Piove acqua del cielo e del mare. La sento. La sento soltanto, non la vedo perchè nulla è visibile da qui. Il mio occhio non oltrepassa il vetro. Nel cono di luce sopra la mia scrivania le pagine gli inchiostri le parole prendono vita. Se non altro per me. Conforta sentire il lavoro degli altri quando, continuativamente negli anni, tenacemente, generosamente, batte l’alfabeto come una creatura bella da cui attingere nutrimento. La bora spacca i vetri, avvertendo che la poesia non salva. Sì, non salva ma esiste. E nell’esistere illumina interiormente le vene, più che le tempie. Penso questo, mentre apro riapro il piccolo volume curato dall’amico
ACHILLE SERRAO, POETI DI PERIFERIE, 2009 Edizione Cofine, euro dodici, www.poetidelparco.it
Ai poli di questa carta ci sono due persone a me carissime, per stima e per affetto: Achille Serrao, appunto, e Vincenzo Luciani. Il poeta, lettore, saggista, cantore, da una parte, e dall’altra il poeta editore (nell’accezione più vasta e impegnata). Sono ostinata nel portarmi al cuore i grandi sforzi della piccola editoria quando, con pazienza e rigore, germoglia qualità di ricerca espressiva. E’ questo il caso anche della casa editrice Cofine di proprietà di Vincenzo Luciani, che edita, oltre il suo catalogo di libri, anche la rivista Periferie, diretta da Serrao, dedicata soprattutto alle voci poetiche dialettali.
L’introduzione breve di Serrao è esempio di chiarezza e onestà per l’intenzionalità dell’opera. Una chiarezza che taglia e non manca di affondi (benedetti siano) contro ogni autoritarismo per una già consacrata e delineata, istituzionale, visione della letteratura italiana contemporanea. Nella necessità di una riscrittura di crestomazie … che dovrebbe tener conto, non solo delle esperienze poetiche in lingua marginali, ma anche (finalmente) delle rese nei vari dialetti che ancora oggi stentano ad avere riconoscibilità e rango. …Poco più che testimonianze di lettura, magari appassionata, le note e noterelle che qui assemblo. Letture non analisi critiche. Letture accompagnate da poesie degli autori. Letture che si compiono attraverso gli occhi profondi di uno dei più importanti poeti contemporanei e si depositano attraverso una penna colta e precisa. Questa antologia, quindi, diventa un’occasione importante per trovare una mappa di un fare poetico appartato, verso cui le storie letterarie e le cronache critiche di rado rivolgono attenzione: un poièin ‘periferico’ e clandestino.
Autori difficilmente trovabili negli scaffali delle librerie, fuori sicuramente dalla grande distribuzione editoriale. Qualche nome: Amedeo Giacomini, Rocco Brindisi, Nelvia Di Monte (presente nel catalogo de Il Ponte del Sale- Ombre come cosa salda), Vincenzo Ananìa, Cristina Annino.
Leggo a voce alta le pagine saggistiche più importanti e impegnate di questa antologia, sotto il titolo POESIA IN DIALETTO, p.49, dentro cui Serrao esplora e si schiera e indica, con appropriate citazioni. Queste pagine da sole valgono l’acquisto del libro, perché esprimono un punto di vista autorevole e contro corrente.
Voglio ricordare due grandi terre che vivono soprattutto grazie al lavoro grande di Vincenzo Luciani; la creazione del centro documentazione dialettale italiano, Vincenzo Scarpellino presso la biblioteca Comunale Gianni Rodari in Roma, via F. Tovaglieri 237/A, che raccoglie più di un migliaio di opere nei e sui dialetti italiani, (a questo proposito, invito gli autori dialettali a donare una copia delle loro opere edite), e la nascita e il consolidamento del Premio Ischitella, in collaborazione con i comuni del Gargano, sempre per la tutela e la valorizzazione delle lingue locali.
Ci sono poeti che piovono poesia: a questi sono riconoscente. Ci sono poeti che, oltre a piovere sé stessi, raccolgono la pioggia potabile degli altri e la offrono da bere a palme congiunte. Questo gesto, così lento e faticoso, diventa impegno civile, prima che artistico.
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Achille Serrao – Na casa acconcia
E po’ turnà, na casa acconcia
‘ncopp ‘a na muntagnèlla ascevulìta e ‘a furtuna
ma qua’ fortuna, patatè, ‘mmiez ‘a stu vvèrde
vèrde futo
ca sulamènte ‘a pazzarìa è chiù vvèrde:
na freva ‘e luce stà sperciànno ‘scure:
– e visule e muschille, angiule piccerìlle
nu ji e venì pe’ dinto a sta caiòla celestina –
schiara liritratte ‘nfacci’ô muro, fa una lampa
‘e chella ggente senza trìvule, àneme d’’o priatòrio
ca manco ‘o nomme t’allicuòrde.
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Una casa adatta
E poi tornare, una casa adatta
sopra un colle in deliquio e la sorte
ma quale destino, padreterno, in mezzo a questo verde
verde cupo
che solamente la pazzia è più verde:
una febbre di luce attraversa le imposte
– e pupille e moscerini, angeli minuti
un andare e venire in questa gabbia azzurrina –
illumina ritratti sul muro, fa una sola vampa
di quella gente senza pianto, anime del purgatorio
che neanche il nome ti ricordi.
Ringrazio a nome del gruppo di Cartesensibili, sia Achille Serrao, che la casa editrice Cofine,naturalmente Annamaria per essere ri-uscita anche questa volta dai marosi e dalle tempeste della scrittura,davvero un mare grosso. Ho letto il libro, richiamata da alcune presenze amiche all’interno, e … c’era un succo prezioso, là dentro, linfa della vita, quanto lo è il suo scorrere, persino il suo precipitarsi, in una vertigine o in una vorace voragine (alcuni autori tra quelli non sono più tra noi). L’oralità della parola offre e ri-ferisce questo,anche questo, la ferita, lo strappo, la perdita, anche quando tenta di fermarlo, affermarlo e portarlo in uno scritto.fernanda.
ho letto e apprezzato ciò che si propone.
quello che ancora non capisco è il partecipare al ‘faro’ di Anna Maria con scritti già conosciuti od editi…oppure no.
Anna porta dei testi e degli autori, presenti in tali pubblicazioni, che solitamente passano quasi sotto silenzio. Nel grande labirintico mondo della carta stampata, spesso mondo fieristico (nel doppio senso della parola:in fiera ci sono le fiere…feroci dell’editoria che fanno un boccone dei piccoli editori), gli aedi,che con loro pubblicano i loro differenti cammini, scompaiono inghiottiti dai grossi, violenti marosi. Questa sua rubrica, e rubro deriva da rosso, è una fiammata di luce appassionata su tali paesaggi e indica, per lo meno ci prova, i motivi che l’hanno portata a fare questa scelta. Prende posizione, come fanno i fari, che non si spostano come bandiere a seconda di come tira il vento. La potremmo chiamare un “libero” dentro il nostro gruppo. Ciao Api, spero di avere chiarito i tuoi dubbi o le perplessità.ferni
chiedo venia, ferni.
mi ero distratta. ora mi è ben chiaro ed auguro di cuore un buon lavoro ad Anna Maria!
api
Achille è un vecchio mago di una poesia sempre giovane, ogni suo verso ha una musica che dura quanto un’avventura del cuore e della mente finalmente liberi di giocare.
Annamaria bisogna vederla quando legge e inalbera i suoi versi e quando parla di poesia, di ogni forma di poesia, come fosse disposta intorno, esposta come in una mostra.
Bellissima la poesia di Achille Serrao-vero mago come lo definisce Gigi- che qui ritrovo dopo tanto tempo e che conobbi tanto tempo fa ma che mai ho dimenticato.Eccoci ancora qui, però, con poesie sempreverdi…
Un saluto a lui e uno ad Anna Maria
E un grande GRAZIE a lei e in particolare a Ferni con le sue cartesensibili sempre e più che mai “sensibili”…
lucetta
Bello sentire che chi passa attraversando queste vie senta una presenza e lasci la traccia della propria. E’ come non perdersi di vista, è sentire l’altro a pochi passi da sé. Grazie a Gigi e Lucetta che saluto con piacere ( è da un po’ che non la sento). Bacio,ferni