// Sogno ad Occhi Aperti (Daydream) PART 1- Giovanni Sollima
Sono venuto da lontano dentro il buio
seminando erbe alberi e parole.
Camminavo verso la mia morte come un prima
cui dirigevo dalla vita stendendo la mia pelle come un paese
una collana di paure e desideri
pen(s)ando divinità che oracolavo dentro misteriose orazioni
in quel buio che mi aveva partorito.
Senza un segno o un segnale dirigo ai cardinali
punti di una terra che mi porta ancora dentro il ventre
senza parentela e canto senza rimpianto.
Di era in era un perfetto scorrere di assenti.
Lievi leggeri ronzii
i nostri pensieri si sfogliano
cercando la cattura dell’insetto
l’origine e la direzione dentro una pupilla che sta lì
persa nel cosmo nel tempo
nel vuoto che disancora la scienza
e la trasforma in epifania di un fuoco
che mi brucia in un corpo mi addensa come un sole
mi dilegua nella luce.
Capovolte tracce
suoni di altre profondità
ancoraggi a qualcosa che resta prematuro e antico
oltre la misura di questo tempo elementare
fatto di farina e bestemmia di ozio e fatica
di fame e sonnolenta veglia
vigilie di un ascolto oltre l’udibile
di una presenza che si fa messaggio dell’oscuro altrove
sempre. Sempre un lido ancora un’altra terra come una sposa
una casa una conquista e sempre
il vento nel pugno stretto attorno al nostro sangue
decapitato oltraggiato manomesso venduto osannato deificato
scempio di qualcosa sempre
sempre oltre ogni segno forma pensiero parola
sempre oltre il silenzio di quella bocca spalancata
che tutto mastica e contiene tra la vita e la morte
in sommossa.
Oltre la pietra oltre ogni porta
cerco ancora chi sono
abito me stesso senza avere memoria
mi affido alla benevolenza del ricordo che m’infossa
dentro il turbine pietoso dell’oblio
della dimenticanza e
là ancora una volta muovo il mio piede incerto
incauto afferro una donna ne faccio luogo del seme
e credo di aver rovesciato il cielo dentro la mia casa
una progenie di stelle e di favi
il fato scritto negli àuguri che ci toccano le mani
da dentro senza poterli vedere.
Sempre in questa nave
in volo tra i pianeti e il mistero
attraversando soglie di tempo e inganni
andiamo, cercando di conoscere ciò che per sua natura
è solo metamorfosi e silenzio.
.
Inedito-fernanda ferraresso
Mentre leggo non odo più, semplicemente, l’articolarsi dei suoni in significati; in un crescendo le parole scritte vengono catturate dai miei sensi e salgono utilizzando un veicolo di ‘carne e sangue’ fin dove l’elettricità, nel pensiero, ha il dominio. E tornano in inverso modo sulla lingua ed alle labbra che, punte da un piacere inaspettato, perdono il meccanicismo della lettura e restituiscono amore..dove amore mi ha già amato, poiché ogni creazione di tal fattura é atto magnifico di amore al mondo innato.
Grazie, Isabella
grazie Isabella,solitamente arrossisco ai commenti, mi vergogno ancora come i bambini, ma tu mi hai commosso ed è come aver trovato nella distanza un passaggio. Grazie,fernanda
Il viaggio della vita verso il silenzio
dal buio alla luce oscura dei pianeti
il frantumarsi rinnovarsi di pane ostia
“attraversando soglie di tempo e inganni”
dal grande respiro, un sollevarsi in alto che si fonde armoniosamente con il violoncello di Sollima.
Abele
Bello condividere, bello praticare spazio e tempo per trarne parole porta(bi)li. Ciao Abele. Grazie.f
queste parole sono attraversate da luce, portano “alla luce”
“Oltre la pietra oltre ogni porta
cerco ancora chi sono”
un testo davvero grande, grazie
Elina
E’ un testo, semplicemente un testo, in cui, come sempre mi opero a fare, cerco me stessa, dentro e tra le cose, tra gli altri.Grazie,f.