Farsi strada tra le cose, tante cose, che ti vivono accanto, intorno e anche dentro. Finisce che sono le cose ad abitarti, le cose e le persone che le usano, le toccano, le modificano cambiando le tue giornate, la tua vita, il tuo modo di pensare. Finisce che ritorni a cercarle ogni giorno, quelle cose, quelle persone, perché ti hanno lasciato la loro presenza ma anche un vuoto, un vuoto così grande che fatichi, fatichi moltissimo, a riempire quegli spazi che si allargano, come se le molecole si dilatassero e tu dovessi rincorrerle, per riunirle, per incollarle di nuovo, pezzo per pezzo alla memoria che si trasforma, muta. Una poesia, quella di Carmine Vitali, fatta di cose, cose nominate, e nate dai nomi, nomi propri e fatti propri, e casi, e case in cui ti ritrovi e spesso ti perdi. Ti crescono addosso occhi e orecchi che cambiano, sembrano configurarsi attorno al corpo degli oggetti, delle persone, dei ricordi e alla fine sei tu bozzolo e farfalla. E in quell’arsenale genetico, in quella genesi che si mimetizza dentro i corpi di questo e di quello c’è un senso che preme, vuole essere ascoltato, vuole avere un significato: il tuo, il mio, il suo, il nostro, ma il loro, quello delle cose, resta tra quelle forme che cambiano, restando se stesse, dentro altre case, altri casi, sempre ugualmente diversi.
Jacek Yerka-Between Heaven and Hell
ATELIER
.
Ragù
Agli angoli delle cose
Pensavi mentre giravi il sugo
Un po’ alla volta se ne andava la memoria
Come un geco all’alba nella tana
.
Ti ricorderò come oggi in vita
E domani vento e fiori di gerani rossi
Impazza la solitudine verso quelle foto
Come quel profumo che fa male ogni domenica mattina
.
Sono parole in anticipo sulla morte
Che mi vengono da un luogo angusto come il cuore
Da un dolore prematuro da un odore
.
Con cura asciughi le macchie silenziose
Sul bordo del lavello immacolato
Con cura riponi le stoviglie e
Aggiungi un po’ d’amore
Sai che non mi basterà questa porzione
.
I pugni stretti nella notte
Di una tachicardia da fumo
Di un cane abbandonato nel giardino
Di come quando ero un ragazzino
Di quando le mosche mangiavano il cortile
E il pallone correva in diagonale verso il sole
.
Ad ogni pasto profumato
Ad ogni età che se ne è andata
Verso casa ritorno con lo sguardo
E un’ultima girata a fuoco lento
Mi dice di sperare che è lontano
Il tempo delle more e degli addii
.
Yacek Yerka– Cupboard sunset
Autotomia
A tonino è inutile che stavi a spiegargli di tutte queste cose nuove
Non aveva il telefono e spesso neanche la luce
In tutti i sensi
sempre lì li tra la vita e il vuoto
nella zona sospesa
il suo universo privo dei redenti
la voce rauca etilica
mista a sorriso e incontinenze
mentre correva intorno ai polli nel cortile
.
mio padre era il suo medico
e gli voleva bene
.
poi l’ho perso di vista
o forse ho solo smesso di guardare
me lo ricordo però mentre faceva il lupo
o i tuffi dentro l’acqua
.
era in perenne attesa
come una pianta, una malattia
aveva le sue idee sull’elettricità
e la materia
.
una volta mi raccontò qualcosa
su una buona poesia
e come raccogliere una viola
senza dubbio una bella giornata
.
una volta poi in un sogno
parlammo di frontiere e latitanze
fu l’ultima volta che ci stringemmo la mano
la strada si tagliò in due mentre ci voltammo le spalle
.
Qualche giorno fa tornando al paese
La madre mi ha dato il suo nuovo indirizzo
Via cosi e cosi e cosi
Il cancello era chiuso
.
Pioveva
E non c’era neanche un fiore
.
Yacek Yerka–The Epitaphy
Farfalle
Qualche giorno fa per strada ho pensato
Che non morivo da parecchio
Che da tempo me ne stavo in casa
Che al secondo piano non abita più nessuno
Che dopo l’età del ferro
C’è stato il fuoco
.
Sarà per quel poco di vita in più?
E mentre pensavo a tutte queste cose messe insieme
Avevo già la chiave infilata nella toppa
.
Stamattina sul pianerottolo c’era un tempo metrico
E le foglie risorte del ficus con acqua viva
Ho bisogno di tenerezza
E di non prendermi mai troppo sul serio
È stato il primo pensiero
E poi l’ultimo
.
Jacek Yerka-Chess on island
.
I giocatori di scacchi se ne stanno fermi per ore
Chiedevo a un ragazzino di guardare gli alberi
Ma non avevo mai guardato fin dentro noi
Mercoledì guardavo i satelliti impazzire
E il giorno dopo di nuovo a lavorare
Senza nemmeno trasalire
Per qualche regola biologica
Rido dallo stesso posto da dove poi piango
Cadono milioni di foglie
E il tragitto è sempre dall’alto in basso
Le foglie non ritornano
Svaniscono come gli anni piccoli
E solo qualche volta in maniera occasionale
Gli occhi percorrono la stessa distanza
In cerca di qualcosa di cui non vergognarsi.
.
Jacek Yerka-Cabins
Carmine
Capisci, è successo qualcosa
Una delle Erinni ha smesso di vendicarsi
Ha interrotto il discorso
Dai treni si vedono alberi
E lontano come in un disegno, un fiume
.
Il cielo turchese è già andato
Si vede l’amaranto e il rantolo del sole
un cane abbaia al nulla della notte
è una misura colma d’acqua
.
Ci assolve il giorno e la vista di una tigre occasionale
i nostri atomi trasformano gli spazi
si ostinano ad andare
si schiudono
reagiscono
.
si fanno gioielli
comete
cristalli
.
lo sai che sparano ancora gli uomini
agli uccelli?
È per questo che dal cielo cade un rosso sangue
Che finisce nel nero del catrame
Che provoca il dolore e l’animale
Una sorta di macelleria stellare
.
Poi ti svegli
E senti
Tu la mia voce
E non è un sogno
Dall’altra parte della strada
Gli spazzini sono già al lavoro
.
Gli uccelli in fila guardano
Cade la neve d’agosto
Il rumore è bianco
.
Jacek Yerka-The second day of Genesis
Appena sveglio
Sembra, che debba entrare a far parte anch’io
Della teoria del mazzo di carte
Una volta in acqua ho incontrato il lamento di una medusa
La terra trasuda pini e tombe insieme
Un cumulo di ossa che nemmeno gli dei hanno saputo collocare
Ci nascondiamo nella paura
È quel che ci riesce meglio
Il viaggio di Dante non è per niente finito
Era l’introduzione per presentare il mondo
Prima dell’avvento del sole dopo la fine dei ghiacci
.
Ho avuto in sorte foglie e roveti
Proprio come in questo caso, non volevo staccare queste parti
È stato un errore di digitazione
Una porta aperta per caso
Un puro fraintendimento
.
Solo le rose hanno resistito alla neve
Non ricordo se ne trovarono all’inferno
Tra le rovine o in un giorno pieno di sole
Virgilio aveva il fiato corto
Inciampava tra le parole come fossero rocce
La stessa pace di un cimitero di provincia americana
Con il rumore del grano
La stessa pace di un cimitero di provincia italiana
Con la stessa luce di bellezza
.
So bene anch’io che non a tutti è data la veggenza
Di avere un terzo occhio
Di avere una diversità
Di come l’amore non tolleri intrusioni più del potere
.
Ben presto saremo ombre che si aggireranno per casa
Soggetti per racconti
Di novembre mi piacciono solo i crisantemi
Perché sopportano la pioggia
Mi concedo il diritto di giudicare un mese in rapporto ai miei ricordi
Dal cielo mi insegue una stella
“ogni dono è diverso da ogni dono”
“non so nulla su tutto quell’oro”
.
È andata così
Del resto in un sogno colorato era già accaduto
Il labirinto incombe
*
Appena sveglio il giorno dopo
Sono stati due mattini uguali
Con le stesse notizie dei telegiornali
Lo stesso caffè
La stessa ora
Una terra oscura
.
Un uomo vestito di nero si vantava del potere delle rose
Ha inventato una storia bellissima
In un angolo dell’anima c’era un vecchio leone
Dall’altra il filo spinato
Mi ha accolto con freddezza
Forse non voleva intrusioni
Mi ricordo di aver parlato con mia moglie
Di un dinosauro che parlava il greco
E il dialetto dei moicani
Gli occhi avevano alberi e cielo da guardare
.
C’era una bolla d’aria e giocatori di scacchi
Una cosa così
I pesci grandi mangiano i pesci piccoli
Le formiche trasportano due granelli alla volta o anche quattro
.
Un carro non riesce a sfuggire come gli altri
Benché abbia sei ruote
Capisco bene che tra un po’ bisognerà svegliarmi dal fondo
Non voltarti verso la luce, mi dimenticherai
Dall’indomani all’alba non passa che un minuto o due
Tra me e te c’è un inezia, come mille miglia
Il grifone ha perso le ali, in prospettiva ci attende il ritorno del focarius
Le lucciole erano insieme a macchie di mirto
Al cavaliere spettava la misericordia
.
Il grillo non parla più
Nessun interrogatorio delle nuvole da parte di uno sciamano
Disperatamente cerco la stessa pace
.
Vale vivere, non vale morire
Questa è la parte che mi piace meno
Un tenero barbaro si aggira per la foresta
Come mille anni prima, come mille sogni prima
Allora le lacrime sul cuscino sono vere,cadute dal sogno
Ho più stelle di quante ne possedevo l’ultima volta che ci incontrammo
Ho imparato presto che quando si rimane soli l’amore si diffonde
Con gli anni ho imparato a fissare lo sguardo nel buio
.
Jacek Yerka-The mystery garden
Quello che possediamo
Mi fa piacere non sapere che cos’è importante
Né cosa volerà giù da un precipizio
.
Se ci cadrà una sera profumata
O la tua morte e il mese di settembre
.
Se nelle tue parole ci sia sale oppure solo sete
Se nel mio seme infranto o nelle vene
Presagi della notte o della quiete
.
So che mi fa piacere guardare un temporale
Che cade a più non posso come un male
Che fa più male ancora di una strada non attraversata
Ma mi fa piacere stare qui a guardare con aria scanzonata
Ciò che finora siamo stati e il cielo che si apre sanguinante
.
Jacek Yerka-The triptych
Piccola Nota vitale:
Carmine Vitale è nato a salerno nel 1965
nel 1999 premio internazionale Emily Dickinson
selezionato al primo Festa Reading Collettivo Poesia tenutosi a Milano nell’ ottobre 2008
la sua poesia è apparsa su samizdat clandestini a Praga, Dusseldorf San Pietroburgo e Parigi
in costruzione il volume di poesia “quello che possediamo” e in fase di preparazione la sua prima raccolta di racconti.
Suoi scritti e poesie sono stati pubblicati su Sud rivista europea , Romboid,
Poeti e Poesia , Nazione Indiana, Montparnasse Revue Cafè,Rebstein,La Poesia e lo Spirito
Una volta ha incontrato Hrabal alla tigre d’oro
E dopo vent’anni d’inseguimento Wislawa Szymborska
È redattore del litblog “La poesia e lo spirito”.
***
Nota: cliccando sulle immagini presenti nel post, si apriranno ingrandite e ancora si potranno vedere in un formato maggiore con un ulteriore clic.
f.
Carmine è poeta della memoria, quella del proprio vissuto, filtrata con lo struggimento di chi fa fatica a riconoscersi nel presente, e quella storica, vista attraverso la consapevolezza che niente sembra cambiare. La sua poesia è luce tenue e chiara di chi si ostina a ricucire lo strappo, il vaso infranto, dei sogni, delle promesse mai mantenute.
Abele
bello aver unito alla poesia la pittura di Yerka
i testi trasmettono colori in movimento, sguardi staccati, a volte, dalla realtà “apparente”
poichè vi è una realtà, un sentirla che nasce da dentro e suggerisce una voce da dare alle cose
grazie Fernanda per le “voci” che abitano questa dimora
un caro saluto a tutti,Elina
quando a rileggerli i testi *crescono* significa che funzionano, come in questo caso; quella di Carmine è una scrittura che oscilla tra un’elegia – trattenuta, perchè respinta dall’autore -e la sospensione icastica di una realtà inaccettabile con echi talvolta alla De Angelis, Viola
“Rido dallo stesso posto da dove poi piango”.
La poesia di Carmine è fatta di ricordi, nostalgie ed emozioni: tristezza e dolcezza si fondono nel suo animo.
Carmine sempre più grande!
oggi ho provato una sensazione nuova una sorta di felice emotività come quando percorro una strada che costeggia il mare.calmo.
leggendo le parole che Fernanda ha posto come presentazione a queste mie piccole parole ho pensato che spesso le distanze si annullano si fondono come atomi nello spazio
le sono grato davvero con tutto il cuore per questo omaggio che ha voluto dedicarmi e per il meraviglioso accostamento ai dipinti di Jacek Yerka Fantastici
e poi polacco quasi a tratteggiare il mio sterminato amore per quella terra e le sue altissime vette poetiche
grazie fernanda ,davvero
c.
@abele ribadisco la stima per le parole e l’amore che mette in tutto ciò che fa anche in un semplice passaggio
@elina ,grazie di cuore
@viola che fu una delle primissime ad ospitarmi nel suo prestigioso spazio dico che spero sempre di poterla incontrare un giorno per dirle grazie.
per ora lo faccio qui.
@d.q. forse una delle mie lettrici più fedeli ,fin troppo generosa che non fa mai mancare il suo impegno e il suo commento
grazie
c.
Sono molti gli artisti polacchi che ho inseguito tra le maglie della rete, fino alle loro province, quasi a casa loro. Di tutti , o gran parte, ho portato qui, in cartesensibili, o nel mio blog personale, una estesa panoramica delle opere, cercando di farle con-vivere insieme a tracciati di poesia. Trovo che ci sia non tanto complementarietà ma una specie di addensamento, una coagulazione dei sensi, che funziona come nei contrasti in radiologia o in risonanza , magnetizza una visione più estesa. L’opera pittorica non è didascalica rispetto al testo scritto, ma anzi è una finestra che aiuta ad aprire il percorso secondo sentieri che non si sospettava ci fossero.
Così almeno la intendo, personalmente, la loro reciprocità.
Averti ospite per noi è un piacere e speriamo che accada ancora. Grazie,fernanda per cartesensibili.
c’è il senso del “passaggio” in queste poesie, o così sento, un passaggio che è il passo del movimento quotidiano, magari piccolo a guardarlo dal pianerottolo, ma è anche il passo del tempo che si fa futuro-remoto
e il passo esterno-interno e viceversa.
insomma mi piace il sommovimento di questa parola poetica-
un verso poi mi è rimasto appiccicato da quando ho letto:
“Stamattina sul pianerottolo c’era un tempo metrico”
ecco, quel “tempo metrico” di un passato (che si dà al presente) “imperfetto”.
Complimenti.
ciao
cose e nomi, cosmi interi racchiusi e dischiusi alla luce,
è molto bello chiamare questi scritti: poesie delle piccole cose…lo trovo grandioso, così come trovo splendida la poesia Atelier;
con cura
aggiungi un pò d’amore…
le cose care sono impregnate
dei piccoli gesti del cuore.
un abbraccio:-)
c.
“Qualche giorno fa per strada ho pensato
Che non morivo da parecchio … ”
Quando la poesia riesce a far vibrare mente e cuore allora riesco a credere che sia qualcosa di più che belle parole, che semplicemente esista e che vivendo dia forza, colore, sapore al quotidiano.
Leggo e rileggo le tue poesie e mi convinco che però forse è vero anche il contrario, che il quotidiano è esso stesso traboccante di colori, sapori e forza … e che a volte basta lo sguardo di un poeta per restituire alle cose la loro segreta meraviglia.
Per questo ti sono grata.
Anto
Bravo, Carmine, poeta delle cose, come dovremmo essere tutti. Parafrasandoti, io muoio spesso, mangio cibo senza nome, ma, in compenso, come giocatore di scacchi sono uno danzatore.
Un abbraccio, sincero a te e a Do (ma questa volta non ho sbagliato… abbiamo tutti un doppio).
PVita
mi sono quasi cullata alla voce che leggo.
dondolata, nello scorrere di immagini e tempi e suoni che bucano il bianco del foglio. fluidità che traspare dai versi e necessità di prendere fra le dita, fisicamente, la sua grandiosità, si.
grazie.
cara Fernanda, mi rivolgo a te per farti i complimenti per la scelta dei quadri di Jacek Yerka come cartoline da accompagnare nel viaggio tra le memorie, i profumi ed i sensi dipinti da Carmine in china.
Non mi dilungo in complimenti perché leggendo Carmine, mi sono talmente tante volte lasciata andare all’entusiasmo che solo la lettura della buona poesia sa dare, che temo di poter risultare una vecchia barocca commentatrice.
Dico solo una cosa, che della poesia in genere non ricordo mai nemmeno un verso a memoria (non saprei dirne a memoria nemmeno uno dei miei) per una mia carenza ed incapacità nel fissare l’ordine delle cose in modo mnemonico appunto, ma della buona poesia mi rimane sempre la vibrazione ed il suo profumo e quelle di Carmine occupano un posto essenziale nella mia crescita emotiva e poetica, che credo poi sia la cosa più bella per chi desidera – attraverso la scrittura – dare qualcosa di sé e del mondo.
adesso a te, Carmine: un semplice abbraccio – dove dormono le rose sotto un lenzuolo di neve.
n.
Come già scritto in altro “luogo”, mi piacerebbe ospitare anche i tuoi testi Natalia. Sarebbe come affacciarsi alla finestra e vedere che in contemporanea crescono stagioni, frutti e creature di luoghi lontanissimi tra loro, ma nutriti da una comune radicata antenna, una specie di sentinella che aumenta la superficie di accoglienza e pratica l’umanesimo come unica lingua d’ospitalità.
Grazie per i complimenti, li condivido con il mio gruppo di lavoro.
A presto,spero,ferni
spesso ci si chiede come ringraziare chi con parole imprime marchia assorbe le tue stesse paure istinti disperazioni
ci sono qui commenti che davvero non ho mai ricevuto e che commuovono non perchè adulatori ma forse perchè interpretano quello che il cuore o il sogno vede e in maniera uguale e diversa
è forse questa la forza della poesia
forse l’unica salvezza?
ma io non lo so ed è ancora più bello
c’è un poeta che amo e che mi ha dato e detto molto l’unico che non ho mai avuto l’onore di poter conoscere (ma questa è una storia lunga)
queste sue parole estratte sono per me l’idea di poesia e di vita
ve le lascio come segno di affetto e di rispetto
grazie
c.
Ars Poetica?
Ho sempre aspirato a una forma più capace
che non fosse nè troppo poesia nè troppo prosa
e permettesse di comprendersi senza esporre nessuno,
nè l’autore nè il lettore a sofferenze insigni
Nell’essenza stessa della poesia c’è qualcosa di indecente:
sorge da noi qualcosa , che non sapevamo ci fosse,
sbattiamo quindi gliocchi, come se fosse sbalzata fuori una tigre,
ferma nella luce, sferzando la coda sui fianchi la coda.
perciò giustamente si dice che la poesia è dettata da un daimon,
benchè sia esagerato sostenere che debba trattarsi di un angelo.
E ‘difficile comprendere da dove venga quest’orgoglio dei poeti
se sovente si vergognano che appaia la loro debolezza…..
—-
L’utilità della poesia sta nel ricordarci
quanto sia difficile rimanere la stessa persona,
perchè la nostra casa è aperta, la porta senza chiave
e ospiti invisibili entrano ed escono a loro piacimento.
ciò di cui parlo non è d’accordo, la poesia,
perchè è lecito scrivere versi di rado e controvoglia
spinti da una costrizione insopportabile e solo con la speranza che spiriti buoni non maligni facciano di noi il loro strumento
.
Czeslaw Milosz
berkeley 1968
la poesia di carmine per me è una scoperta a piccole dosi..grazie a questo web…versi trovati qua e là ogni tanto..versi, una maniera di scrivere, di stare nelle cose che accadono, a me molto cara.
grazie per la lettura e a carmine
gianni
saluto gianni che ringrazio attraverso le parole di milosz
un caro saluto
c.
solo ora mi accorgo della mia distratta ‘mancanza’…non avrei potuto leggere e sentire Carmine nello stesso modo se non avessi avuto negli occhi le immagini scelte e proposte da te, ferni. le forme del comunicare diverse van bene insieme!
Yerka lo conobbi con te, da te ed è difficile scordarne l’intensità, come le parole che adoperi per introdurre e far conoscere il lavorìo importante degli altri.
in ritardo ma ti ringrazio, api.
Bello bello bello avervi tutti qui. E’ come fosse già ora delle grandi feste.
Bello anche il commento di Carmine, da post anch’esso. Un grande grazie.f