-per-ire la vita, bruciati, come la foto, dal tempo, eros-i , allungandosi, come le ombre, fino all’altro che ci guarda, in una reciprocità di rimandi in cui ogni cosa non è mai per-fetta-mente realizzata, de -scritta, ma soggetta ad altre articolazioni. Poesia è questo porsi, sporgersi senza opporsi, all’eccedenza dei sensi e del senso, che affiora, emerge spontaneo e istantaneo nell’attimo e poi si allarga, allagando i nostri emisferi di memoria, viaggio e viatico. Mondi cosmici, acute fratture della luce, sotterranee miniere di impronte, archeologie di emozioni. E tutto consapevoli che si tratta di illusione, un gioco a cui non possiamo esimerci di giocare sempre, comunque, anche quando pensiamo di usare mezzi di rara esattezza e pre-cisione tecno-logica. C’è qualcosa che sempre li supera, li evade, li nullifica. Il pastello e le chine, l’impatto della messa a fuoco foto-grafica, l’elaborazione litografica, l’acquarello, diventano un fittone che s’impinata e cresce arboreo e azzurro, alto, svettante in noi, ampliando il respiro della visione, l’angusta curvatura dell’occhio, sedi-mentando un altrove che scopriamo così prossimo e vicino da non averlo colto proprio per questa estrema prossimità. Ci si accorge che Nix, la notte, ha nidificato tra le nostre scapole e non ha mai smesso di proliferare e deporre le uova delle sue forme: ombre gemelle che ci aiutano a scavare nel caos che ancora abitiamo o …ci abita, vestendoci d’immenso, solo in un grano, di luce es-terre-fatta.
Dama di lago (appesa a un filo)-2008
Da qui la notte
nei suoi cartigli onnivori
annovera la morte
l’oscuro immoto che
trascorre
trascolora la vita
e
in una
essenza elementale
traccia profili
nuvole e miasmi
acidi (v)agiti
in corruttibili sembianze.
f.f- inedito
Noi eravamo
ed eravamo belli
…
prima
prima ancora di aprire la porta
e annidarci in queste
diramazioni della vita
…
Noi
noi eravamo celesti
forme senza necessità di granai
senza bisogno nemmeno dei sogni
…
Noi non sognavamo
noi eravamo futuri
f.f- inedito
Riferimenti:
solo tu potevi creare questa magia! ti ringrazio di cuore.
natàlia
Un piacere, anche se intendo conoscerlo meglio…ma:lo farò, magari nella stanza del faro! Grazie Natàlia,ferni
potremmo incontrarci tutti il 5 dicembre a Palermo, no!?! ;-)
perché? Cosa succede il cinque dicembre?
Ogni tanto vengo a Palermo, ma solitamente in primavera o in autunno.Quest’anno ho saltato…altri impegni,purtroppo!
c’è una sua mostra… trovi le info sul sito.
io ci sarò, non me la perdo per nulla al mondo, ci vengo anche col collare :-) (chissenefrega!)
ti aspetto?
Purtroppo no. Mi hanno rubato l’auto e sto girando per trovarne una…e poi le solite scartoffie da fare e riunioni e…insomma:impossibile raggiungere l’isola!
Il collare? Hai avuto un incidente?
f
(ti scrivo in mail)
mi dispiace che tu non ci possa essere …
davvero artista interessante, ottimo saggio ferni! ed è bello trovare tracce, da te, dell’amica natalia!
Roberto é caro!!! artista vero!
La soffiata è di Natàlia, è lei che mi ha messo sulle sue tracce.Ciao Roberto,ferni
queste opere mi hanno colpita moltissimo! così come la tua presentazione (molto appropriata)
“esotica abitudine” (fra quelli qui presentati uno dei miei preferiti) mi sembra faccia un tutt’uno con i tuoi versi molto belli, in particolare in questa parte
“Noi
noi eravamo celesti
forme senza necessità di granai
senza bisogno nemmeno dei sogni
…
Noi non sognavamo
noi eravamo futuri”
che bel post!
ciao
essenza elementale. si.
bella la soffiata, nat! e bello il soffione ‘soffiato’, Francesco Balsamo!
e bella ancora chi ha ‘rin-tracciato’
le spore del soffio… ferni!
ciao, api.
sì,nata dagli elementi, tutti quelli che ci nutrono, ci dis-armano, ci rinnovano, ci dis-perdono…ffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff…che soffffffffffffffffio. f
Mi sono piaciute molto, questa in particolare:
Noi eravamo
ed eravamo belli
…
prima
prima ancora di aprire la porta
e annidarci in queste
diramazioni della vita
…
Noi
noi eravamo celesti
forme senza necessità di granai
senza bisogno nemmeno dei sogni
…
Noi non sognavamo
noi eravamo futuri
penso che ne farò una piccola raccolta con questo incipit, noi eravamo ed eravamo belli. Grazie Abele.f
opere che colpiscono unite a versi “celesti”
arrivo in ritardo…ma non mi scappa niente
una pagina da annotare
elina