ALBA:ala del giorno-fernanda ferraresso

Fajr significa alba, in arabo. Per me è un suono, del vento tra le onde, quando  da lontano raccolgono ciò che trovano dalle terre di ogni continente per portarlo a riva, insieme ad ogni  loro acqua, elemento sempre più prezioso perchè alla base della vita.

Fajr è la prima delle cinque preghiere giornaliere di ogni musulmano praticante. E’ la preghiera considerata  più accetta a Dio, perché viene recitata al sorgere del sole, mentre tutti gli altri ancora dormono.

Per venti anni , anche se non sono di religione musulmana, credo di aver recitato anch’io, ogni giorno, una preghiera. Finché tutti ancora dormivano  attraversavo le strade della mia città e di altri paesi, prima che gli abitanti, qui e là, si svegliassero. In quella incolumità del giorno ho visto e sentito con chiarezza ciò che conta, ciò che canta non sotto la pelle, in quella ispessita cute del disagio, la casa del mostro che sempre carichiamo in copertina negli incontri, in quel processore degli scambi mercantili in cui abbiamo de-formato la vita, ma dentro, nel profondo, facendone terra di un mare verdissimo e prodigioso.

Oggi ho avuto la possibilità di tenere tra le mani il lavoro tessuto dalla grazia di molti abitanti di un paese che si chiama attenzione, si chiama amore del fare. Oggi ho avuto tra le mani il primo libro a mio nome, una preghiera anch’essa, agita giorno dopo giorno, negli alti e bassi, negli sprofondi  del vivere. Ringraziando tutti coloro che a questo tessuto hanno collaborato, in segno di stima, affetto e di riconoscenza, lascio questo testo, il mare che mi porto dentro mentre lui, fino alla fine,  porta me.- fernanda f.


da Migratorie non sono le vie degli uccelli– Edizioni Il Ponte del sale,2009

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Io il mare

me lo tengo dentro l’o(re)cchio

punt(u)ale incessante

mi(o) porto

riva e ritorno.

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11 Comments

  1. L’alba era, per gli antichi poeti provenzali e tedeschi il componimento d’amore, quando gli amanti, sorpresi dalla luce dovevano accommiatarsi.
    E’ questo che mi ricorda tutta la tremante tenera poesia di questo Migratorie che passa nella pelle e nel sangue come un canto pieno d’amore e struggimento teso in domande che sono anche preghiere anch’esse d’amore.
    E’ gioia pura il verde profondo della tua poesia.
    Che viene però dal buio muschiato dei pozzi, dove l’acqua è fredda e prigioniera.
    Anche per questo, grazie.

    Ocram

  2. leggendoti si fa silenzio e il silenzio è per me una preghiera; da un’altra parte parli del luogo dove hai scritto alcuni testi del libro e capisco/sento ( ma quanto è difficile descriverlo) quel senso di migranza che tu esprimi
    siamo noi che dobbiamo dire grazie al tuo lavoro, alle ore trascorse a percorrerti, giorno per giorno, portandoci ai tuoi/nostri colori, al nostro mare
    per questo provo una gioia vera quando attraverso la profondità della tua scrittura e ciò produce in me leggerezza, malgrado certi (s)profondi momenti

    ciao Ferni, Elina

  3. non riesco a pensare alle persone che mi leggono, è già così difficile stare con me stessa in me, sono ruvida, una terra scoscesa.Ti ringrazio, Elina, per mostrarmi, ogni volta, il tuo percorso, succede che anche in me se ne aprano altri e la gioia si faccia prossima. Un bacio,ferni

  4. per Ocram:i cinque elementi del ciclo del tao sono l’acqua, il legno,il fuoco, il metallo e la terra, frutto questa dei primi elementi combinati insieme. I cinque sensi ce ne rimandano la consistenza, ma solo l’interazione tra tutti restituisce la vita, in una creazione continua,senza fine, che non esclude nulla. Ecco, questo per me è amore, quello che poi si riversa in ogni forma e in ogni tempo rifiorisce. Grazie Ocram, grazie.ferni

  5. non conosco il tao, ferni, ma conosco, per vie ereditarie, la nostra alba…era fatta da uomini che andavano nei campi e donne che andavano a “servire” nelle case dei ricchi…c’era la zia che si rifiutava, ed allora veniva punita chiusa dentro la casetta del maiale, che tutti avevano nel piccolo spazio ricavato nel cortile comune. Conosco, sempre coi racconti, e forse nei ricordi di bambina, i momenti magici,
    quando tutte le donne lavoravano la lana, nel cortile, di materassi e cuscini, d’improvviso il nostro giocare veniva fermato dal lamento di tzia Luisa che, guardando la gatta nel piccolo occhio di sole ritagliato dalla ringhiera dei suoi gradini, diceva ad alta voce di voler essere come lei…
    era la stessa tzia Luisa della corte comune che trovavi sotto il sole, coi nipotini, a chiaccherare e giocare…e quando le domandavi perchè, ti rispondeva: – è tornato Antoni, é con Missenta….sollevando le spalle, rassegnata.
    Attendo, con curiosità, pazienza e solletico le tue parole…sembrano così distanti, ma so che non lo sono. bacio, api.

  6. Grazie a entrambi, sono stati di sostegno visto che sempre, personalmente, mi prende la voglia di scappare via da me stessa quando parlo in pubblico.
    Ti lascio questo link in cui trovi un incontro con Daniela Terrile, ospitale come pochi, all’interno di un programma ideato con Annamaria Farabbi,in cui ci sono anch’io e parlo di questo lavoro all’interno della parola di Dante che davvero ogni volta mi conduce lontanissimo. Ciao Elina,un saluto anche a Camilla,ferni

    http://radioalma.blogspot.com

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