CANTO AFGHANO
In che restava la vostra postura
accavigliata sulla roccia,
in che impossibile visione
sorrideva la vostra indifferenza
– pastori Kuchi, eterni tessitori
dello scambio, del comunicare
alto e basso, alba e tramonto ?
Ci ospitavate per spogliarci
– o monaci, sciamani, per mostrarci
l’infinito che si può, la trina
della possibilità infinita,
la geometria del colore e del tatto,
la seta della trattativa in(de)finita,
però infine la necessità del sì:
“Questo ti piacque, prendilo, è un dono”
Poi si aprì abbagliante
il cratere dall’ orizzonte opalino
anche nelle notti senza luna,
e quando era piena
sfolgorava l’ altopiano come un astro
– e quando più incontreremo un altro
come là, (nel) sbalordito sorriso
d’esserci, ancora o di già
nomadi rimasti, o i primi nati
d’un’ altra umanità !
La terra s’infessurava sbriciolando,
ma voi restavate immuni, guardiani
insensibili al ghiaccio o alle mine,
al di là della Morte, al di là dei Buddha,
colonne della Porta, del Passo invalicabile
custodi del Nulla.
E come potevamo noi giurare
in quell’ebbrezza d’amicizia, o nudi
lasciati passare al di là,
fino alla resina di luce, al canto,
al lago sepolto nel cuore dei monti
– lapislazzuli dalle vene d’oro,
pepita dell’eterno in mano …
o Herat delle Mille e Una Notte
Herat ferma all’Anno Mille
Herat, Tagike sagomine vacillanti
in nicchie sospese nel fango
e ritte in cima ai bus barocchi,
bambini infiorati nelle fogne
e lebbrosi ridenti a cielo aperto,
Herat cheese Home-lette in vassoi d’argento …
latte che danza, shisha dello Sharaf
l’acqua rincuora la grande stufa
e il sole di neve invade i profili
– sfarfalla la cittadella d’Alessandro.
Sognavamo d’essere per voi i figli
del nuovo occidente, i fiori
della speranza, il coraggio
d’imparare e insegnare almeno a salutarsi
diventando un po’ l’Altro dell’Uno
– alternando le nostre musiche
nel cratere opalino.
*
Note biografiche
Nicola Licciardello è giornalista e saggista; attraverso stages in Oriente e con l’Odin Teatret ha rielaborato tecniche della tradizione vocale in pièce e letture pubbliche di poesia; ha tradotto da Ginsberg, Gary Snyder, Rimbaud, Lezama Lima, Armando Romero, Haroldo de Campos, Fina Garcia Marruz (“La spada intatta di María Zambrano”, Marietti, Milano, 2007). Ha collaborato a varie riviste, fra cui “Angelus Novus”, “l’Immaginale”, “Dharma”, “Anterem”, “Poesia”, “Semicerchio”, “Viceversa” (Montreal), “Italianistica” (São Paulo). Ha presentato a Padova Eugenio Miccini, Rosaria Lo Russo, Lello Voce, organizzato slam e la Giornata Mondiale della poesia. Nel 2006 è stato invitato per la poesia italiana al Festival Internacional des Poetas de San Salvador, e ha letto Joyce al Festival di poesia di Genova. Ha pubblicato le raccolte di versi “Il Ballo Immune” (Fermenti, Roma, 1994), i CD “Grazie alla terra” (www.ilnarratore.com, 2001) e “Trans-Poems”. Sta realizzando il progetto Poesia e Paesaggio in Maremma. Le poesie “Uomonda” e “Luna nasconde la via” sono tratte dal suo ultimo libro “La gioia dell’impossibile” (Sinopia, Venezia, 2007, segnalata al Premio Montano 2006). “L’impossibile ci riempie di una gioia ubriacante – l’amore, la comprensione, la fortuna, la liberazione: ciò che avviene almeno una volta, ma che è sempre, necessario come l’acqua, per poter rinascere. Compito del poeta è la parola che tiene aperti a quella ferita, a quel flusso di gioia. Così la parola meticcia dell’esiliato, dello spossessato, del mistico per l’ineffabile bellezza della creazione.” (N.Licciardello)