frattale rosso
Frammenti di un oratorio– per il centenario del terremoto di Messina
da “il manifesto” (supplemento “Alias”) del 20 dicembre 2008
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accurrìti accurrìti gente
me figghia me figghia
portate una scala
me figghia
’na scala ’na scala
pigghiate me figghia
accurrìti accurrìti
u focu u focu
sa mancia
viva
a fini du munnu
a fini da so vita
viniti curriti
’na scala
tièniti tièniti
figlia
*
scanto
scanto grande
e mascelle serrate
narici aperte per assecondare il respiro
strette le chiappe per darsi un contegno
molli le gambe nel sobbollimento
di terra e mare
e gli occhi aggrottati
nel boato
finita
è finita la vita
ma riprende a fiatare
disserra la bocca
si tocca la testa
con due dita si carezza le guance e trema
non sa cosa c’è dietro la porta
di lì è passata la morte
*
impazzirono
e avevano sete
e non avevano acqua
e nudi correvano
alle finestre senza vetri
al balcone franato
con gli occhi insanguinati
in pianto
frattali
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E’ Jolanda Insana la vincitrice della nona edizione del Premio Pascoli di poesia – 2009 , sezione poesia in lingua italiana, con il volume Frammenti di un oratorio (Milano, Viennepierre 2009), mentre il premio nella sezione poesia in dialetto è andato al poeta Fabio Franzin con il testo Fabrica (Borgomanero, Atelier, 2009). La giuria è giunta a queste conclusioni dopo avere vagliato le 158 opere partecipanti (139 in lingua, 19 in dialetto). La serata di premiazione si è svolta sabato 5 settembre presso Casa Pascoli a San Mauro, alla presenza dei vincitori. Tra le 139 opere edite in lingua italiana che hanno preso parte al concorso, la giuria aveva individuato una rosa di tre nomi (Jolanda Insana Frammenti di un oratorio, Giuseppe Rosato La traccia di beltà, Gabriella Sica Le lacrime delle cose). Ha conferito poi il premio a maggioranza a Frammenti di un oratorio (Milano, Viennepierre 2009) di Jolanda Insana con questa motivazione:
“Fedele a uno stile di rara efficacia espressiva, che non esita a ricorrere alla polifonia delle voci dialettali della sua Sicilia, già cantata fin dagli esordi di Sciarra amara, Jolanda Insana si giova delle più aspre sonorità per sgretolare l’oleografico sentimentalismo che solitamente insidia le commemorazioni degli eventi più luttuosi. L’ardita poetica sottesa ai Frammenti di un oratorio per il centenario del terremoto di Messina persevera così nel vibrare i suoi secchi «fendenti fonici» sulle più viete convenzioni, rivivendo quella tragedia con accenti di intensa e profonda sincerità”.
Nelle edizioni passate il premio Pascoli in lingua italiana era stato assegnato a Nelo Risi (2001), Paolo Ruffilli (2002), Franco Buffoni (2003), Ennio Cavalli (2004), Cesare Viviani (2005), Pier Luigi Bacchini (2006), Gianni d’Elia (2007), Umberto Piersanti (2008).
Di lei e della sua poesia aveva scritto Ciro Vitiello, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea – Tullio Pironti editore 2003-
Si legge: – II linguaggio nell’atto di aggregarsi viene gestito dal pensiero che guida il fluire delle idee, delle immagini e delle forme o nel rigore della regola o in sciolta libertà. Agendo in origine il pensiero, questo si fa dominatore della creatività, inventa la realtà o trasforma quella che cade sotto gli occhi. Vedere e pensare sono enti diversi, pure sempre il pensare precede, ed è, leopardianamente, la finzione in virtù della quale lo sguardo mentale può rendere l’opaco trasparente, il vuoto agibile e visibile. In questa prospezione mentale sembra situarsi la poesia di Jolanda Insana, la cui matrice strumentale (di poetica abbondantemente espressa nelle opere) costituisce il fondamento di un processo formativo il cui connettivo linguistico ha uno spessore cogitativo.-
Aggiunge inoltre:- La scrittura ha un’andatura atonale, aritmica, antilirica, tipicamente modulata sulla tenuta del pensiero libero da vincoli normativi. La forma poematica rende più coerente e compatto il trascorrere del discorso, pendente tra l’elegiaco e il narrativo pausato, in una versificazione dalle lunghe arcate. Spesso il poeta indugia a “mordere” il linguaggio, a riconnotarne la fisionomia, o gioca insistentemente per ricavare dalla parola deturpata o dilatata una virtuosa imitazione di un possibile incardinamento di quello che potrebbe divenire il vero (perché non lo è in sé).-
frattali
Da LA CLAUSURA-
La parabola del cuore
vedo nel vuoto dove piove chiara salute e mi svuoto del superfluo
di presenze specchiandomi nella palla di cristallo
il tumulto è grande e non mi lasciano uscire
ma per chi parte reggono i muri e si fanno più arditi
ardendo in spazi più spazi
nel vuoto più vuoto dei trenta metri quadrati
serrati dalle grate
rinchiavardo l’unica porta e così è impossibile rientrare
a scaldare i lunghissimi piedi dalle belle dita irregolari
dentro il camino
e vedere quanto resiste e dura la camera di combustione
rinfocolata con l’arte che sai
e mi dispiace per te
sono qui e dici no all’abbraccio ammagatore
perché non vuoi che si veda quanto poco si ragguaglia la misura
ma io posso testimoniare che non fu illusione e la vista
durò aguzza per due notti
poi la visione per più di un mese e ora nell’addiaccio
l’estasi perde in levatura e stramazza in stasi
si prega di non abbandonare rifiuti
si legge sul sentiero che dalla spiaggia porta alla tua quarta casa
covo di cazzarne e straglio
bastardo e randa
l’empito per entrambi è rimesso in discussione
e la prima volta è sempre l’ultima
ma se esce pari vinco
e se esce dispari perdi
non riesco a riacciuffare il tuttocorpo effuso
dalla clausura della parlata monca e nel rintocco
del sangue il lutto è defraudato
ma quando dico di queste cose è di un’altra che parlo
di un’altra che finge di non parlare
so che per la consuetudine che hai di scozzare contro scogli
meno di un sughero pesi l’asino del sogno
al riparo di naufragi e dunque aspetto che la vela
approdi a riva perché calato il vento me ne torni alla mia stiva
fermamente risoluta a non tirare corde
offesa non ho che contemplarmi nella prima fenditura
riascoltando l’eco dell’ultima domanda
– io ti ho dato questa clausura e tu cosa puoi darmi tu? (…)
*
Solo con il pensiero.
a mia madre Maria Cannistrà
solo con il pensiero potrebbe disporre lenticchie
nel piatto con l’acqua
e riporle nel chiuso dell’armadio
perché germoglino senza verde
e sarò io per il giovedì santo di questa Pasqua
a fare sepolcro di esili pallidi steli
e apparecchiare il suo altare
*
sono io l’abitatore del sogno
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sono io l’abitatore del sogno
felice d’abitarlo con il sognatore
che fa coppa delle mani per raccogliere
dalle piegate cime acqua a gocce
e fino al punto di risveglio vive sperando
di riceverne molte in premio
nell’aria oscura scendendo alle radici
come sistemarlo in vita
questo non è un ingombro e vacilla
quando fa la fila davanti agli sportelli e ha freddo
e suda
e scende dalle gambe e a perturbato infiammamento
schizza via che è un incanto
nel canto più sicuro
questo corpo incauto e previdente
che ama l’alta temperatura e gela
male patendo il male uso
ho conosciuto il caid del villaggio
e l’ansito che batte da fuori verso dentro
nella crivellatura del miglio
e il sapore del fico catalano
schiacciato dentro il pane
ascoltando la voce vaticinante
tra la piena di luppoli e melissa
meraviglioso odore contro i morbi
per uscire dalla latrinosa tenebra
ingozzando il desiderio come un pollo
conobbe che la sua vita passò nelle tenebre
e non incolpa gli aspri comandamenti
e questo è il primo giorno che riconosce più suo
dappoiché volò giovinezza e sparve
e così allontana la scure dalla radice
senza sbarbicare ma rincalzando la zolla
insino alle più fragili fibre
per allocare il tempo in più vasta dimora
*
Spacca la melagrana.
a A.S.
spacca la melagrana
e scarta la scorza che allappa
tinge di nero le dita
e smorza i bottoni delle papille
schiaccia e succhia la frescura rubina
i grani della vita
sono di grana fina
e se ne apprezza il sapore
con forte dentatura
rinegozia l’esistenza
e restituisci al corpo il suo sudore
il suo ardore
non lasciare
che a fare da mantice al fuoco
resti sola e senza fiato
poi che opprime il costato
corri all’arca del mare
a scovare la ricchezza del corpo desviato
e placare il rimorso della siccità
nell’onda che s’azzuffa e si bacia e t’inonda
schiumando di fierezza
Note sull’autrice
Jolanda Insana è nata nel 1937 a Messina, dove si è laureata con una tesi sulla Letteratura Greca. Dal 1968 vive a Roma. Ha tradotto Poesie di Saffo (Estro, 1985), Carmina Priapea (SE 1991), De Amore di Andrea Cappellano (SE, 1992) e per il teatro la Casina di Plauto e Le Fenicie di Euripide. In riviste e antologie ha pubblicato traduzioni di Alceo, Anacreonte, Ipponatte, Callimaco, Lucrezio, Marziale. Ha vinto il Premio Viareggio per la poesia con La stortura.
Mi inchino davanti alla bravura, alla poesia e schietta pregnanza umanissima di Jolanda, poeta da me sempre ammirata, e celebrata.
Precursora di tante poi divenute, miti (nel senso di mitezza)o manierati -ismi di talune poetiche del corpo…etichetta oggi usatissima per molti e sospetti scopi, qui nello stato necessario e sorgivo, da non dimenticare!
Maria Pia Quintavalla
Mi dispiaceva che un’autrice come lei non avesse avuto il riconoscimento che merita. Pochi i riscontri, infatti, a questo concorso e al testo che appunto le ha fatto vincere il premio Pascoli. Condivido la lettura sulla sua carica espressiva e sulla forza della partecipazione umana che è dichiaratamente visibile nei suoi testi. f
Dalla grande forza espressiva, ogni sillaba calibrata in un ritmo fluido e sostenuto. Ricca di immagini, evocativa, “autentica”.
Grazie Ferni,
Abele
da anni leggo la poesia di Jolanda Insana e da anni la amo follemente, nessuna scrive come lei. Grazie di questo post con questa ottima scelta di testi.
E’ proprio per la sua straordinaria capacità che nutro per lei un’ammirazione grande, qualcosa che appunto potrebbe essere chiamato amore.Lieta della condivisione di questa passione Sparz.ferni
cercavo poesie di Iolanda Insana, stamattina, di cui mi ricordavo il nome e facevo quest’associamento J. I. = bravura. adesso, dopo averla riletta, posso dire ad alta voce che è grandiosa.
tra le amate-f
Il più grande poeta italiano contemporaneo.
“il” mi sembra scorretto visto che si tratta di una donna, non le pare? E in ogni caso mi fermerei a grande senza enfatizzare con un articolo
L’ho detto di proposito, intendevo che a prescindere dal genere, Insana è per me “il” poeta italiano più significativo dei nostri tempi. Non credevo di essere così criptico. L’articolo ci sta tutto. C’est tout.
personalmente toglierei l’articolo, inutile per definire poeta. E’ tutto.