Abele Longo- La linea, 2009 (inedito)

Ospite oggi è una voce che ho incontrato spesso qua e là tra le mag(l)ie della rete. Si tratta di Abele Longo. Il riferimento per la raccolta, di cui ho scelto più testi, è un Quaderno di RebStein  del 2009, curato da Francesco Marotta.

La sequenza non è proprio la medesima del quaderno. Ho giocato di echi e riflessi con la linea che, inevitabilmente, si fletteva con le memorie, linee, non solo linea come lui dice,  moltiplicate negli occhi e nella mente, nei sensi, pronti a percepire le immagini che gli specchi e le eco a tutti i suoi punti, le parole di Longo, mi venivano portando. Ci sono, per me, delle assonanze con quanto anch’io percepisco del quadro del mondo, un dì-pinto mutevole e, a volte, così forte-mente drappeggiato che ci si resta inclusi, non solo avvolti, tra le pieghe profonde, meglio sarebbe dire spire e spie. C’è, a mio avviso, un ritorno continuo, inesausto, all’origine che, se pur rinfrancata dalla maturazione…cerca ancora  la mela e l’albero e la terra e il cielo,insomma non si accontenta di una storia raccontata una volta per tutte, ma la risemina e la coltiva in sé, non dimenticando di scovare anche i propri b(r)uchi, sperando di arrivare ad avere le facoltà , o le magie, adatte persino per inoltrarsi nel profondo dei neri, dei tanti ieri e del futuro, come fossero anch’esse matite, da temperare. Surreale, a volte in-voluto, in riccioli gioco e giocattolo della mente, a volte  sognante o desolato, si lascia persino bruciare, brucare,bucare dalla parola perché dietro o dentro o attorno, proprio come si trattasse di quella linea,mobilissima, non figura d’arredo, rendesse o si ar-rendesse ad un se stesso non voluto, costruito col righello e a rigor di logica, ma atteso, l’altro, l’ospite a cui si va incontro, anche facendo gincane, scavando gallerie , tra i punti della …s f e r a, compresa quella per scrivere! In fondo questo è la geometria: una topologia, per cui la misura non è resto !

Franco Donaggio-before the dawn

Da Quaderni di RebStein, II, Maggio 2009- La linea- (inedito)

.

La linea

La linea che mi separa dal prima,

dagli anni per inerzia dissipati,

viene nei momenti meno opportuni

a cercarmi e sui piedi s’accuccia.

Confonde il suo far finta di niente,

sembra dire ignorami, parla pure,

fa’ credere che sai il fatto tuo

che alla sconfitta non segue la resa,

tanto io lo so e ti voglio bene

e mai ti lascerò per un istante.

Se soltanto avessi un po’ di coraggio,

boa intorno al collo, ti squarterei

il ventre, ma scivoli via scaltra,

solerte cintura dei pantaloni,

sognante ricamo dell’orizzonte.

*

Vocalizzi

Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce

è un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere …

Pasolini

.

La verità è qualcosa

che sentiamo dentro,

quando viene fuori

già non c’è più.

Comunque sia

chi è in amore

non legge i giornali

e ha sempre pronta

una spiegazione.

Il Poeta come

un gatto in calore

fuori tutta la notte,

la Cantante che

rimanda il disappunto

all’indomani, mentre

presiede ai soliti

vocalizzi, che irti

e limpidi si levano

sotto il sole africano.

*

Gatta

sei venuta a cercare carezze

e non mi resta che trattare

e darti il fegato

un polmone

non è fame

sfizio o cosa

neanche guerra o tregua

ma il rosso di una rosa

se tu dormissi

non troverei la via

né la carrucola

che porta il secchio

se tu potessi

sgomitolarmi

chissà come

risaliresti al nesso

e adesso che la mano

d’impeto corre

ci prende ci sfiora

davvero tutto

graffio aperto

di più tenero

stordimento

*

Notte

Notte nuda tenuta a terra ferma,

il vento muove raffiche taglienti

e siderale opprime sulla pelle.

Ci sono stelle che si disintegrano

ghiacci che si sciolgono lenti in alto

ed una mano che afferra una frusta

(non temere, sono drappi di seta

rossa di ombre che il ralenti sfuma,

è solo un rito in battere e levare

per non farci sorprendere dal sole).

.

Franco Donaggio-before the dawn

Matite

1

C’era una matita incerta

che presa dalla scoperta

di polvere di grafite

si trovò un giorno sfaldata

da tanti giri di vite.

Tutta sola e sconsolata

finì nella pattumiera

tra torsoli forestiera.

2

Prendere in mano una matita

porta spesso a niente, non sempre

segue qualcosa di decente

che val la pena custodire.

A volte aiuta tuttavia

stringere l’esile legnetto,

il calore del giallo oro.

Conforta sapere che in alto

c’è una gomma che spazza via

tutti quei segni contundenti

dei nostri affanni e accidenti.

*

Muri a secco

Si condensa

nei confini netti

di una terra

arida di zolle

la notte,

coi solchi chiusi

alle falesie,

dove il mare

fa da ponte

all’universo.

*

Body Bags

Mediterraneo

canale putrido

di bare barche.

Trafitta al cuore

l’ultima prefica

la morte muore

sotto la plastica.

.

Franco Donaggio-before the dawn


Umori

Vivono una terra di corsi nascosti

di umori impetuosi nelle viscere.

Quando sono in piena

qualcuno in alto li protegge,

qualcuno a cui hanno

schiattato il cuore.

Basta poco per farsi perdonare,

qualche lacrima al funerale.

*

Piccione viaggiatore

Un piccione viaggiatore

prossimo alla pensione

volò in una gabbia

preda della sua rabbia.

Quel coglione di piccione

prossimo alla pensione.

*

Battono ne la notte (il poeta de le botte)

Sotto le stelle impassibili

de le notti mediterranee

il cuore del poeta batteva

di un più alto palpito,

mentre a frotte

si avventuravano

nell’ombra dei fanali

le troie notturne

con le labbra rotte.

.

Franco Donaggio-before the dawn

Me stesso

E nel buio plumbeo troverò

me stesso curvo in avanti

su di una bicicletta senza luci,

con stormo di anatre che si allontana.

*

Se dio esistesse

Se dio esistesse gli consiglierei

di non esistere ché a niente serve

essere unico e perfetto senza

neanche uno straccio di donna o uomo

che versino di vino nel bicchiere,

giocare solo a scopa con il morto

quando fuori scatena un uragano

e tutti che ti chiamano.

*

Il bruco e la mela

Il bruco disse alla mela vorrei

prenderti intorno al torsolo assopirmi

satollo nelle tue succose dune.

La mela rossa dall’alto sorrise

lieta di non marcire senza prima

aver provato l’ebbrezza del morso,

godere bacata di quel tormento

che buca convergendosi sul dorso,

e se il prezzo per restare sull’albero

tale era, mai si sarebbe sbrucata

dei vantaggi che portava quel naufrago:

la brezza che s’incunea nei canali,

quel vivere appesi a degli ideali.

* *

Riferimenti ai testi e all’autore.

Abele Longo insegna cinema, letteratura italiana e traduzione audiovisiva presso la Middlesex University di Londra. Tra le sue pubblicazioni: ‘Subtitling the Italian South: A Comparative Study of Totò che visse due volte and LaCapaGira’ in Anderman, Gunilla e Jorge Díaz Cintas (a cura di) In So Many Words: Translating for the Screen. Clevedon: Multilingual Matters, 2009; ‘Palermo in Ciprì e Maresco’, in Foot, John e Robert Lumley (a cura di) Le città visibili, ‘Il Saggiatore’, Milano, 2007; ‘Influenze pirandelliane nel Ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco’, in Dalla letteratura al film (e ritorno). Acta Universitatis Palackianae Olomucensis Facultas Philosophica, Philologica 88, Università di Olomouc, 2006.

.

Per una lettura completa della raccolta:

http://rebstein.files.wordpress.com/2009/05/abele-longo-la-linea1.pdf

il blog di Abele Longo:

http://neobar.wordpress.com/

Le immagini di Franco Donaggio sono rintracciabili nel sito dell’artista:

http://www.donaggioart.it/

17 Comments

  1. a metà sempre tra l’ironico e il concreto, con un’amarezza inespressa che si coglie in controluce, nel risvolto delle parole e la contrapposizione – netta – delle figurazioni; un bianco e nero alla Escher ma di questo più esperti sicuramente per le loro “vocazioni” Ferni e lo stesso Abele, Viola

  2. Ottimo poeta, esperto equilibrista tra-verso ed ironia, intesse piccole magie di senso tra reale, memoria e senso della stessa, rivisitato nel sapore dalla logica maturata del proprio tempo, che consente allo sguardo l’autoironia di chi sa essere grande nell’osservazione delle linee che si arabescano sul viso, scavando oltre le apparenze.

    complimenti. n.c.

  3. per intanto ho fatto download del pdf.

    poi, poi leggendo queste postate, mi sono trovata più volte a sorridere dal piacere per l’ironia fine, la parola sempre chiara, non enfaticamente lirica (e perciò lontana mille miglia dalla retorica poetica),
    i temi quotidiani che spesso diventano meta (metafisici, metapoetici…), in una bella sinergia fra forma e riflessione intima, ma non troppo intimistica, anzi, il più delle volte rivolta ad altro. all’altro (l’io quasi sempre un pretesto e non fagocitante il testo).
    Tutto qui, ah no! osservo anche i titoli, semplici, calibrati, ma molto (si può dire?) entranti.
    Poi direi che la “linea” è stata davvero scelta e messa ottimamente in testa, mi sembra riassuma molto della tua poetica.

    ciao

  4. Caspita, ma c’è una vera tifoseria Abele! E’ bello sapere che gli amici arrivano e fanno festa, per il piacere di stare insieme, per condividere, per dire la loro via nel percorso. Bello davvero, sono felicissima di avervi tutti ospiti qui…ma state attenti , prima o poi dovete pagare pegno!
    Aspetto anche dagli altri qualcosa delle loro raccolte. Un abbraccio a tutti e di nuovo grazie Abele.f

  5. Cara Ferni, sì si tratta di una “festa”, altrimenti non ci spiegheremmo il perché tu abbia dedicato tempo della tua giornata a uno sconosciuto e che i poeti qui amichevolmente intervenuti abbiano rinunciato a minuti preziosi del loro riposo domenicale. Quanto segue Ferni, è tra le cose più belle che abbia letto sui miei versi:
    “C’è, a mio avviso, un ritorno continuo, inesausto, all’origine che, se pur rinfrancata dalla maturazione…cerca ancora la mela e l’albero e la terra e il cielo, insomma non si accontenta di una storia raccontata una volta per tutte, ma la risemina e la coltiva in sé, non dimenticando di scovare anche i propri b(r)uchi, sperando di arrivare ad avere le facoltà , o le magie, adatte persino per inoltrarsi nel profondo dei neri, dei tanti ieri e del futuro, come fossero anch’esse matite, da temperare.”
    Un dono bellissimo, come tutto il resto (splendide le foto)!
    @ Viola, grazie per il riferimento a Esher anche se le mie mani più che di disegnarsi provano ad allacciare i polsini.
    @ Carmine, ci bastano poche parole (ultimamente poi ce l’ha a morte con le parole, basta leggerlo su LPLS di oggi :)
    @ Natàlia, lavoro non facile quello dell’equilibrista, sì l’autoironia aiuta molto.
    @ Margherita, vero, cerco di non essere molto intimistico, non è nelle mie corde e mi suona falso anche negli altri a volte.
    Grazie di cuore a tutti e che la festa continui, Ferni, come ben sai ho in mente di organizzare qualcosa da me… :)
    Abele

  6. Per le foto devo ringraziare Luciano Bovina, un altro importantissimo artista e fotografo. Attraverso di lui, dal suo sito e dalle notizie che lì riporta, sono riuscita a rintracciare altri fotografi, di cui ho iniziato a salvare immagini e ad esporle. Mi piace portare e condividere con tutti ciò che spesso solo gli esperti godono. Il mondo della fotografia è così vasto che le guide sono importanti. Spero che, come Luciano nel post di Viola, si affacci anche Franco Donaggio, la sua costruzione dell’immagine mi ricorda moltissimo alcuni scatti di Jerry Uelsmann, ma ha inquadrature e passaggi assolutamente personalissimi e di grande impatto visivo ed emotivo.Speriamo passi! Che la festa continui intanto! A presto,f.

  7. Poesia che scava dentro le immagini come a voler levare strati che ne offuscano la reale visione e ne aumentano la tentazione d’indifferenza. La sottile ironia che le riveste, poi, le trasporta fuori dai luoghi comuni, nei non-luoghi della mente, in un contrasto, solo apparentemente fittizio, ma che a ben guardare orienta verso il significato, come la morale nelle favole, con lo sguardo attento sulle cose e sulle situazioni.

  8. straordinario Abele – e questa silloge che cattura per verità.
    Come quel “Dio”, la pietra di “muri a secco” e “me stesso” singolo frammento di un “tutto”, che chiamano vita.
    Azzeccatissima la scelta delle immagini – Davvero bellissima pagina da condividere.

    Grazie, Fernanda e
    grazie Abele della tua poesia

  9. Gianni, come conoscersi da sempre attraverso i nostri versi…
    Donatella, trovero’ un modo per dirle grazie un giorno…
    Francesca, che conosce quelle pietre e il buio d’inverno quando scende improvviso

    Di nuovo un grazie grande, grande, Fernanda.

  10. non essendo festaiolo, né arrivista, arrivo sì, ma sempre in ritardo, sebbene abbia condiviso a scatola chiusa, tanto ci son solo sicurezze, visti i nomi

    1. Ciao Teqno, ben arrivato, qui non ha importanza quando si arriva, ma il fatto di esserci, ora anche tu sei parte di questo viaggio. Ciao,f

  11. Ho sempre pensato che la poesia di Abele fosse “cinematografica”, perché ha l’abilità di creare non soltanto immagini, ma veri e propri cortometraggi in cui le immagini sono in movimento e generano il non detto davanti agli occhi del lettore.
    Leggo ora che insegna cinema, letteratura italiana e traduzione audiovisiva e credo che realmente la sua esperienza di vita sia riuscita a fondersi con la sensibilità poetica creando uno stile personalissimo ed efficace.
    Grazie per questa carrellata d’Autore, che dimostra che c’è sempre da imparare, anche quando credi di conoscere un poeta.

  12. @ Teq
    arrivo anch’io sempre in ritardo ma giuro che non è colpa mia. grazie :)

    @ Patricia
    Non per ricambiare le tue belle parole, ma anche le tue sanno di cinema (l’ultima tua che ho letto su LibrAria era del resto dedicata a Kieslovski), e non solo, sanno anche di sale, di mare, di lacrime “illiquide”…

    A Fernanda un grazie diventato ormai lungo come un treno:))

  13. Caro Abele, ti ritrovo quasi per caso, con la tua pazienza verticale, a raccontare il tempo della mela e del bruco, il giardino di tutti i gong della terra, e poi il piccione viaggiatore e la troia, e l’ultima prefica salentina che canta la sua nenia sulla bare di barche del canale d’otranto. è la tua poesia che sgomitola come una gatta e ti lascia qualche graggio qua e là, qualche traccia di ironia, qualche altra di tenerezza, ma sempre graffi sono quei versi, una sorta di memoria che si reinventa se stessa e s’attorce alla ricerca del dove e del non so dove, una stadera che pesa gocce di rugiada, il grano di luce, l’istante ; una radice d’inchiostro nel sottosuolo del linguaggio,strappato martellato, squartato come un dio con le ossa rotte, appeso ancora alla croce. C’è un po’ di Pasolini, l’Inesorabile , e del nostro don Tonino, Grande Anima del Sud, ma anche quella gioiosa ironia palazzeschiana , del mi voglio divertire anche nel buio, nel pianto e nei segni orrifici dei tempi . C’è , infine , un pizzico dell’ultimo Montale , con quel suo occhio ironico , un po’ cinico e satiresco. Ma rimani Abele il mite, con la sua forza, la fedeltà, il rispetto e l’obbedienza al tuo Dio. E le tue braccia offrono riparo a molte lune.
    Un abbraccio fraterno
    Augusto .

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